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Neuroblastoma, un crowdfunding per aiutare la ricerca sull’immunoterapia

Fino al prossimo 28 febbraio è attivo, sulla piattaforma di crowdfunding di Intesa Sanpaolo, il progetto di ricerca della Fondazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma dedicato all’Immunoterapia, una pratica estremamente all’avanguardia di ingegneria genetica che permette di trattare i bimbi affetti dalle forme più gravi di Neuroblastoma, che non rispondono alle cure tradizionali

di Redazione

Fino al prossimo 28 febbraio è attivo, sulla piattaforma di crowdfunding di Intesa Sanpaolo, il progetto di ricerca della Fondazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma dedicato all’Immunoterapia, una pratica estremamente all’avanguardia di ingegneria genetica che permette di trattare i bimbi affetti dalle forme più gravi di Neuroblastoma, che non rispondono alle cure tradizionali.

Tutti possono sostenere questo progetto attraverso una donazione sul portale della banca e in questo modo contribuiranno a finanziare i ricercatori sostenuti dalla Fondazione che lavorano a questo progetto dal 2014: si tratta di modificare geneticamente, e quindi potenziare, i linfociti T dei bambini, perché diventino essi stessi “farmaci” in grado di aggredire il tumore dall’interno. Le prime approvazioni per l’applicazione clinica di questa pratica, dopo anni di studi in laboratorio, sono arrivate nel 2017 negli Stati Uniti e nel 2018 anche in Europa.

Oggi per la prima volta in Italia, anche grazie al contributo di Intesa Sanpaolo e di tutti coloro che sceglieranno di sostenere questo progetto si sta testando una terapia che utilizza i linfociti modificati anche nei bambini con Neuroblastoma.

Greta Granzini, responsabile dei rapporti con i donatori dell’Associazione NB, ci racconta gli aspetti di questo nuovo e interessante tassello di condivisione e raccolta fondi che va ad aggiungersi a tutti gli altri.


Come è nata l’iniziativa?
Non siamo stati noi a candidarci, ma la Fondazione è stata segnalata dai dipendenti stessi di Intesa Sanpaolo come ente meritevole e da sostenere. E questa è una cosa di cui andiamo molto fieri.

Di che tipo di progetto di ricerca si tratta?
Negli ultimi anni ci siamo sempre più convinti che il Neuroblastoma può essere curato soltanto attraverso terapie personalizzate, calate sulle specificità del singolo paziente. L’Immunoterapia è un caso emblematico di medicina personalizzata, questo però significa anche che si tratta di una tecnica molto costosa, perché non può essere standardizzata, ma deve essere calata su ciascun paziente. Perciò abbiamo scelto di proporre il progetto di Immunoterapia al portale ForFunding.

Quale cifra si vuole raggiungere?
Come primo obiettivo chiediamo 30.000 €, che è il costo di un ricercatore per un anno. Il progetto, però, ha costi molto superiori, ma riuscire a sostenere un biotecnologo che lavora sui linfociti T attraverso il crowdfunding sarebbe già un grandissimo risultato.