Welfare & Lavoro

La caffetteria del tribunale di Torino incontra arte e inclusione

Inaugurato ufficialmente, con la mostra "Liberi di imparare. L'antico Egitto nel carcere di Torino", il nuovo spazio ristoro dove metà del personale impiegato è composto da detenuti in misura alternativa e da ex. Inoltre i prodotti venduti sono realizzati all'interno delle carceri torinesi e di Saluzzo

di Antonietta Nembri

Una mostra in una caffetteria è qualcosa di particolare. Ma se l’esposizione è “Liberi di imparare. L'antico Egitto nel carcere di Torino" e la location che la ospita è la Caffetteria del Tribunale di Torino, affidata tramite appalto da parte del Comune all’Ati, composta da Liberamensa e dal Consorzio Abele Lavoro, in partenariato con la cooperativa Pausa Cafè allora si ha un luogo in cui la ristorazione incontra l’arte capace di rendere giustizia alla sfera sociale e inclusiva.

Le organizzazioni che compongono l’Ati sono realtà che si occupano del reinserimento di detenuti ed ex detenuti e hanno accolto la sfida di «conciliare la qualità e l’eccellenza di un percorso alimentare volto all’inclusione sociale» dichiara Piero Parente, a capo dell’Ati.

Lo stesso Parente, responsabile Liberamensa, in occasione dell’inaugurazione ha sottolineato: «Questo evento rappresenta un punto di partenza rispetto al percorso di reinserimento lavorativo degli ex detenuti, che lo nobilita e lo rende credibile a partire dai laboratori gestiti nel carcere per arrivare alla realizzazione di prodotti competitivi e di eccellenza. Si sta così affrontando seriamente il tema dell'inclusione connessa alla legalità».

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Nella gallery alcuni momenti dell'inaugurazione

Accanto al progetto di per sé impegnativo si è accostata l’iniziativa virtuosa, inaugurata oggi e che è stata resa possibile dalla collaborazione di Comune, Amministrazione Penitenziaria, Tribunale e Compagnia di San Paolo, “lo Spazio Cultura Inclusivo” aperto alla presenza della sindaca Chiara Appendino.

Grazie al Museo Egizio infatti, con l’ausilio della Direzione della Casa Circondariale “Lorusso-Cutugno” e l’Ufficio della Garante dei diritti delle persone private della libertà del Comune di Torino, l’Istituto di Pena ha potuto coinvolgere alcuni dei detenuti nella realizzazione di repliche di reperti della collezione archeologica originale sotto la supervisione di docenti in appositi laboratori attrezzati.
Il risultato è allestito nella nuova area espositiva che trova la sua perfetta collocazione naturale nella Caffetteria, frutto della massima espressione inclusiva in ambito lavorativo. La metà del personale impiegato infatti è costituita da detenuti in misura alternativa e da ex detenute/i, affiancati da personale altamente qualificato. Inoltre, caffè, pane, pizze e birre, prodotti di eccellenza, in vendita presso lo stesso esercizio, arrivano da produzioni realizzate all’interno delle carceri di Torino e Saluzzo, tutte filiere di valore.

Ristorazione e arte si incontrano quindi per fondersi in uno spazio ricco di cultura del lavoro e di riscatto, frutti coltivati e trasmessi con cura e qualità affinché il terreno su cui possano crescere sia sempre più fertile ed esteso.
«Creare uno spazio di cultura inclusiva all'interno della Caffetteria del Tribunale gestita da Liberamensa dà vita a una progettazione partecipata aperta alla città e a una serie di collaborazioni – come quelle col Museo Egizio e gli Istituti Scolastici Torinesi – . Questo progetto in particolare» ha osservato Monica Gallo – Garante dei diritti delle persone private della libertà della città di Torino, «vede come destinatari ultimi i bambini ricoverati all'ospedale pediatrico Regina Margherita, testimoni dell'iniziativa "Il Museo fuori dal Museo" che racconta il valore rieducativo alla base del progetto».


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