Welfare & Lavoro

L’ultimo saluto a Elena, la prostituta nigeriana morta nel silenzio

Si sono celebrati nella cappella del cimitero di Catania i funerali della giovane donna nigeriana morta il 15 gennaio nell’incendio avvenuto nel quartiere di San Cristoforo. La messa è stata celebrata da Don Piero Galvano, direttore della Caritas di Catania davanti alla presenza della comunità nigeriana catanese. Durante la celebrazione la testimonianza di Suor Chiara che ha ricordato il sorriso della ragazza costretta a prostituirsi sulla Catania-Gela. Il racconto di una giornata particolare

di Alessandro Puglia

In quel tratto della superstrada SS385 che collega Catania e Caltagirone oggi non c’è il solito via vai di clienti. Le ragazze nigeriane che lì, dalle prime luci del mattino fino all’imbrunire, sono costrette a prostituirsi hanno lasciato vuote le loro postazioni per dare l’ultimo saluto ad Elena, conosciuta anche come Rosaria, l’amica più che collega di lavoro, morta durante l’incendio di San Cristoforo, a Catania, martedì 15 gennaio e su la cui morte sta indagando la Procura di Catania.

Le ragazze camminano a gruppi mentre si avvicinano all’obitorio del cimitero di Catania dove pochi passi più in là riposano le salme di oltre 200 migranti morti nel Mediterraneo non identificati. «Dov’è Suor Chiara?» chiedono, mentre la sorella francescana con Suor Bernarda e Suor Marta lascia l’obitorio dell’ospedale con la salma appresso per raggiungere il luogo del funerale, la cappella del cimitero intitolata a Nostra Signora di Lourdes.

La chiesa è al completo, c’è l’associazione Penelope punto di riferimento per le donne vittime di tratta, le suore della casa famiglia Oasi della Divina Provvidenza di Pedara, i rappresentanti della comunità per minori migranti di Ramacca Etty Hillesum, gli amici di Suor Chiara e tanti ragazzi e ragazze della comunità nigeriana di Catania.

La funzione religiosa è stata celebrata da Don Piero Galvano, direttore della Caritas di Catania che ha invitato i presenti a riflettere sul significato della morte di Elena: «Perché possa farci cambiare vita, altrimenti la sua morte che senso avrebbe? ».

Don Piero ha scelto i versi del vangelo di Matteo, oggi più che mai attuali: «Avevo fame e non mi avete dato da mangiare, avevo sete e non mi avete dato da bere, ero forestiero e non mi avete accolto, ero nudo e non mi avete dato i vestiti, ero malato e in prigione e non siete venuti a trovarmi», versi che calcano le vite delle ragazze vittime di tratta: «ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me».

Il sacerdote ha quindi invitato Suor Chiara che così ha ricordato Elena: «Era sempre con il sorriso, la sua vita era un inno alla vita, amava vivere e questo amore lo ha trasmesso a tutti noi. Era innamorata di Maria, della Mamma, la prima volta che ci siamo incontrati mi ha chiesto la collana della Madonna miracolosa, si aggrappava e si stringeva a lei ed io sono sicura che adesso Elena sarà avvolta dal manto di Maria e dal cielo continuerà a sorridere con Gesù».

Le parole di Suor Chiara sono state seguite dal canto corale e commosso della comunità nigeriana e dal salmo con il ritornello In the name of Jesus, nel nome di Gesù, per ricordare che tutti gli uomini sono uguali, «italiani e immigrati».

Nel frattempo la superstrada SS385 è stata teatro di un’importante operazione di polizia che su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Catania ha tratto in arresto cinque responsabili per i delitti di tratta di persone pluriaggravata, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina pluriaggravato e sfruttamento della prostituzione. L’operazione è nata dalla denuncia di una minorenne, non accompagnata al momento dello sbarco in Italia e subito costretta a prostituirsi. Dalle indagini è emerso un vero e proprio sistema di reclutamento di persone dal proprio paese d’origine, che anche attraverso riti voodoo erano destinate al mercato della prostituzione. Secondo la ricostruzione della Procura, spicca in particolare la figura di due sorelle che abitavano proprio a Catania ed erano supportate da un uomo, arrestato a Tivoli, che si occupava del prelievo delle ragazze nelle strutture, dell’avvio dell’iter burocratico per il rilascio del permesso di soggiorno e quindi del trasferimento a Catania. Tra gli arrestati c’è anche un altro uomo che gestiva le postazioni delle ragazze in un preciso tratto della SS385 facendosi pagare intorno ai 100 euro al mese e chiedendo supporto ad altre vittime che così potevano avanzare di carriera.

Ed è proprio una delle ragazze arrestate che in una preghiera scritta a ridosso di Natale chiedeva a Gesù «di abbandonare la strada delle prostituzione per sempre».

Una preghiera collettiva quella delle ragazze della Catania-Gela che per essere realizzata ha bisogno sì delle denunce, ma anche del supporto continuo delle istituzioni e associazioni impegnate nel settore.

E il fatto che oggi in quella cappella del cimitero di Catania sia stato celebrato un funerale per una donna che nella vita ha avuto poco e nulla ha in sé qualcosa di miracoloso. Le tre sorelle minori del Cuore Immacolato del piccolo convento di Caltagirone – da oltre due anni in missione sulla Catania-Gela – hanno toccato i cuori di chiunque abbia avuto a che fare con quella salma che racconta una storia triste, simile purtroppo a quella di tante altre ragazze. Con quell’ultima preghiera che tenta di restituire un minimo di dignità a quel corpo che tanto ha sofferto.


*Testo a cura di Alessandro Puglia, foto a cura di Orazio Cristaldi


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