Economia & Impresa sociale 

Ai Workers buyout di Ternipan il sostegno di Cfi

Da Cooperazione Finanza e Impresa 600mila euro per il progetto industriale della cooperativa di lavoratori che salva e rilancia lo storico marchio Interpan. «Un altro caso di impresa rigenerata dai lavoratori, che tutela posti di lavoro e salva un marchio storico del territorio. Il piano industriale può creare lavoro anche per i giovani di questo territorio», osserva il presidente di Cfi Mauro Frangi

di Redazione

Cooperazione finanza impresa (Cfi) ha deciso di intervenire come socio finanziatore nel workers buyout della cooperativa Ternipan che ha l’obiettivo di salvare e rilanciare lo storico marchio Interpan. Cfi con 200mila euro e con un ulteriore finanziamento a tasso agevolato a lungo termine per l’importo di 400mila euro va quindi a sostegno degli investimenti e dello startup iniziale per un intervento complessivo di 600mila euro. A supporto di Ternipan ci sono anche degli altri soggetti finanziari del movimento cooperativo: Fondosviluppo (il Fondo Mutualistico di Confcooperative) e Cooperfidi Italia (il consorzio di garanzia dell’Alleanza delle Cooperative Italiane). Questi interventi si aggiungono ad una rilevante capitalizzazione della cooperativa che, al momento, può contare su un capitale sociale di 700mila euro ed ai 300mila euro investiti dai soci lavoratori e che nello scorso novembre si è aggiudicata l'asta competitiva per il ramo d’azienda “pane”.

Il presidente di Cfi, Mauro Frangi, ha commentato così la decisione di partecipare al progetto di Ternipan: «Si tratta non solo di tutelare l’occupazione, ma anche di salvare un pezzo di storia industriale di questo territorio dietro alla quale c’è il lavoro di tante persone. Con l’impegno messo in campo ci auguriamo di contribuire al futuro di Ternipan, ma anche dare un’opportunità ai tanti giovani che vivono in questo territorio e che possono avere nella cooperativa uno sbocco occupazionale. L’impegno di CFI insieme agli altri soggetti del mondo cooperativo conferma la volontà di fare squadra e di sostenere un workers buyout strategico e che tutela un marchio storico di questa regione».

Interpan infatti è il marchio storico che identifica il "pane di Terni" da trent’anni. Una storica realtà industriale localizzata ad Amelia e a Terni che punta da sempre al mercato romano che costituisce lo sbocco di circa l'80% del fatturato. Le restanti regioni servite sono la Toscana, le Marche, l'Abruzzo ed ovviamente l'Umbria. Oltre alle produzioni di pane fresco in vari formati e tipologie, dal pane comune al cotto a legna, dal biologico all'integrale, Interpan ha anche le linee a lunga conservazione. Il fatturato, sotto la gestione del curatore, è stato nel 2018 di 12 milioni di euro all'anno. E questo nonostante molti clienti abbiano interrotto i rapporti a titolo cautelativo per evitare di correre il rischio di avere l'interruzione delle forniture a causa di risultati negativi nella gestione con conseguente fermo aziendale obbligato dal tribunale. La cooperativa Ternipan – costituita da 25 lavoratori dall’azienda – si è aggiudicata lo scorso novembre l'asta competitiva per il ramo d’azienda “pane con un progetto industriale che prevede 65 dipendenti (52 produzione e 13 uffici e commerciali) sui 92 esistenti (62 produzione + 30 uffici e commerciali – di cui circa 17 in CGIS da quasi due anni). Oltre alle maestranze dirette, l'azienda si avvale di una rete di distribuzione che garantisce la logistica e i servizi di trasporto con un rilevante indotto. Il piano industriale della cooperativa, cautelativo, prevede nel breve un recupero del 5/8%, con l’obiettivo di raggiungere nuovamente i fatturati pre-fallimento che si attestavano intorno ai 19 milioni di euro.

«Ternipan è un altro caso di impresa rigenerata dai lavoratori con lo strumento del workers buyout» spiega Frangi «in un contesto particolarmente difficile perché questa importante realtà imprenditoriale, negli ultimi anni, è stata caratterizzata da due fallimenti consecutivi che ne ha messo a rischio la sopravvivenza. Cfiè stata fin da subito al fianco dei lavoratori mettendo a disposizione il proprio know how con un supporto nella realizzazione del piano industriale e nel ricercare le soluzioni ai tanti problemi che è stato necessario superare per arrivare prima all’assegnazione del ramo d’azienda e successivamente alla stipula del contratto di affitto della stessa».

«Ci tengo a ringraziare CFI e gli altri investitori del mondo cooperativo», spiega Emiliano Cariani «per gli interventi che hanno messo in campo e per averci guidato in un percorso complesso ed articolato, ma lo dico con soddisfazione ci siamo riusciti. La cooperativa era l’unica strada percorribile per salvare i posti di lavoro e non ci siamo tirati indietro. Purtroppo l’azienda è stata vittima in questi anni di esperienze dannose come l’acquisizione ad "1 euro" da parte di gruppi interessati solo al marchio senza un progetto industriale capace di valorizzare la professionalità delle persone e, quindi, i posti di lavoro, aggravando ulteriormente le difficoltà di un area depressa ed in recessione come la provincia ternana. La nostra volontà è quella di costruire un progetto imprenditoriale attraverso lo strumento cooperativo come conferma il nostro piano industriale che oltre alla produzione di pane e al potenziamento della rete commerciale prevede un "progetto di filiera corta" per la produzione di grani locali ed il coinvolgimento degli agricoltori con un risparmio nell'approvvigionamento delle materie prime (farine), un controllo diretto ed una qualità alta. Ci siamo prefissati obiettivi importanti e abbiamo vinto diverse resistenze, ma siamo pronti per partire con una sfida che riguarda la cooperativa, il territorio ed un’intera comunità. Con Ternipan non vogliamo dare un futuro solo a questa azienda, ma ad un intero territorio».

«Il caso di Ternipan sottolinea come l’impegno di Cfi non si esaurisca nello stanziamento di risorse finanziarie ma, soprattutto, sia in grado di fornire supporto e accompagnamento nel confronto con la procedura, con le rappresentanze sindacali, con i soggetti finanziari che hanno accompagnato questa avventura», conclude il presidente di Cfi. «Insieme a Cfi e a Confcooperative, decisivo è stato il supporto anche degli altri soggetti finanziari del movimento cooperativo: Fondosviluppo (il Fondo Mutualistico di Confcooperative) e Cooperfidi Italia (il consorzio di garanzia dell’Alleanza delle Cooperative Italiane che ha rilasciato i crediti di firma necessari a partire). Insieme a questi soggetti fondamentale è stata la fiducia che il progetto imprenditoriale ha trovato in Ubi Banca: una banca con cui Cfi ha recentemente sottoscritto un protocollo di collaborazione per sostenere i progetti di WBO. Un lavoro di squadra intorno ad un grande progetto che ha al centro il lavoro e il territorio: una ulteriore dimostrazione che attraverso il modello cooperativo si può ricreare il lavoro distrutto da cattive gestioni aziendali e, soprattutto, rendere le persone protagoniste del loro futuro».


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