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Oltre il labirinto dell’Autismo

Una tavola rotonda con Fondazione Sacra Famiglia, Portami per mano, Uniti per l’Autismo (coordinamento di 40 associazioni) e Aiutiamoli ha fatto il punto su progetti ed esperienze positive che mettono al centro le persone come Masha, autistica che oggi è “una risorsa” per l’azienda in cui lavora. Perché la Giornata mondiale della consapevolezza sull’Autismo non resti una data sul calendario

di Antonietta Nembri

Le giornate mondiali hanno sempre un che di cerimoniale. Sono l’occasione per accendere un faro su un tema con il rischio che 24 ore dopo si sia già passati oltre. Ed è un rischio che i promotori di “Mai più soli, per mano oltre il labirinto dell’autismo” non hanno voluto correre. Perché all’incontro e alla tavola rotonda al centro congressi di Fondazione Cariplo, venerdì 29 marzo, si sono portate testimonianze, progetti e risultati che sono frutto del lavoro di tante persone – specialisti e famiglie – che dura nel tempo.
A tessere gli interventi, dai saluti istituzionali alla tavola rotonda, Mimmo Pesce noto al pubblico per le sue performance a “Qui studio a voi stadio” su Telelombardia, presente anche in qualità di papà di Tommaso, giovane autistico di 22 anni.

Tra i primi a prendere la parola, subito dopo il saluto di benvenuto di Sergio Urbani dg di Fondazione Cariplo, don Marco Bove, presidente di Fondazione Sacra Famiglia che, dopo aver ricordato gli oltre 120 anni di attenzione alle fragilità e il fatto di come nel caso dell’autismo a mettere più ostacoli ci pensino «la società, la stupidità e la non conoscenza» ha ironizzato. «Dopo i 18 anni l’autismo non esiste più. Miracolo!. E invece è proprio su questo aspetto che stiamo lavorando per dare attenzione a tutto il percorso della vita», ha aggiunto riferendosi al servizio Counseling territoriale per l’Autismo di Sacra Famiglia, guidato dal dottor Lucio Moderato. «Mai più soli è un obiettivo», ha aggiunto Mariacristina Arrigoni dell’associazione Portami per Mano. Per il Comune di Milano erano presenti l’assessore Pierfrancesco Majorino che ha ringraziato gli organizzatori per il momento di riflessione e ricordato che «con molti dei presenti stiamo ragionando sulle cose da fare»; e il sindaco Beppe Sala (nella foto). Il primo cittadino ha rivendicato il fatto che dal 2011 si siano aumentate del 40% le risorse sulla disabilità anche se «siamo coscienti che siamo ancora lontani dal far fronte a tutto». «Il lavoro è la cifra della cultura ambrosiana, il lavoro ti dà dignità e questa è la sfida che mi voglio prendere», ha aggiunto.


Un momento della tavola rotonda

E di lavoro ha parlato proprio Lucio Moderato che ha aperto il suo intervento denunciando una fake news «al 18esimo anno d’età gli autistici scompaiono. L’autismo porta una disabilità, non è un fritto misto! Per questo serve un salto di qualità: oggi sull’autismo abbiamo un livello di conoscenze molto alto e parlare solo di socializzazione è un’ipocrisia, servono specializzazioni e formazione», ha continuato. «L’autismo non è una malattia, è una condizione che chiede di abilitare ed educare, serve una formazione ad ampio spettro perché se il mondo del lavoro non accoglie un giovane autistico dopo i 18 anni non abbiamo buttato via solo delle risorse, abbiamo buttato via una persona». Cosa che non è successa a Masha, giovane donna autistica di 25 che grazie all’accompagnamento del Counseling di Fondazione Sacra Famiglia lavora alla Ravensburger, l’azienda di giochi da tavolo, dall’ottobre 2018 e per l’azienda si è rivelata una “risorsa” «e Masha non è la sola che può farlo. Se adeguatamente supportate e seguite queste persone, smettiamola di chiamarle eternamente ragazzi, sono giovani adulti» ha chiosato Moderato «diventano eccellenti lavoratori, vere risorse per le aziende che scommettono su di loro. Come la Ravensburger: è stata Masha ha trovare ben 63 errori nel catalogo arrivato dalla Germania e che tutti pensavano perfetto».

Su questo filone anche il progetto Biblioteche aperte, elaborato elaborato dalle associazioni Portami per mano e Aiutiamoli e illustrato dalla psicoterapeuta Claudia Giangregorio, che si propone di sviluppare nella città di Milano, in collaborazione con il Servizio bibliotecario cittadino, modelli e pratiche di inserimento lavorativo grazie a due momenti: Book and baby, spazi di gioco e confronto, in biblioteca, fra bambini e ragazzi portatori di bisogni speciali e non, e Book and go, servizio di prestito bibliotecario innovativo in piazza – si pensa alla stazione Cadorna come sede – erogato da persone con disabilità e autismo insieme agli operatori. «In questo modo i ragazzi» spiega Giangregorio «da utenti diventano erogatori di servizi. Noi vogliamo offrire un modello di buone pratiche che Milano può esportare».

«Noi genitori stiamo facendo una battaglia di civiltà cercando di fare gruppo», ha detto Cristina Finazzi, portavoce di Uniti per l’Autismo che ha annunciato l’avvio di un progetto pilota per la creazione di un’équipe multidisciplinare previsto dalla legge regionale 15/2016 «una legge fantastica sulla carta. Peccato che esiste solo sulla carta e per la sua applicazione abbiamo raccolto 230mila firme». Testimonial della raccolta firme Elio che ha portato la sua testimonianza di padre di un bambino autistico «è umiliante raccogliere firme per far applicare una legge», ha osservato ricordando del resto come tutti i genitori facciano un corso accelerato sull’autismo «i soggetti autistici funzionano in un altro modo, ma funzionano. Per questo è fondamentale un aiuto competente che abilita il bambino. Tutti possono imparare». Elio ha denunciato il vuoto e il labirinto che i genitori si trovano ad affrontare, «siamo all’anno zero, ma occorre far sì che tutti possano accedere a servizi per fare in modo che i ragazzi siano inseriti e io spero che la nostra città possa diventare un faro».


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