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Cooperazione & Relazioni internazionali

Archiviata l’indagine su AiBi in Congo

Il giudice ha deciso per l'«infondatezza delle notizie di reato» contro AiBi. Si chiude così un difficilissimo capitolo delle adozioni internazionali italiane. «Manifestiamo profonda e immensa gratitudine a quanti, e sono tantissimi, hanno creduto all’infondatezza delle accuse», scrivono il presidente, il consiglio direttivo e gli operatori tutti dell'Associazione

di Redazione

L’ha scritto per primo qualche giorno fa Fabrizio Gatti nel suo blog, che a suo tempo firmò la copertina di L’Espresso dal titolo “Ladri di Bambini”. «Marco Griffini, 71 anni, la moglie Irene Bertuzzi, 69, e la loro figlia Valentina Griffini, 36 anni, rispettivamente presidente, amministratore delegato e responsabile delle operazioni in Africa dell'ente autorizzato dal governo “Aibi – Amici dei bambini”, secondo la Procura di Milano non hanno commesso reati nelle procedure di adozione con la Repubblica Democratica del Congo».

Oggi anche Il fatto Quotidiano dà conto della decisione della Direzione distrettuale antimafia milanese, che ha archiviato l’inchiesta su AiBi per «totale infondatezza della notizia di reato». Il giudice Sofia Fioretta ha ritenuto che i fatti denunciati non sono penalmente rilevanti e che gli elementi raccolti nel corso delle indagini non sono idonei e sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio, accogliendo e depositando quindi il provvedimento di archiviazione. Pesantissime le accuse che erano state mosse ad AiBi: si disse che l’ente fosse a conoscenza del fatto che alcuni bambini del Congo, già abbinati a coppie italiane per l’adozione, non erano in realtà adottabili e che l’ente, pur sapendo, non avesse denunciato il fatto alla Commissione Adozioni Internazionali. Accuse per cui oggi c’è un preciso aggettivo: infondate.

Il Tribunale di Milano, con decreto di archiviazione datato 5 marzo 2019, accogliendo la richiesta della Procura di Milano del 2 gennaio 2018 presentata al GIP il 15 febbraio 2018, ordina quindi l'archiviazione del procedimento di indagine preliminare per «infondatezza della notizia di reato». Significa che tutte le accuse mosse contro i vertici di Ai.Bi. risultano prive di qualsiasi fondamento. L’esposto di oltre 600 pagine presentato dall'allora Vicepresidente della CAI, Silvia Della Monica, viene definito dal GIP di Milano «un assemblamento storico e cronologico di atti tradotti dalla lingua francese, privo di un impianto accusatorio preciso e di una concreta formulazione di un'ipotesi di reato a carico degli esponenti di Ai.Bi». Non solo. Il GIP, nelle 31 pagine del decreto di archiviazione, riconosce ad AiBi e in particolare al suo presidente, Marco Griffini, di «ammonire a gran voce in Italia, nell’interesse dei minori e delle coppie adottandi in Italia, che la condotta posta in essere dalla CAI rischiava di compromettere ogni possibilità di collaborazione con le autorità congolesi e di dar vita ad uno scontro istituzionale a tutto svantaggio degli aspiranti genitori e dei loro bambini».

Le prime parole di AiBi, nel comunicato con cui dà notizia dell’archiviazione, sono per i bambini. A firmarlo sono il presidente, il consiglio direttivo e gli operatori tutti dell’Associazione. «Nel rispetto delle famiglie e dei minori coinvolti nella vicenda delle adozioni in Repubblica Democratica del Congo, i principali danneggiati, Amici dei Bambini ringrazia e manifesta profonda e immensa gratitudine a quanti, e sono tantissimi, hanno creduto all’infondatezza delle accuse, dimostrando solidarietà, stima e affetto nei confronti di Amici dei Bambini e dei suoi collaboratori. Fiducia nello svolgimento del delicato ruolo di difesa e tutela del diritto di ogni bambino a vivere e crescere in famiglia, che trova riscontro nella decisione del Tribunale di Milano di procedere con l’archiviazione delle indagini su presunte irregolarità nelle procedure adottive di Amici dei Bambini in Repubblica Democratica del Congo», si legge.

Sono le stesse parole di Marco Griffini, il presidente e fondatore di AiBi: «Con il decreto di archiviazione del Tribunale di Milano, cala definitivamente il sipario su un triste capitolo delle adozioni internazionali in Italia che ha danneggiato in primis i minori e le famiglie coinvolte. A nome dell’Associazione rivolgo un doveroso e sentito ringraziamento alle famiglie adottive e affidatarie, ai sostenitori a distanza, ai donatori, ai volontari, agli amici, alle aziende, alle associazioni partner e a quanti hanno creduto nell’infondatezza delle accuse mosse contro AiBi e ci hanno dato la forza di continuare, con rinnovato slancio, la strada intrapresa insieme più di 35 anni fa».

News aggiornata l'8 marzo ore 16

Photo by rawpixel on Unsplash


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