Politica & Istituzioni

Reddito di Cittadinanza e disabilità, le richieste delle associazioni

Partito ieri un tavolo tecnico fra Governo e associazioni per modificare il decreto sul Reddito di Cittadinanza che ha deluso le aspettative di molte persone con disabilità

di Sara De Carli

Nel pomeriggio di ieri il Ministro per la famiglia e per le disabilità, Lorenzo Fontana, e il suo staff tecnico hanno incontrato Fish e Fand. A tema la necessità di emendare il testo del decreto legge sul reddito di cittadinanza, prevedendo una maggiore attenzione sulla disabilità.

Rispetto a tale incontro, Franco Bettoni, presidente della Fand, ha espresso l’«assoluta certezza che il tavolo di confronto che a breve inizierà a lavorare sul tema potrà introdurre sensibili miglioramenti e portare ad una maggiore equità sociale per le persone con disabilità». Al Ministero la Fand ha chiesto «un impegno serio e concreto su tre aspetti fondamentali: attenzione specifica sulle problematiche delle persone con disabilità che porti a politiche realmente inclusive per tutti; inclusione lavorativa per tutte le persone con disabilità; aumento delle pensioni di invalidità civile per tutti coloro che ne beneficiano, a prescindere da ogni altra forma di incentivo contro la povertà e l’esclusione sociale».

La Fish ha presentato un documento con 5 proposte emendative (in allegato), «un elenco di punti essenziali che sarà oggetto di confronto e affinamento nel dialogo con la nostra gente e con qualsiasi altra organizzazione attenta a questi delicati temi», ha detto Vincenzo Falabella, Presidente della Fish, «lo staff tecnico del Ministro Fontana, con atteggiamento sicuramente orientato all’ascolto e alla disponibilità, si è riservato di compiere le valutazioni tecniche sugli emendamenti presentati, valutando in seno all’Esecutivo l’ipotesi di recepirli, in tutto o in parte, al momento del dibattito parlamentare». I cinque emendamenti richiesti sono:

  1. estensione della pensione di cittadinanza, attualmente riservata ai soli over65enni che vivano soli o con un’altra persona coetanea o più anziana, anche ai casi di nuclei in cui l’over65enne viva con una persona con disabilità, per aprire una ulteriore “finestra” per casi di reale disagio e isolamento.
  2. ponderare le scale di equivalenza in modo da considerare maggiormente la persone con disabilità nel nucleo familiare, prevedendo parametri aggiuntivi. Questo incide sia sulle soglie di accesso sia per l’ammontare del reddito di cittadinanza erogato.
  3. un innalzamento della soglia patrimoniale aggiuntiva da 5.000 a 7.500 euro per le persone con disabilità più severa.
  4. dal calcolo del reddito familiare siano escluse le pensioni assistenziali di invalidità, cecità, sordità civile, non solo perché non equo, ma anche per evitare probabili contenziosi nei quali lo Stato soccomberebbe. Su analogo tema, infatti, si è già pronunciato il Consiglio di Stato nel 2016.
  5. politiche per l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità: il decreto prevede una serie di incentivi ai datori di lavoro che assumano persone beneficiarie di reddito di cittadinanza. L’emendamento, a costo zero per l’erario, prevede che ciò possa accadere solo a condizione che le aziende siano in regola con le assunzioni obbligatorie previste dalla legge 68/1999 (collocamento mirato). L’altra precisazione consente la cumulabilità degli incentivi previsti da questo decreto legge con quelli disciplinati dalla legge 68/1999, rendendo così più vantaggiosa l’assunzione di persone con disabilità.

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