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Cese: «Bisogna garantire elezioni europee accessibili a tutti»

Quasi un milione di cittadini dell’Ue rischiano di essere privati del diritto di voto alle prossime elezioni europee a causa della loro disabilità, e molti altri potrebbero incontrare ostacoli nell'esprimere il loro voto. Lo ha rivelato un’audizione del Comitato economico e sociale europeo (Cese)

di Redazione

Nonostante l'attuale quadro giuridico internazionale per la protezione dei diritti delle persone con disabilità, in tutti gli Stati membri dell'Ue persistono ostacoli giuridici e tecnici che rischiano di impedire o rendere difficile, per molti europei con disabilità, l'esercizio del diritto di voto o di candidatura alle elezioni europee di questa primavera.

Gli ostacoli che queste persone si trovano ad affrontare sono molteplici e comprendono barriere tecniche, come seggi elettorali non adeguati alle loro esigenze, informazioni e campagne elettorali inaccessibili alle persone non udenti o non vedenti, nonché ostacoli giuridici, quali la perdita automatica dei diritti di voto a seguito della privazione della capacità legale o della nomina di un tutore, per citarne solo alcuni.

La partecipazione delle persone con disabilità alle elezioni europee è stato il tema centrale di un'audizione del Comitato economico e sociale europeo (Cese), voce della società civile organizzata in Europa. A meno di quattro mesi dall'elezione del nuovo Parlamento europeo, l'obiettivo dell'audizione era di esaminare la situazione sul campo per quanto riguarda il diritto delle persone con disabilità di partecipare a tali elezioni. È stata discussa anche l'accessibilità delle campagne elettorali.

All'audizione hanno partecipato membri del Cese, europarlamentari, Ong che rappresentano persone con disabilità, il Forum europeo sulla disabilità (Edf) e l'Agenzia europea per i diritti fondamentali.

«L'Ue e tutti gli Stati membri hanno ratificato la convenzione internazionale sui diritti delle persone con disabilità, che contiene un riferimento molto chiaro ai diritti civili e politici. Ciò significa che l'Ue nel suo complesso e i singoli Stati membri si sono assunti l'obbligo di introdurre dei cambiamenti per consentire alle persone con disabilità sia di votare sia di candidarsi alle elezioni», ha dichiarato l'europarlamentare polacco Marek Plura, dell'intergruppo sulla disabilità del Parlamento europeo, nel suo intervento di apertura.

«Queste misure vanno adottate in tempo per le elezioni europee del 2019. Non dobbiamo lasciare nulla di intentato per far sì che le prossime elezioni diventino un modello di accessibilità», ha sottolineato Plura.

Tuttavia, la situazione sul campo è lungi dall'essere ideale, nonostante alcune buone pratiche e soluzioni valide attuate in diversi Stati membri.

«Le persone con disabilità non sono trattate come elettori uguali agli altri, e ancora meno come candidati uguali agli altri. Ne abbiamo un'esperienza diretta», ha dichiarato Gunta Anča, membro lettone del Cese e portatrice di disabilità, la quale ha recentemente annunciato che si candiderà alle elezioni del Parlamento europeo a maggio.

Anča ha aggiunto che la nuova relazione informativa del Cese, che dovrebbe essere presentata nella sessione plenaria di marzo, contiene tutta una serie di dati che dimostrano le tante difficoltà incontrate dalle persone con disabilità. La relazione, dal titolo "La realtà del diritto di voto delle persone con disabilità alle elezioni del Parlamento europeo", è stata elaborata dal membro del Cese Krzysztof Pater, sulla base di due sondaggi effettuati tra il 2016 e il 2018 in 27 Stati membri. Essa contiene oltre 200 esempi di ostacoli giuridici e tecnici incontrati da persone con disabilità che intendono esercitare i loro diritti di voto, nonché esempi di soluzioni messe in atto in diversi Stati membri.

Stando ai principali risultati della relazione, presentata da Pater nel corso dell'audizione, in ciascuno dei 27 paesi dell'Ue esistono leggi o disposizioni organizzative che escluderanno alcuni elettori con disabilità dalla partecipazione alle elezioni europee.

Nell'Ue la stragrande maggioranza dei seggi elettorali non è adattata in modo completo o sistematico alle esigenze delle persone con disabilità di vario tipo. In otto Stati membri non vi sono forme alternative di voto, il che significa che chiunque non sia in grado di recarsi al seggio elettorale non potrà votare. In ben 18 Stati membri gli elettori non vedenti non potranno votare in modo autonomo senza alcun tipo di assistenza, mentre in quasi un terzo dei paesi dell'UE le persone sottoposte a trattamenti di lunga durata negli ospedali non avranno la possibilità di partecipare alle elezioni.

I partecipanti all'audizione hanno indicato che la privazione dei diritti di voto desta particolare preoccupazione.

«Circa 800.000 cittadini dell'Unione, in 16 Stati membri, si vedono negato da normative nazionali il diritto di partecipare alle elezioni del Pe, a causa delle loro disabilità o dei loro problemi di salute mentale», ha dichiarato Pater. «In nove paesi dell'Ue essi perdono automaticamente il diritto di voto quando la loro capacità legale è revocata o quando viene nominato un tutore».

In sette paesi, ossia Belgio, Repubblica ceca, Francia, Ungheria, Malta, Portogallo e Slovenia, la loro capacità di votare viene valutata caso per caso.

Ciò può condurre a situazioni assurde, ha dichiarato Alejandro Moledo dell'Edf, che ha descritto il caso di un cittadino spagnolo il quale, nel quadro della valutazione dell'opportunità di ripristinare il suo diritto di voto, ha dovuto rispondere a domande come "qual è la velocità della luce".

Sensibilizzare sul tema delle persone che vengono private dei diritti di voto è uno degli obiettivi della campagna #EUDisabilityVote dell'Edf, ha segnalato Moledo. Altre campagne lanciate dall'Edf comprendono delle iniziative per rendere le campagne elettorali accessibili a tutti, nonché storie individuali di persone con disabilità e dei loro sforzi per esercitare il diritto di voto.

Stephen Clark, responsabile della campagna del Pe "Stavolta voto", ha affermato che il Parlamento europeo si sta adoperando al massimo per garantire che tale campagna sia accessibile a tutti, fornendo sottotitoli per il materiale video e rendendo disponibili l'audiodescrizione e l'interpretazione nella lingua dei segni per tutti i tipi di informazioni. Analogamente, vengono forniti orientamenti al personale e ai volontari in modo da evitare qualsiasi forma di discriminazione nei confronti delle persone con disabilità.

Pater ha dichiarato che, sebbene la sua relazione rischi di presentare un quadro desolante dell'Ue per quanto riguarda la partecipazione delle persone con disabilità alle prossime elezioni, vi sono anche dei segnali incoraggianti per il futuro. Diversi Stati membri, infatti, hanno messo a punto delle soluzioni per consentire alle persone con disabilità di esercitare il diritto di voto. Ad esempio, in otto paesi dell'Ue è consentito votare per posta; inoltre, l'Estonia e il Belgio hanno introdotto il voto elettronico.

«Dobbiamo concentrarci sui risultati positivi. Se venissero attuate le migliori pratiche di tutti i paesi, si creerebbe un sistema ideale in cui ogni cittadino dell'Ue con disabilità potrebbe non solo esercitare pienamente il diritto di voto, ma anche scegliere il mezzo più idoneo per farlo», ha osservato Pater, che ha concluso: «È tempo di rimboccarsi le maniche: adesso bisogna agire».

Foto: Bruxelles, Parlamento Europeo
Sajanatu/Pixabay


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