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Economia & Impresa sociale 

L’Italia della bellezza sfida la crisi con la qualità

È Milano la capitale della cultura italiana, prima per incidenza della filiera in termini di valore aggiunto e occupazione. Il sistema produttivo culturale e creativo lombardo vale oltre 24 mld di valore aggiunto. A livello nazionale il 6,1% della ricchezza prodotta in Italia, nel 2017, pari a oltre 92 miliardi di euro arriva dalla creatività culturale. Sono alcuni dei dati del Rapporto di fondazione Symbola “Io sono cultura”

di Antonietta Nembri

Con la cultura non solo “si mangia”, ma si crea occupazione e valore aggiunto. A dirlo il Rapporto “Io sono cultura – L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisielaborato da Symbola e Unioncamere. Presentato oggi, giovedì 7 marzo a Milano nella sede del Touring Club Italiano. All’incontro, sostenuto dalla Fondazione Cariplo, sono intervenuti: Ermete Realacci presidente Fondazione Symbola, Leopoldo Freyrie architetto e promotore di Symbola, Giovanna Barni presidente CoopCulture, Franco Iseppi presidente Touring Club e Filippo Del Corno assessore Cultura Comune Milano. L’assessore in apertura dell’incontro ha sottolineato come la cultura sia anche creatrice di coesione sociale, mentre riferendosi ai dati del rapporto ha definito «lusinghieri», quelli riferiti a Milano.

Del resto più di 24 miliardi di euro e 350mila addetti collocano la Lombardia ai vertici del panorama culturale italiano. Si tratta di valori che, rispettivamente, incidono per il 7,2% e 7,4%. Milano si conferma prima su entrambi gli indicatori economici, con incidenze intorno ai dieci punti percentuali. Non solo, la Lombardia è prima nella produzione di valore aggiunto nelle filiere dell’Architettura e design (2,6 mld), Comunicazione (2 mld), Editoria (3,9 mld), Software e videogame (3,4 mld) e Performing arts (1,8 mld).

La cultura è dunque uno dei motori trainanti dell’economia italiana, uno dei fattori che più esaltano la qualità e la competitività del made in Italy. Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo, fatto da imprese, PA e non profit, genera più di 92 miliardi di euro e “attiva” altri settori dell’economia, arrivando a muovere, nell’insieme, 255,5 miliardi, equivalenti al 16,6% del valore aggiunto nazionale. Un dato comprensivo del valore prodotto dalle filiere del settore, ma anche di quella parte dell’economia che beneficia di cultura e creatività e che da queste viene stimolata, a cominciare dal turismo.
Una ricchezza che si riflette in positivo anche sull’occupazione: il solo Sistema Produttivo Culturale e Creativo dà lavoro a 1,5 milioni di persone, che rappresentano il 6,1% del totale degli occupati in Italia. Nel complesso, quello produttivo culturale e creativo è un sistema con il segno più: nel 2017 ha prodotto un valore aggiunto del 2,0% superiore. Gli occupati segnano una crescita dell’1,6%, superiore a quella del complesso dell’economia (+1,1%).

«Cultura e creatività sono la chiave di volta in tutti i settori produttivi di un’Italia che fa l’Italia e cresce il loro ruolo nell’economia. La bellezza è uno dei nostri punti di forza. Tanto che, secondo un’indagine della rivista US News e dell’Università della Pennsylvania, siamo addirittura il primo Paese al mondo per la influenza culturale. Un primato legato anche alla nostra capacità di trasmettere cultura e bellezza nelle produzioni e al nostro soft-power», commenta Ermete Realacci (nella foto) presidente della Fondazione Symbola. «Proprio questo intreccio caratteristico dell’Italia, tra cultura e manifattura, coesione sociale e innovazione, competitività e sostenibilità, rappresenta un’eredità del passato ma anche una chiave per il futuro». Il presidente di Symbola ha anche osservato come «il futuro resti molto complicato», ma tuttavia ha invitato a «scommettere su ciò che ci rende unici». Anche se ha avvertito che la fascinazione che l’Italia esercita va difesa continuando a produrre cultura «ci vorrebbe una Compagnia dell’anello», ha continuato ricordando come con i rapporti di Symbola si è reso misurabile il sistema.
A commentare i dati l’architetto Freyrie che ha osservato come nel rapporto emerga «la relazione forte tra attività culturale e sviluppo sostenibile», ma anche come l’occupazione sia «qualificata» e dati alla mano: «dove si investe in creatività c’è non solo più innovazione ma anche maggior incremento di occupazione e fatturato».

Venendo ai risultati del rapporto emerge che il sistema produttivo culturale e creativo lombardo registra, nel 2017, circa 24 miliardi di euro di valore aggiunto grazie all’impiego di oltre 350mila addetti. Milano è prima nella classifica delle province italiane che più producono ricchezza e occupazione con cultura e creatività. Un risultato raggiunto grazie alla dimensione creativa, ai vertici a livello nazionale. La Lombardia è prima nella produzione di valore aggiunto nelle filiere dell’Architettura e design (2,6 mld), Comunicazione (2 mld), Editoria (3,9 mld), Software e videogame (3,4 mld) e Performing arts (1,8 mld).
Ma il ruolo della cultura non si ferma alla sola quantificazione dei valori della filiera. Importanti sono anche i legami tra cultura e turismo. La Lombardia è la prima regione per spesa turistica attivata dalla domanda di cultura (3,9 miliardi di euro) e quinta per incidenza della stessa sul totale della spesa culturale (47,6%, quasi 10 punti in più della media nazionale). Tra le province, ben quattro (Monza-Brianza, Milano, Bergamo e Lecco) si collocano tra le prime venti nel panorama nazionale, con quote che oscillano tra il 65,9% di Monza- Brianza (quinta) fino al 52,6% di Lecco (diciottesima).

Io sono cultura è l’unico studio in Italia che, annualmente (questa è l’ottava edizione), quantifica il peso della cultura e della creatività nell’economia nazionale. I numeri dimostrano senza ombra di dubbio che la cultura è uno dei motori della nostra economia e della ripresa.
Dall’analisi emerge con chiarezza quanto il “sistema Italia” debba a cultura e creatività: il 6,1% della ricchezza prodotta in Italia, nel 2017, pari a oltre 92 miliardi di euro. Ma non finisce qui: perché il Sistema Produttivo Culturale e Creativo (Spcc) ha un effetto moltiplicatore sul resto dell'economia pari a 1,8. In altre parole, per ogni euro prodotto dal Spcc, se ne attivano 1,8 in altri settori. I 92 miliardi e più, quindi, ne “stimolano” altri 163, per arrivare a 255,5 miliardi complessivamente generati dall’intera filiera culturale; il 16,6% del valore aggiunto nazionale, col turismo come principale beneficiario di questo “effetto volano”. Più di un terzo della spesa turistica nazionale, esattamente il 38,1%, è attivata proprio dalla cultura e dalla creatività. Nell’anno dedicato dalla Commissione europea al Patrimonio culturale è importante ricordare il dovere morale e l’obbligo di restaurare e mettere in sicurezza l’enorme patrimonio culturale nelle aree colpite dai terremoti del Centro Italia. Una sfida che è anche l’occasione per creare un distretto di valore mondiale in cui valorizzare tecnologie, nuovi materiali e competenze. Grazie anche all’impiego, per 10 anni, dell’intera quota dell’8 per mille destinato allo Stato per i beni culturali dell’area del cratere. A questo l’Ue ha destinato notevoli risorse aggiuntive per la conservazione e promozione del patrimonio culturale.

Le industrie culturali producono, da sole, 33,6 miliardi di euro di valore aggiunto (il 2,2% del complessivo nazionale), dando lavoro a 488mila persone (1,9% degli addetti totali). Contributo importante anche dalle industrie creative, capaci di produrre 13,4 miliardi di valore aggiunto, grazie all’impiego di quasi 261mila addetti. Le Performing arts generano, invece, 7,9 miliardi di euro di ricchezza e 141mila posti di lavoro; a conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico si devono 2,8 miliardi di euro di valore aggiunto e 51mila addetti. A questi quattro ambiti, che rappresentano il cuore delle attività culturali e creative, si aggiungono i rilevanti risultati delle attività creative-driven: 34,5 miliardi di euro di valore aggiunto (il 2,2% del complessivo nazionale) e più di 579mila addetti (2,3% del totale nazionale).
Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo italiano conta, a fine 2017, 414.701 imprese, che incidono per il 6,7% sul totale delle attività economiche del Paese.

Più del 95% delle imprese operanti nel settore Core Cultura appartiene a due soli ambiti: culturale (148mila imprese, pari al 51,1% del totale) e creativo (127.849 imprese, pari al 44,1% del totale). Rispetto al 2016, il Sistema Produttivo Culturale e Creativo cresce all’interno di tutti gli ambiti, ad eccezione dell’industria creativa (-0,8%), soprattutto per il comparto editoria e stampa (94.604 imprese, -1,7% sul 2016).
Le imprese femminili sono in aumento nella filiera: sono, infatti, ben 52.297, pari al 18% delle imprese del Core Cultura, in crescita dello 0,3% rispetto al 2016. Più di una impresa femminile su due si concentra nell’editoria (il 53,9%), cui segue, a distanza, il comparto della comunicazione (18,8%).

Nel commentare il Rapporto Giovanna Barni ha sottolineato il ruolo della cooperazione che «mette al centro la persona e la forma non è indifferente nel raggiungimento dei risultati. Gli stessi visitatori non sono clienti, ma divengono comunità» e ha invitato ad allargare lo sguardo oltre al Pil. Da parte sua il presidente del Touring Club Franco Iseppi ha invitato a domandarsi il perché «questo Paese è attrattivo. Per il 90% di chi ritorna è il paesaggio e questo vuol dire: ambiente e stile di vita… Il nostro è un paesaggio antropizzato e storicizzato, ricco di eredità e offre l’opportunità di un turismo esperienziale». E in considerazione di ciò ha invitato a «investire sul volontariato culturale. Noi legando le nostre attività al paesaggio ci prendiamo cura dell’Italia come bene comune. Sono 46mila le associazioni che si prendono cura dell’Italia», ha osservato invitando a puntare sulla creazione di reti.


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