Welfare & Lavoro

Rossini (Acli): «Serve intervenire per risolvere il mismatch tra formazione e mercato»

Il Rapporto sul mercato del lavoro 2018, presentato da Ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail, Anpal «dimostra che in Italia si spreca il capitale formativo umano» spiega il presidente nazionale di Acli e portavoce nazionale dell'Alleanza contro la povertà

di Lorenzo Maria Alvaro

Le Acli, commentando il Rapporto sul mercato del lavoro 2018, presentato da Ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail, Anpal, hanno parlato di “strabismo di sistema”. «Nel nostro Paese», spiegano, «si spreca il capitale formativo umano. Al mismatch tra il sistema di istruzione e formazione e il mercato del lavoro, si affianca il fatto che molti lavoratori vorrebbero lavorare di più e non possono, vorrebbero utilizzare meglio la formazione acquisita e non possono. È evidente come occorra ricalibrare il sistema di formazione oppure il sistema di produzione: oppure entrambi». Ne abbiamo parlato con Roberto Rossini, presidente nazionale di Acli e portavoce nazionale dell'Alleanza contro la povertà.


Commentando il Rapporto avete usato la definizione “strabismo di sistema”. In cosa consiste e come si corregge?
Bisogna capire su quale dei due sistemi occorre intervenire, se su quello economico produttivo o su quello formativo. A nostro parere entrambi. Siamo naturalmente in un'epoca in cui non si può più parlare dei pani quinquennali che determinino delle rigidità che per sistema mobile come il nostro non funzionerebbero. È però evidente che rispetto alla divisione internazionale del lavoro l'Italia potrebbe insistere su alcuni settori produttivi sui quali può rappresentare un'avanguardia e su questi fare un investimento deciso. Anche quelli che hanno un contenuto tecnologicamente elevato.

Ad esempio?
Abbiamo già alcuni settori come la meccanica in cui siamo tra i migliori al mondo. Sul tema dell'ambiente potremmo esserlo altrettanto.

E il sistema formativo?
Bisogna capire fra il numero infinito di facoltà che presenta il nostro Paese se ce ne sono alcune particolarmente strategiche e investire. Magari concedendo delle facilitazione agli studenti che intendono studiare in quegli ambiti. È così che si corregge il mismatching con il mondo del lavoro.

E in questo quadro dove si colloca la formazione professionale?
Fino ad orta abbiamo parlato di lunga scadenza. La formazione professionale è un elemento di flessibilità che è in grado di intervenire in tempi brevi per soddisfare bisogni a breve scadenza

Il cuore di tutto comunque sono i giovani…
È il tema principale di questo Paese. Per immaginare il futuro dell'Italia bisogna immaginare il futuro dei giovani. La questione nodale è che tipo di proposta di formazione saremo in grado di fare agli adolescenti di oggi fra quattro o cinque anni. A questo si lega il fatto che in Italia c'è un tasso di mobilità sociale bassissimo. Un Paese immobile dove può andare

Ed è questa la principale critica che fate al Reddito di Cittadinanza…
Sì perché è uno strumento che distribuisce un reddito nazionale stagnante. In più non si rivolge, se non marginalmente, ai giovani.

Il mercato del lavoro in Italia, nonostante la flessione economica però sembra tenere. È un dato positivo…
Sì, il lavoro italiano è tutelato e questo quadro normativo consente di reggere di fronte all'instabilità economica. È un fatto positivo ma non è generativo. Il lavoro non si genera per decreto

Ma stando alla sua idea di investimento in settori sia economici che formativi serve una forte scelta politica, o no?
È questo il vero punto debole. Serve un impegno diretto della politica per il lavoro. Che deve dare segnali mollo forti anche in termini internazionali. Il lavoro non si cerca, si attrae. Dobbiamo essere attrattivi. E questo certamente lo può fare solo la politica.


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