Sostenibilità sociale e ambientale

Italiani spreconi, nella pattumiera di casa quasi 12 mld di euro

«La percezione degli italiani è ancora poco consapevole della necessità di una grande svolta culturale nella gestione del cibo a livello domestico», spiega Andrea Segrè, fondatore e presidente di Last Minute Market. Pane e verdure fresche sono fra gli alimenti più spesso buttati via in casa. A intervistarli dichiarano di gettare 2,4 kg di cibo ogni mese a famiglia. La realtà è molto diversa: ad andare sprecati sono 36 kg di alimenti a testa all'anno

di Antonietta Nembri

Italiani, popolo di santi, navigatori e… spreconi. Già perché in pattumiera ogni anno finisce la bellezza di oltre 15 miliardi di euro in alimenti. E la maggior parte di questo spreco lo produciamo nelle nostre case: i 4/5. Se il cosiddetto spreco di filiera (produzione –distribuzione) è stimato in oltre 3 miliardi, in base al test dei Diari di Famiglia lo spreco alimentare domestico reale vale quasi 12 miliardi (11.858.314.935 euro). I dati sono stati presentati nella sede della Fao, in occasione della sesta Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, che si celebra oggi, 5 febbraio dal progetto 60 Sei Zero dell’Università di Bologna – Dipartimento Scienze e Tecnologie Agroalimentari con il ministero dell’Ambiente e la campagna Spreco Zero dello spin off Last Minute Market.

Una fotografia impietosa delle nostre abitudine domestiche nella gestione del cibo, anche se, nota una ricerca di Coldiretti/Ixe quasi tre italiani su quattro (71%) hanno diminuito o annullato gli sprechi alimentari nell’ultimo anno mentre il 22% li ha mantenuti costanti ma c’è anche un 7% che dichiara di averli aumentati.
Insomma, nonostante la maggiore attenzione il problema resta però rilevante con gli sprechi domestici che – denuncia sempre Coldiretti – rappresentano in valore ben il 54% del totale e sono superiori a quelli nella ristorazione (21%), nella distribuzione commerciale (15%), nell’agricoltura (8%) e nella trasformazione (2%). Lo spreco di cibo nella case ammonta a circa 36 kg l'anno a testa.

Anche quest’anno la fotografia dello spreco inquadra in primo piano le nostre case e le nostre abitudini di gestione del cibo: ma a sentire i diretti interessati non è così per 4 italiani su 5. Secondo il Rapporto Waste Watcher 2019, infatti, il 20% degli intervistati dichiara che si spreca soprattutto nel commercio (47%) e nel pubblico, dalle scuole agli ospedali, dagli uffici alle caserme (secondo il 27%).
«La percezione degli italiani è ancora poco consapevole della necessità di una grande svolta culturale nella gestione del cibo a livello domestico», spiega Andrea Segrè, fondatore e presidente di Last Minute Market. «Eppure è questo il punto, la prevenzione degli sprechi alimentari deve partire da noi, nel quotidiano delle nostre vite, perché mangiare è un atto di giustizia e di civismo: verso noi stessi, verso gli altri, verso il mondo. I paradossi del cibo sono evidenti: 821 milioni di individui sulla terra soffrono la fame e 1 persona ogni 3 è malnutrita. Ma intanto una persona su 8 soffre di obesità. Tutti possiamo dare il nostro contributo all’obiettivo #famezero #sprecozero acquistando solo ciò che serve realmente, compilando liste precise che non cadono nelle sirene del marketing, scegliendo alimenti locali e di stagione basati sulla Dieta Mediterranea, consultando etichette e scadenze, utilizzando al meglio frigo, freezer e dispensa per gli alimenti senza stiparli alla rinfusa».
Secondo il professor Segrè, infatti, c'è una grande distonia tra percepito e realtà. «Il nostro panel di consumatori (2400 persone) dimostra una certa consapevolezza, ma nel momento in cui scorporiamo all'interno del panel le persone che fanno il Diario di Famiglia, allora emerge come lo spreco in realtà sia molto più alto. E questo da una parte dimostra che le campagne antispreco stanno funzionando, dall'altra mostra che c'è ancora tanta strada da fare. E questo ci spienge a continuare».

Come contrastare gli sprechi dunque? L’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market / Swg sull’Economia circolare, la sostenibilità e gli sprech rivela che per più di 7 italiani su 10 la via da percorrere è quella dell’educazione alimentare (72%), il 26% propone packaging di nuova generazione e 1 italiano su 5 (20%) provvedimenti normativi con incentivi e sanzioni legati allo spreco del cibo.

E se si guardasse nelle pattumiere domestiche che cosa ci troveremmo? Cioè che cosa si spreca nelle nostre case? Prendendo come riferimento gli ultimi 7 giorni “pesano” le bevande analcoliche, i legumi, la frutta fresca, la pasta fresca e non, gettata senza essere stata consumata. Pane e verdure fresche sono fra gli alimenti più spesso buttati (dati Waste Watcher, Lmm/Swg).

Sempre scorrendo il Rapporto Waste Watcher 2019, gli effetti della sensibilizzazione si sentono e balzano immediatamente all’occhio: 2 italiani su 3 il 64% degli intervistati, dichiarano di gettare il cibo solo una volta al mese (16%) o persino più raramente (48%). Il 15% lo fa una volta alla settimana e il 13 ogni due settimane, solo l’1% dichiara di sprecare quotidianamente il cibo. Le rilevazioni 2014/2015, mostravano che allora 1 italiano su 2 dichiarava di gettare il cibo ogni giorno. Un dato negativo che è migliorato dimostrando come il tema dello spreco alimentare sia uno di quelli legati alla sostenibilità su cui le campagne di sensibilizzazione hanno inciso: 4 italiani su 10 (il 38%) dichiarano oggi che la quantità di cibo acquistato e non consumato è diminuita rispetto a due anni fa. Ma sotto un profilo di rilevazione sociale colpisce un altro dato, quello legato alla “hit” degli sprechi degli italiani: proprio il cibo è saldamente in testa, negli ultimi 5 anni lo spreco alimentare supera di gran lunga la percezione degli sprechi idrici, energetici o monetari. Il settore alimentare è quello in cui si spreca di più per il 74% degli italiani, era il 60% nel 2014. Mentre lo spreco idrico segue per il 48%, quindi gli sprechi legati a mobilità (25%) ed energie elettrica (22%). Meno evidenti gli sprechi di denaro e tempo.

Parlando di spreco “percepito” e non monitorato realmente, secondo gli italiani in casa si gettano 2,4 kg di cibo ogni mese a famiglia (ca 600 grammi settimanali), per un valore corrispettivo di 28 euro. Quali rimedi antispreco sono più frequentemente adottati dagli italiani? Il 65% provvede a un check della dispensa prima di fare la spesa, il 61% congela il cibo a rischio deperibilità e il 54% cerca di prevenire controllando la quantità di cibo ottimale prima di cucinarlo. Più di 1 italiano su 2 (52%) verifica l’edibilità del cibo prima di risolversi a buttarlo, il 44% affronta il test dell’assaggio. Molti si dedicano a ricette con cibo di recupero dagli avanzi del pasto prima (48%), solo 1 italiano su 3 (34%) richiede al ristoratore una bag per trasportare a casa il cibo che non è riuscito a consumare e solo 1 italiano su 5 (22%) dona al vicino il cibo in eccesso a rischio spreco. Waste Watcher, Osservatorio nazionale sull’Economia circolare, la sostenibilità e gli sprechi, esamina le abitudini di acquisto, oltre a quelle di gestione del cibo: e conferma che i negozi al dettaglio sono sempre meno frequentati dai consumatori (18%), così come il mercato (15%) a favore della schiacciante concorrenza dei supermercati (7 italiani su 10) e ipermercati (3 italiani su 10). Da segnalare l’avanzata degli acquisti online, praticati dall’8% degli intervistati. «È comunque difficile capire quale sia il comportamento più corretto da tenere» commenta Segrè. «Certo si potrebbe fare meglio a monte, al momento dell'acquisto, ma non abbiamo dati a sostegno di questa teoria. La prevenzione è certamente importante per questo occorre promuovere l'eduzione alimentare».

Il modo in cui si spreca il cibo non è sempre uguale nel mondo, osserva ancora Segrè: «Un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato, ma c'è una distinzione tra quello che si perde a inizio della catena, come nei Paesi in via di sviluppo dove ci sono problemi di conservazione, rispetto al modo in cui si spreca il cibo nei Paesi occidentali e in quelli della Ue in particolare, dove la parte preponderante è rappresentata quello in casa». Eppure, lo stesso Segrè ricorda che: «Dimezzare lo spreco alimentare nei Paesi Ue entro il 2025 rimane l’obiettivo ufficiale che l’Europa si è data sin dal 2012 con una risoluzione del Parlamento Europeo». Risale al 2010 il lancio da parte di Last Minute Market della campagna Spreco Zero, divenuta un movimento di pensiero e un motore di interventi di sensiblizzazione sul tema. «Al nuovo Parlamento, che entrerà in carica dopo le elezioni di maggio, e alla nuova Commissione europea rilanceremo la nostra richiesta di indire un Anno Europeo dedicato alla Prevenzione dello spreco alimentare. E chiederemo che la Giornata Nazionale del 5 febbraio possa diventare Giornata Europea di impegno sulla questione dello spreco di cibo». Anche perché conclude Segré «il problema non riguarda solo l'Italia, dove gli sprechi domestici sono al 54%, anche gli altri Paesi europei viaggiano tutti intorno al 50%»

Le cose non vanno certo meglio a livello globale, come rileva una nota di Fondazione Barilla, “Ogni anno sprechiamo 1,3 miliardi di tonnellate di cibo all’anno (1/3 della produzione mondiale). Entro il 2030 saliremo a circa 2,1 miliardi di tonnellate (+61,5% rispetto a oggi), con ulteriori danni a livello sociale, economico e ambientale” con una precisazione che a livello di spreco alimentare “parliamo sia di cibo perso (Food Loss) che sprecato (Food Waste). Il primo è quello che si ferma nelle prime fasi della filiera produttiva, prima di essere venduto. In Italia corrisponde al 2% del cibo prodotto. Lo spreco di cibo, invece, avviene a livello domestico, nei ristoranti e nei negozi. In Italia si sprecano 65 Kg di cibo/anno pro capite. Questa la foto scattata da Fondazione Barilla Center for Food e Nutrition in occasione della Giornata Nazionale contro lo Spreco Alimentare che mostra come questo fenomeno ci allontani dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030 dell’Onu. «Il 30% dei cereali prodotti, il 35% del pesce pescato, il 45% di frutta e verdura coltivata, il 20% dei prodotti lattiero-caseari e il 20% della carne vengono gettati ogni anno. Un danno per il Pianeta, che ci fornisce le sue risorse, un danno economico – per aziende e famiglie – e sociale, visto che con 1/4 di quel cibo potremmo sfamare i circa 821 milioni di persone nel mondo che non hanno possibilità di mangiare. Questo dimostra l’urgenza di dar vita a una rivoluzione alimentare, che passi però da azioni concrete e da una adeguata educazione che ci aiuti a prevenire questo fenomeno», spiega Anna Ruggerini, Direttore Operativo della Fondazione Barilla.


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