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Tutta Goel con un socio minacciato: «Non ci facciamo intimidire dalla ‘ndrangheta»

Lettere con minacce di morte al proprietario del ristorante “La Collinetta” nella Locride. Giuseppe Trimboli da 10 anni è socio di Goel Bio ed è la dimostrazione che si può lavorare, dare lavoro e raggiungere l’eccellenza (premi da Slow Food e dall'Accademia della cucina italiana) schierandosi contro la criminalità organizzata. Linarello, presidente del consorzio Goel: «Chi progetta ed esegue queste intimidazioni da infame odia la Calabria e qualsiasi tentativo di sviluppo vero»

di Antonietta Nembri

Dimostrare con la propria vita e la propria attività che si può vivere e lavorare senza compromessi con la criminalità organizzata e addirittura schierarsi apertamente contro la ’ndrangheta dà fastidio. E lo sa bene Giuseppe Trimboli, socio di Goel Bio e proprietario del ristorante “La Collinetta” a Martone (Rc). Da metà dicembre ha ricevuto quattro diverse lettere minatorie. “Se non paghi 50mila euro sei morto. Ti brucio il ristorante, i figli e tutti i tuoi”. Immediata la denuncia alle forze dell’ordine.

Dopo l’ultima lettera minatoria Trimboli con la cooperativa Goel di cui è socio da 10 anni ha deciso di rendere pubbliche le minacce.

In una nota il gruppo cooperativo Goel sottolinea che: “Il ristorante La Collinetta è un’eccellenza riconosciuta che ha fatto di Martone, Comune con circa 600 abitanti della Locride, una tappa obbligata per i buongustai di tutta Italia: non a caso, il ristorante è stato premiato per il secondo anno consecutivo con la chiocciola “Slow Food” per l’impegno nella valorizzazione delle materie prime del territorio”. E soprattutto che Goel, «come sempre, non si farà certo intimidire da queste minacce di stampo mafioso ed esprime massima fiducia nel lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura, con l’auspicio che gli autori dell’intimidazione vengano rapidamente individuati e puniti. Tutta la comunità di Goel è a fianco del proprio socio Pino Trimboli e della sua famiglia, pronti a mobilitare tutta l’ampia rete nazionale e internazionale per reagire in tutti i modi possibili a difesa di Pino e della sua attività».

«È la prima volta che mi succede», osserva Trimboli che sottolinea la sua volontà «di continuare la mia vita normalmente. Non è facile per uno che ha ricevuto delle minacce ma è importante non farsi intimidire». La sua scelta per la legalità Trimboli l’ha fatta diversi anni fa quando ha iniziato a collaborare con Goel. «Qui un conto è vivere onestamente e un altro è esporsi, schierarsi apertamente contro la ‘ndrangheta. Fare parte di Goel è proprio questo: ecidere di schierarsi».

Trimboli ha aperto il suo ristorante 20 anni fa e da dieci è socia di Goel Bio, la cooperativa che riunisce i produttori agricoli che si oppongono alla ‘ndrangheta. A Goel Bio, inoltre, “La Collinetta” conferisce l’olio extravergine di oliva biologico di propria produzione; inoltre, il ristorante è parte del circuito di turismo responsabile de I Viaggi del Goel che testimonia una Calabria che lavora e produce sviluppo sostenibile.

Pino Trimboli è la testimonianza di un’altra Calabria perché, ricorda, «se un ragazzo con solo la terza media come me riesce a lavorare onestamente, a ricevere dei riconoscimenti per il proprio impegno (uno degli ultimi quello dell’Accademia della cucina italiana) e soprattutto riesce a dare lavoro onesto ad altre persone per la ‘ndrangheta è un esempio negativo. E infatti le minacce arrivate, la richiesta di 50mila euro hanno un unico obiettivo: farmi chiudere». Mentre lo dice, lo chef si sta preparando a un’altra serata di lavoro, come a dire che non ci fermeranno.

Da parte sua Vincenzo Linarello, presidente di Goel – Gruppo Cooperativo, ribadisce: «Chi progetta ed esegue queste intimidazioni da infame odia la Calabria e qualsiasi tentativo di sviluppo vero: a chi giova far chiudere un ristorante così a Martone e nella Locride? La ‘ndrangheta o chi compie questi atti chiaramente mafiosi vuole solo la rovina del nostro territorio».

Nella foto in apertura Trimboli con altri soci di Goel


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