Politica & Istituzioni

Il caso TAV e i limiti del modello dell’Analisi Costi Benefici

L'analisi costi-benefici nell’assunzione di decisioni complesse sconta due grandi mancanze: il non coinvolgimento degli stakeholder e una sistematica sottovalutazione delle dimensioni sociali e ambientali. È necessario lo sviluppo di cultura e metodi di produzione di evidenze più inclusive e politicamente significative per i cittadini e i loro rappresentanti

di Filippo Montesi

Nelle ultime settimane abbiamo assistito a un acceso dibattito mediatico riguardo all’utilizzo dell’Analisi Costi Benefici (ACB) nel processo che porterà alla decisione dell’attuale governo rispetto al finanziamento e all’esecuzione della Nuova Linea Torino–Lione, NLTL, più nota come Treno ad alta velocità (TAV).

Da questo dibattito possiamo trarre alcune buone notizie e altre pessime notizie. La prima buona notizia è che la legge italiana prevede, prima (ndr) della realizzazione delle opere pubbliche e di pubblica utilità, l’analisi costi-benefici (ACB). La seconda buona notizia è che nel paese si stia discutendo sul ricorso a metodi di analisi che producono dati e informazioni a supporto delle organizzazioni nell’assunzione di decisioni complesse.

Sottolineare queste buone notizie, devo ammettere, è un disperato tentativo ottimistico di guardare all’attuale riflessione pubblica in una prospettiva costruttiva. D’altra parte, il dibattito appare particolarmente strumentalizzato ad applicare convinzioni politiche predeterminate, rischiando di avere già prodotto effetti particolarmente negativi per tutti coloro che cercano di supportare lo sviluppo di politiche basate sull’evidenza empirica. Questi effetti negativi sembrano ancora più consistenti se contestualizzati in un paese in cui il problema della sfiducia nelle evidenze è particolarmente grave (per esempio pensiamo all’esitazione vaccinale, al negazionismo del cambio climatico o al rigetto dell’indagine INVALSI nella scuola).

Stiamo infatti osservando una generale tendenza, sia tra coloro che sostengono la realizzazione del TAV che tra coloro che la avversano, ad apportare argomentazioni slegate dal merito, al fine di affermare le proprie convinzioni. Questo lo possiamo spiegare sia per una lucida intenzionalità politica e strumentale che per una naturale dissonanza cognitiva, per cui come essere umani necessitiamo di sanare le contraddizioni che viviamo attraverso vari processi elaborativi.

Tali argomentazioni possono essere ricondotte a due tipologie: quelle che evidenziano supposte stranezze o appartenenze di chi ha condotto l’analisi, cercando quindi di screditare i risultati; oppure quelle sprezzanti rispetto alle contro analisi realizzate, accantonandole come appunti disordinati frutto del lavoro più o meno nascosto di lobby. Questo tipo di dibattito denota la scarsa cultura valutativa di questo paese nelle politiche e nelle decisioni strategiche.

Così come il Prof. Ponti ha cercato di confutare (non so se efficacemente) le precedenti ACB realizzate da altri studiosi, sarebbe altrettanto salutare riflettere e criticare consapevolmente le ipotesi alla base del modello ACB del Professore. Sarebbe una preziosa occasione per entrambi i “fronti” Pro o Contro TAV capire quali sono gli effetti positivi o negativi, attesi o inattesi dell’opera, prendendo in attenta considerazione rilievi che aiuterebbero a migliorare l’impatto dell’intervento.

Questo caso tuttavia ci incoraggia ad approfondire in maniera critica il metodo stesso di analisi, evidenziando alcuni limiti della tradizionale ACB (non esistono metodi perfetti!). Dall’analisi del gruppo condotto dal Prof. Ponti, aldilà dei possibili errori, sono evidenti due mancanze a mio avviso fondamentali.

  • 1 – Vi è senz’altro una mancanza di coinvolgimento degli stakeholder (per esempio, cittadini, sindacati, associazioni di categoria, ambientalisti, etc.) per comprendere quanto valore è generato o distrutto, e come questo è effettivamente distribuito.

È proprio attraverso il coinvolgimento degli stakeholder che possiamo meglio identificare, misurare e soppesare il valore che questi percepiscono da un intervento, sia esso un’opera oppure un progetto sociale. Attraverso metodi più o meno partecipativi possiamo meglio focalizzare i processi di generazione, distruzione e distribuzione del valore, oltre a rafforzare l’ownership dei risultati stessi. Questo principio è talmente importante che ritengo sarebbe stato opportuno considerarlo fin dal principio nel momento in cui è stata progettata la NLTL, raccogliendo le prospettive dei territori.

  • 2 – Vi è una sistematica sottovalutazione delle dimensioni sociali e ambientali, come salute pubblica, qualità dell’ambiente, sviluppo territoriale, occupazione, sicurezza. Ciò in buona parte si spiega alla tendenza a limitare il campo di analisi valutazione alle grandezze determinabili in termini monetari senza eccessive difficoltà. D’altra parte, viviamo ogni giorno in prima persona esperienze che sottolineano l’importanza di dimensioni cosiddette intangibili per le nostre vite, per esempio l’ottenimento di un lavoro può avere conseguenze molto rilevanti nel caso sia gratificante oppure sia avvilente sulla nostra autostima e benessere. L’ACB si concentra solo ed esclusivamente sulla capacità di generare reddito da lavoro o deve ampliare il focus al benessere della persona?

A partire da queste considerazioni credo che sia urgente collettivamente proteggere la credibilità dei processi decisionali basati su evidenza e al tempo stesso esortare a un costante sviluppo della cultura e dei metodi di produzione di evidenze, affinché queste siano più inclusive delle prospettive degli stakeholder e politicamente significative per i cittadini e i loro rappresentanti.


*Filippo Montesi è di Human Foundation


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