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Riforma del Terzo settore, il vademecum per gli enti di assistenza sociale

Presentato oggi dall'Uneba. Marco Petrillo coordinatore del gruppo di lavoro sul dossier: «Questo testo cerca di dare una lettura alla natura fiscale e a quella civilistica della riforma»

di Paolo Biondi

Alla vigilia della prima riunione della Cabina di regia sulla riforma del Terzo settore presso la Presidenza del consiglio, gli addetti ai lavori si interrogano sulle criticità ancora irrisolte o non chiarite della riforma. Il tempo stringe anche perché la riforma prevede che l’iscrizione da parte degli enti del Terzo settore al nuovo Registro nazionale per poter essere effettuata in forma semplificata debba avvenire entro il 3 agosto prossimo. L’occasione della riflessione è stata offerta dalla presentazione da parte dell’Uneba (Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale, che conta 900 enti associati con 45.000 lavoratori impegnati) di un Vademecum fatto ad uso e consumo dei propri associati per districarsi fra le nuove norme. Il libretto, come è stato detto da Marco Petrillo coordinatore del gruppo di lavoro che l’ha prodotto, «cerca di dare una lettura alla natura fiscale e a quella civilistica della riforma, per dare ulteriori consigli agli enti».

«Un impegno molto importante e tempestivo», l’ha definito Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri, che ha ospitato nella sua sede romana l’iniziativa. «Negli ultimi tempi sono stati dati chiarimenti dal punto di vista civilistico. Manca l’inquadramento, cosa che causa agli enti di avere qualche preoccupazione non di poco conto visto che si trovano a rivedere la propria attività anche dal punto di vista fiscale. La preoccupazione degli amministratori si avverte sul canale fra Ets (Ente terzo settore) commerciale e l’Ets non commerciale», ha aggiunto Petrillo il quale ha ricordato come negli ultimi tempi l’attenzione si sia concentrata sul problema legato all’Iva: «Si ritiene possa nascere qualche pesante penalizzazione sul regime di esenzione. Siamo comunque fiduciosi perché sul problema è già stata accesa una luce al ministero delle Finanze».

Franco Massi, presidente dell’Uneba, ha detto che la sua associazione «ha le carte in regola per dire la sua sulla riforma: abbiamo iniziato a intervenire sui temi nel 2014, poi ci abbiamo dedicato il nostro congresso nel 2017. Quello che chiediamo ai nostri interlocutori istituzionali è semplificazione, chiarezza, certezze. I nostri enti non vogliono trovarsi intrappolati nella ragnatela delle diverse interpretazioni al testo legislativo perché hanno bisogno di concentrarsi sull’assistenza alle persone».

La portavoce del Terzo settore, Claudia Fiaschi, ha anticipato che all’ordine del giorno della riunione di domani della Cabina di regia ci sono soprattutto due criticità della riforma: l’atteso chiarimento sull’articolo 6 (identificazione delle attività di interesse generale e delle attività accessorie) e le linee guide per la stesura del bilancio sociale. Claudia Fiaschi ha ricordato come «tanto ha fatto discutere tutto il piano della trasparenza: abbiamo cercato di costruire una norma che tenesse presente la realtà degli enti e che rappresenta un modo di parlare al territorio».

Alessandro Lombardi, direttore generale dell’ufficio del Terzo settore del ministero del Lavoro e Politiche sociali, ha sottolineato che in tutto il processo della riforma si è cercato di realizzare «un percorso che ha come metodo un approccio di tipo partecipativo» e che nella riforma «vi è una salvaguardia della libertà dei corpi intermedi». Per quello che riguarda le criticità Lombardi ha in pratica rinviato ai tavoli che si stanno aprendo, sottolineando due aspetti specifici: per quel che riguarda i controlli «nel codice il sistema non è stato innovato, almeno riguardo all’oggetto del controllo» e, secondo aspetto, per quello che riguarda i patrimoni «chi vuole devolvere il patrimonio deve ottenere l’autorizzazione da parte dell’ufficio amministrativo centralizzato presso il ministero del Lavoro».

Il presidente Uneba Massi ha concluso che «le decine di migliaia di enti interessati alla riforma non hanno ancora ben chiari i tempi di applicazione e la loro configurazione futura. Siamo ancora nel periodo di incertezza per alcuni errori e dimenticanze attribuibili al precedente governo e per alcune gravi disattenzioni da parte dell’attuale governo. Molto c’è ancora da fare sui decreti mancanti, per le correzioni a quelli già emanati, per le intese con le Regioni e per i pareri della Commissione europea».


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