Welfare & Lavoro

Immigrazione, digitale e opportunità condivise: una start up può diventare la soluzione

Intervista a Chris Richmond Nzi, nato in Costa d’Avorio, cresciuto tra Europa e Stati Uniti d’America dopo essere stato adottato. Dal 2010 al 2015 è stato analista strategico d’intelligence dell’Agenzia per la gestione della cooperazione delle frontiere esterne dell’Unione Europea. Per lui i flussi migratori sono stati e sono tutt’ora un fenomeno complesso da studiare e comprendere con attenzione per poter proporre soluzioni che siano adeguate ma, soprattutto, risolutive

di Rossana Cavallari e Marisadra Lizzi

Si parla di immigrazione ogni giorno e lo si fa, spesso, affondando nel pregiudizio e nella facile semplificazione di un tema che, invece, ci tocca da vicino con la sua complessità. Chris Richmond Nzi lo ha affrontato, studiato e analizzato con metodo grazie al suo lavoro: nato in Costa d’Avorio e cresciuto tra Europa e Stati Uniti d’America dopo essere stato adottato ha lavorato, dal 2010 al 2015, come analista strategico d’intelligence dell’Agenzia per la gestione della cooperazione delle frontiere esterne dell’Unione Europea. Per lui i flussi migratori sono stati e sono tutt’ora un fenomeno complesso da comprendere con attenzione per poter proporre soluzioni che siano adeguate ma, soprattutto, risolutive. Nel 2016 ha fondato Mygrants di cui abbiamo raccolto la storia in Controcanto il blog di Paolo Iabichino che ci aiuta a scoprire l’Italia dell’accoglienza. Con questa intervista cerchiamo di capire meglio come una start up e il digitale possano essere un punto di partenza interessante per cercare di trovare soluzioni utili e di valore.


Chris hai fondato Mygrants nel 2016. Come hai pensato a questa startup?
Ci ho pensato perché oltre al lavoro, nel tempo libero, ho collaborato attivamente con enti che si occupavano di accoglienza di immigrati. In quelle occasioni ho avuto conferma del fatto che si sarebbe potuto, si poteva e si doveva fare di più e così, a fine 2016, ho deciso di mettermi in gioco personalmente fondando Mygrants startup che, ad oggi, ha diversi partner tra cui Skilla per quanto riguarda i contenuti formativi dedicati alle soft skills, 3Logic per lo sviluppo tecnologico e BPER Banca per l’accesso al credito.

Ci racconti qualche sucesso di Mygrants?
Il primo successo è stato quello di riuscire a trovare investitori “giusti” per la sfida che volevamo affrontare. La migrazione è un tema complesso e se è vero che un investitore investe soltanto in industry che conosce è altrettanto vero che pochi hanno conoscenza approfondita del fenomeno intuendo il valore generato da Mygrants. E ancora vedere diverse aziende che, dopo aver testato la capacità della start up di rispondere efficacemente al loro fabbisogno occupazionale, continuano ad affidarsi a noi per individuare le risorse umane più adatte ai ruoli professionali ricercati oppure per programmare a breve, medio e lungo termine, nuovi inserimenti lavorativi.

Ci saranno stati anche degli insuccessi. Possiamo raccontarli?
Constatare come il 90% degli enti gestori di strutture di prima e seconda accoglienza che nel nostro percorso abbiamo sensibilizzato non era e non è interessato a creare un sistema di accoglienza sostenibile per tutti gli attori coinvolti e, in particolar modo, per i beneficiari finali. Troppo spesso le risposte ricevute fanno venire i brividi. Vedere come troppi soggetti richiedenti uno status entrano mentalmente sani nei centri di prima e seconda accoglienza e dopo diversi mesi, talvolta anni, ne escono mentalmente lesi. Questo perché spesso la qualità dei servizi erogati a beneficio dei richiedenti di uno status è scarsa. Molti di coloro che gestiscono questi centri oggi, a seguito del voto del 4 marzo 2018 e dell’entrata in vigore del decreto Salvini, non percepiscono alcuna responsabilità di quanto è accaduto e sta accadendo. Dichiarano che la causa dell’attuale condizione è Salvini mentre, secondo noi, la sua scalata e l’introduzione del relativo decreto sono solo l’effetto della dilagante non buona gestione avvenuta in questi lunghi anni.

Come comunichi la tua startup in Italia e nel mondo?
Ad oggi comunichiamo soltanto attraverso una pagina Facebook nella quale aggiorniamo i nostri appuntamenti e i nostri progressi. Siamo molto concentrati sull’execution e siamo convinti che quando le cose vengono fatte bene siano gli altri a comunicare per te e questo sta accadendo. La nostra filosofia è “fare di più con meno”. Per quanto riguarda, invece, i canali di acquisizione degli utenti abbiamo codici d’invito che le ONG danno agli immigrati appena sbarcati; presentazioni all’interno dei centri di accoglienza che vogliono usufruire dei servizi offerti dalla nostra startup e, infine, il più antico ed efficace dei canali cioè il passaparola.

Cosa vuole fare Mygrants?
Mygrants vuole individuare tutti i potenziali talenti tra gli immigrati presenti dentro e fuori i centri di accoglienza in Italia. Ridurre i mesi di attesa passiva nei centri di accoglienza rafforzando e aggiornando le competenze pregresse. Velocizzare l’ inserimento nel mercato del lavoro secondo il fabbisogno occupazionale. Ridurre drasticamente la spesa pubblica, aumentare il ROI e creare un sistema di asilo sostenibile nel tempo.

Alcuni obiettivi per il futuro?
Abbiamo un database di dati aggiornati e affidabili relativi a conoscenze, competenze e abilità degli immigrati già presenti in Europa o che hanno intenzione di raggiungerla. Vorremmo essere il principale interlocutore in materia di immigrazione, incidere in modo dirompente sulle policy comunitarie e poter gestire, in modo efficace e lungimirante, il fenomeno migratorio. Importante sarà validare il modello di matching tra profili professionali individuati e aggiornati ogni giorno nel nostro database con il crescente fabbisogno occupazionale a livello nazionale ed europeo. Da ultimo, ma non meno importante, vorremmo supportare gli immigrati nel loro percorso di transizione verso la piena emancipazione sociale ed economica.


In apertura foto di Dante Farricella


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