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Quel filo blu che impone di andare oltre i confini e far palestra di mondialità

Amref riporta dati, storie ed un appello del Direttore Micucci: “l'acqua, elemento così presente nelle nostre vite e così facile da spiegare anche ai bambini, ci pone davanti a una sfida che ha a che fare con la dignità, la giustizia e la sostenibilità mondiale”

di Redazione

Una fila di bimbi ad attendere la razione di acqua pulita in una scuola e una ragazza sull'uscio di in un'abitazione dove tra poco inizierà a parlare di igiene. Sono questi due fotogrammi, due storie, che nel piccolo ci aiutano ad entrare nella Giornata mondiale dell'Acqua del 22 marzo. La prima storia ci porta in Kenya e ci parla di carenza di acqua. La seconda, in Sud Sudan, parla delle Campionesse dell'acqua, figure che di casa in casa istruiscono le comunità sulle regole di base per tenere lontane le malattie. In mezzo ci sono dei dati drammatici e una sfida ancora molto lontana, che ci proietta verso il 2030. "Una sfida comune, che non ammette egoismi e confini di sorta" afferma il Direttore di Amref Health Africa in Italia, Guglielmo Micucci.

Secondo l'ultimo rapporto sullo sviluppo idrico globale dell'Unesco, presentato qualche giorno fa a Ginevra, nel 2015 circa 2 miliardi di persone non avevano accesso all'acqua potabile. Secondo questo rapporto, vive in Africa la metà delle persone che bevono acqua da fonti non sicure a livello globale.

"Secondo una stima entro il 2025, metà della popolazione del mondo vivrà in aree soggette a stress idrico" Guglielmo Micucci, direttore di Amref Health Africa in Italia, cita alcuni dati dell’Organizzazione Mondiale della Salute. "Nei paesi a basso e medio reddito, il 38% delle strutture sanitarie manca di fonti d'acqua migliorate. Se vogliamo ottenere entro il 2030 l’accesso universale ed equo all'acqua potabile sicura ed economica per tutti, la strada da fare è lunga, ma dobbiamo farla tutti insieme. Senza egoismi, anzi con una spinta a sentirsi cittadini di un unico pianeta. E l'acqua, elemento così presente nelle nostre vite e così facile da spiegare anche ai bambini, non può che essere la palestra per questo esercizio alla mondialità. Un filo blu, quello dell'acqua, che non può essere catalogato come problema da risolvere a casa loro o a casa nostra. Una sfida che ha a che fare con la dignità, la giustizia e la sostenibilità mondiale. Mondiale, e non solo dell’Africa, del Kenya o dell’Italia".

E dall'Africa, dal Kenya, viene il racconto di Arthur Mwai, operatore di Amref. "Un posto così caldo e umido ti lascia nauseato dalla sete, fino al delirio" ci racconta Arthur da un villaggio vicino Malindi, sulla costa del Kenya. "Questa è una terra sorda ai tentativi dei contadini di coltivarla e il raccolto del mais è sempre deludente". Arthur, avvezzo a sfide difficili, racconta “il mio cuore è sprofondato, quando ho visto dei bambini in fila per il razionamento dell’acqua”. Nella scuola in questione, ogni alunno riceve solo 1 tazza di circa 150 millilitri di acqua fresca, per due volte al giorno”. La maestra racconta ad Arthur "dobbiamo farlo. Il denaro della scuola non è sufficiente per comprare abbastanza acqua. Se non la razioniamo, quell'acqua durerà solo per due giorni. Dobbiamo farla durare per almeno una settimana". La scuola di cui ci racconta Arthur è situata nella sub contea di Magarini. " Qui sembra tutto fermo nel tempo, con alti tassi di analfabetismo e uno dei peggiori tassi di povertà nel Paese"

Con una popolazione di 46 milioni di persone, il 41% dei Keniani fa ancora affidamento su "fonti d'acqua non migliorate", come stagni, pozzi poco profondi e fiumi. Tornando sui dati globali del recente rapporto Unesco, riferiti al 2015, si riporta che solo il 23.7% della popolazione dell’Africa Sub-Sahariana aveva accesso ad acqua pulita, contro un tasso mondiale del 71%. Le conseguenti scarse condizioni igienico-sanitarie hanno dei drammatici riscontri in termini di malattie diarroiche come il colera, la febbre tifoide e la dissenteria e altre malattie tropicali trasmesse dall'acqua.

In Sud Sudan, Paese più giovane al mondo e colpito da decenni di conflitti e violenze, solo oltre la metà della popolazione ha accesso all'acqua pulita. Da qui nasce l'idea delle "Promotrici dell’Igiene e dell’acqua pulita", le campionesse dell'acqua di Amref. Come ci racconta Pamela, che opera a Maridi, nella regione di Western Equatoria. "La mia principale attività è informare e sensibilizzare le comunità a migliorare le condizioni di salute" racconta Pamela. "Io stessa non sapevo che potevo far bollire l'acqua o usare un additivo per purificarla. Oggi lo so e con queste informazioni visito le case che mi sono state assegnate una volta a settimana". Un'area vastissima di competenza che a fatica, senza mezzi di trasporto, Pamela e le altre Campionesse dell'Acqua riescono a coprire. "Ci sono anziani che hanno perso tutti i loro parenti per il conflitto e non riescono a badare ad ogni nostro consiglio". Per Pamela la strada è lunghissima e dura. Amref in questa area ha l'obiettivo di formare 450 promotrici dell'igiene. Intanto Pamela ci racconta che per coinvolgere più gente si fanno passare i messaggi componendo una canzone o mettendo in scena una teatralizzazione del problema. "Bisogna sapere attrarre. La comunicazione della salute deve essere anche coinvolgente, altrimenti non andremo lontano" ci confida.