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Costalli: «L’Europa dei popolari lavori per la coesione sociale»

Al via ieri a Bruxelles i lavori dell’iniziativa di Movimento cristiano lavoratori ed Eza. Obiettivo fare il punto con i partners europei provenienti da Belgio, Italia, Francia, Spagna, Germania, Portogallo, Polonia, Austria, Olanda, Bulgaria e Grecia, sul cammino verso un’Europa veramente unita. Attesa per l'intervento del presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, previsto per oggi

di Redazione

«Una delle priorità del nostro tempo è quella di recuperare la coesione sociale nei nostri Paesi e, per fare questo, dobbiamo promuovere la formazione, alimentare la cittadinanza attiva e ridurre le disuguaglianze»: con queste parole il presidente del Movimento Cristiano Lavoratori, Carlo Costalli, ha aperto i lavori del Seminario internazionale di studi europei, che ha preso il via martedì a Bruxelles, organizzato dal Mcl, Efal, Eza e Fondazione Italiana Europa Popolare e con il contributo dell’Ue.
Un’iniziativa pensata per fare il punto – insieme a partners europei provenienti da Belgio, Italia, Francia, Spagna, Germania, Portogallo, Polonia, Austria, Olanda, Bulgaria e Grecia – sul cammino verso un’Europa veramente unita, evidenziandone anche gli elementi di criticità e le battute d’arresto per ripartire insieme, con più fiducia e convinzione, verso la realizzazione del progetto europeo attraverso nuove politiche di inclusione sociale.

«In un’Europa preoccupata dallo spread e dalle risorse, e incapace di garantire e promuovere la coesione sociale, è quindi dalle politiche di inclusione che bisogna ripartire, soprattutto per riuscire a superare quella rabbia sociale che è stata definita “il male del secolo” e che ha generato l’ondata dell’antipolitica», ha rilevato ancora Costalli.
«L’Europa del multiculturalismo, che si fonda sull’idea che tutte le culture siano uguali, ha fallito», ha sottolineato Giovanni Maddalena, docente dell’Università del Molise: questo fallimento è figlio dell’idea che «non vi siano valori comuni, radici europee da difendere. Così si è finito col mettere in crisi il diritto, elemento essenziale per la convivenza dei popoli». Di qui la necessità di affrontare le sfide future che ci attendono «a partire dall’esigenza di recuperare le nostre radici popolari».

Ma cosa può fare concretamente l’Europa per migliorare la vita dei suoi cittadini? Secondo Luc Van Den Brande, presidente di Eza, «la prima cosa da fare è migliorare sensibilmente i livelli democratici. La crescente attenzione alla multiculturalità e la globalizzazione generano sfide, sia sul piano interno sia esterno, che non debbono mai, tuttavia, minare il fondamento stesso dell’Europa».
Di modelli di produzione e di partecipazione dei lavoratori ha parlato Francesco Seghezzi, direttore di Adapt, rilevandone l’impatto in termini di reale democrazia economica e sottolineando la necessità di «costruire modelli partecipativi che consentano di realizzare insieme gli obiettivi d’impresa». L’europarlamentare Lorenzo Cesa, portando il saluto suo e della delegazione italiana del Ppe, e rivendicando «il lavoro politico per costruire un riferimento unitario del partito in Italia», ha frontalmente attaccato «la scelta della Lega di unire tutte le forze populiste e antieuropeiste, anche i filonazisti, in una logica distruttiva». Una scelta, ha spiegato Cesa, «peraltro inutile, visto che queste forze saranno marginali e si confermerà una maggioranza europeista».

Intanto, cresce l’attesa per l’intervento del presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, atteso per oggi, insieme ad altri parlamentari europei.