Politica & Istituzioni

L’innovazione didattica, dalle buone pratiche a sistema

Parte alla Camera un'indagine conoscitiva promossa dall'on. Alessandro Fusacchia (+Europa): «Dobbiamo colmare i divari che ancora esistono, contrastare le crescenti disuguaglianze nell’accesso a un’istruzione di qualità, fare in modo che la scuola diventi il luogo dell’emancipazione e che consenta a chiunque, a prescindere dalla famiglia di appartenenza o dalla geografia di partenza, di raggiungere i gradi più alti degli studi»

di Sara De Carli

La Commissione VII della Camera dei Deputati ha avviato un’indagine conoscitiva sull’innovazione didattica nelle scuole italiane, che si concluderà entro il 30 novembre 2019. La proposta viene da Alessandro Fusacchia (+Europa), già capo di gabinetto al MIUR con la ministra Stefania Giannini, ma ha trovato ampio sostegno tra tutte le forze politiche, di maggioranza e opposizione. «Partiamo con una ricognizione dello stato dell’arte dell’innovazione didattica – non solo legata alle nuove tecnologie – per valutarne l’impatto sull’apprendimento degli studenti e sul loro successivo orientamento, e con l’obiettivo di capire come trasformare tante buone prassi diffuse in tutta Italia nel patrimonio a disposizione di ogni docente, di ogni bambina e bambino, di tutti gli studenti che stiamo crescendo ogni giorno nelle nostre scuole», scrive Fusacchia presentando l’indagine. «Dobbiamo colmare i divari che ancora esistono, lottare contro la dispersione scolastica, contrastare le crescenti disuguaglianze nell’accesso a un’istruzione di qualità. In definitiva, dobbiamo fare in modo che la scuola diventi il luogo dell’emancipazione e che consenta a chiunque, a prescindere dalla famiglia di appartenenza o dalla geografia di partenza, di raggiungere – come recita la Costituzione – i gradi più alti degli studi».

L’obiettivo n. 4 dell’Agenda 2030 (i «Sustainable Development Goals») prevede un’istruzione di qualità per tutti. L’innovazione didattica, che non significa solo legata all’uso del digitale, è un tema fondamentale anche per far fronte alle esigenze della società e del mercato del lavoro. L’innovazione didattica ha una natura al tempo stesso tecnologica e sociale ed è necessario considerare entrambe queste componenti. Per questo il focus dell’indagine conoscitiva sarà «indagare il rapporto tra innovazione didattica, nuove metodologie di insegnamento, e innovazione digitale, per capire se e in quali casi (e come) esse siano collegate e in che misura diverse tipologie di innovazione didattica influenzino diversamente – tra loro, così come rispetto alla didattica più tradizionale – le scelte degli studenti (orientamento) e i successivi percorsi di formazione e apprendimento». In molti casi l’innovazione didattica esiste nella scuola italiana e «si sostanzia in un insieme di innumerevoli buone pratiche» ma ora «è centrale fare in modo che le migliori esperienze non restino a disposizione di pochi e delle avanguardie, ma si trasformino in patrimonio di tutto il sistema scolastico». Per l’indagine conoscitiva saranno auditi in via preliminare i rappresentanti del MIUR, dell’ISTAT, dell’INVALSI, dell’INDIRE e dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), poi le rappresentanze sindacali, le associazioni di categoria, gli esperti del settore, di fondazioni e associazioni, di istituti ed enti pubblici e privati che promuovono in Italia buone pratiche di innovazione didattica, nonché di eventuali ulteriori soggetti. Per saperne di più ed essere coinvolti è possibile compilare il form https://airtable.com/shrsCmIWD8qmJoIao.

Foto Istituto Chiossone


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