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L’adozione in pancia? «Non limita la 194 ma offre concretamente un’alternativa all’aborto»

«L’adozione del concepito è una strada da percorrere se vogliamo applicare correttamente la Legge 194, che oggi solo in teoria si propone di prevenire l’aborto e tutelare la maternità»: così Marco Griffini commenta la proposta di legge dell'onorevole Stefani (Lega)

di Sara De Carli

L’adozione del “concepito”, Marco Griffini, presidente di AiBi, la propone da anni. Guardando all’adozione in pancia che già esiste negli Stati Uniti. Non sorprende quindi il suo plauso – fuori dal coro – alla notizia di una proposta di legge che introduce questa possibilità nell’ordinamento italiano. Si tratta della proposta di legge "Disposizioni in materia di adozione del concepito" (1238), presentata lo scorso 4 ottobre da Alberto Stefani, classe 1992, laurea in giurisprudenza, onorevole della Lega e ora assegnata alle Commissioni Giustizia e Affari sociali. «Ben venga finalmente una legge per salvare la vita nascente dall’aborto», commenta Griffini.

Il presidente di AiBi cita le «esperienze di Paesi esteri, come gli USA, dove da moltissimi anni esiste una simile legge, conosciuta come adozione in pancia che ha donato a migliaia e migliaia di bambini la vita e la possibilità di crescere in una famiglia amorevole. In passato, abbiamo sostenuto gli sforzi degli allora onorevoli Sberna e Giglio sull’adozione del concepito e come allora sosteremmo il cammino di questo nuovo disegno di legge dell'on. Stefani, offrendo l’esperienza delle forze sociali da anni impegnate sul tema». La proposta di legge è stata sottoscritta da una cinquantina di parlamentari leghisti. Stefani ha presentato come primo firmatario altre due proposte di legge, una per il riconoscimento dello studente caregiver (assegnata alla VII Commissione Cultura in sede referente il 30 ottobre 2018, mai esaminata) e una per vietare concessione di benefici penitenziari in caso di recidiva (assegnata alla II Commissione Giustizia in sede referente il 3 ottobre 2018, esame non ancora iniziato).

«La presente proposta di legge si prefigge di individuare le modalità più efficaci, sul piano delle scelte politiche, di prevenzione dell'aborto quale obiettivo primario delle scelte di sanità pubblica nonché di coniugare l'elevato numero di concepiti “indesiderati” e il desiderio reale di coppie disponibili all'adozione nazionale. A tali fini alla donna che abbia deciso di abortire a causa delle sue condizioni economiche, sociali o familiari, alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, ovvero a causa di previsioni di anomalie o di malformazioni del concepito, è data la possibilità di evitare l'IVG in considerazione dell'immediato inserimento del nascituro in una famiglia adottiva; alle coppie, disponibili all'adozione nazionale, il cui accesso all'adozione è di fatto precluso a causa di un insufficiente numero di bambini adottabili, è data una maggiore possibilità di adottare»: così l’onorevole presenta la proposta di legge.


Che avrebbe – sempre nelle parole dell’onorevole Stefani – tre capisaldi: la donna, in alternativa all'IVG per le ipotesi previste dalla legge 194, può ottenere lo stato di adottabilità del concepito, che è disposto, con rito abbreviato, con decreto del tribunale per i minorenni prima della nascita del concepito; la donna, fino al momento della nascita e nei sette giorni successivi, può sempre e liberamente revocare il proprio consenso allo stato di adottabilità del concepito; il tribunale per i minorenni, entro sette giorni dalla nascita del concepito dichiarato adottabile, sceglie la coppia tra un apposito elenco di coppie la cui residenza è posta a una distanza non inferiore a 500 chilometri dal luogo di nascita del concepito e dispone l'affidamento preadottivo, ai fini della successiva adozione. La scelta del tribunale per i minorenni preclude ogni possibile forma di commercio tra la madre naturale e la coppia», esplicita l’onorevole prevenendo l’obiezione che questa ipotesi possa facilitare una sorta di “utero in affitto”.

Il padre – o meglio «la persona eventualmente indicata come padre» – è citata tre volte: deve essere informata per iscritto, come la madre, della possibilità di ricorrere alle misure alternative all'interruzione volontaria della gravidanza e deve essere convocato dal pubblico ministero, per essere sentito, se la donna avvia la procedura dell'adozione del concepito: questo probabilmente è un punto molto da approfondire, perché se è vero che negli anni abbiamo letto tante lettere ai giornali di uomini che si sono lamentati di essere stati "tagliati fuori" dalla decisione per l'aborto presa dalla moglie o compagna, è altrattanto vero che questo potrebbe mettere a rischio in altre situazioni la libera scelta della donna. «Le misure proposte non costituiscono forme di riduzione della possibilità di accedere alle disposizioni della legge 194, ma rappresentano esclusivamente forme alternative all'IVG liberamente utilizzabili dalla donna». «Fino al momento della nascita e nei sette giorni successivi, la donna può liberamente revocare il proprio consenso allo stato di adottabilità del concepito, indipendentemente dall'intervenuta pubblicazione del decreto di adottabilità del concepito di cui al comma 2 del presente articolo e dalla scelta della coppia affidataria operata dal tribunale per i minorenni ai sensi del comma 4 dell'articolo 6», recita l'articolo 4 della proposta di legge.

È quindi «un disegno di legge per una corretta applicazione della legge 194, che rimette al centro dell’agenda politica di questo Paese il diritto alla vita dei bambini», dichiara Marco Griffini. «Sono decenni che sosteniamo l’urgenza di restituire dignità giuridica alla vita nascente e facilitare l’adozione dal concepimento, fornendo informazioni chiare, risposte concrete e sostegno medico, psicologico ed economico alle donne che si trovano in una situazione di vulnerabilità. L’adozione del concepito è una strada da percorrere se vogliamo applicare correttamente la Legge 194, che oggi solo in teoria si propone di prevenire l’aborto e tutelare la maternità», commenta Griffini.

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