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Massimo Coen Cagli: «Si apre una nuova era per il fundraising culturale»

L'intervento conclusivo dell’evento “+ Fundraising + Cultura” direttore scientifico della Scuola di Fundraising di Roma. «È necessario dare vita ad un osservatorio permanente sul fundraising culturale in Italia, che svolga una triplice funzione: monitorare l’evoluzione del fenomeno, realizzare programmi e progetti per farlo migliorare e fare ricerca»

di Massimo Coen Cagli

Tutti i rappresentanti di enti pubblici e privati che sono intervenuti sono stati sostanzialmente d’accordo nel riconoscere la necessità di dare maggiore importanza al tema del fundraising per la cultura e dare vita ad una serie di programmi e provvedimenti concreti favorendo in tutti i modi la collaborazione e la sinergia tra tutti gli interlocutori pubblici e privati della cultura per attuarli. E questo è anche quello che emerge dal sondaggio “Di’ la tua sul fundraising per la cultura” lanciato durante l’evento.

A nostro avviso è necessario dare vita ad un osservatorio permanente sul fundraising culturale in Italia, che svolga una triplice funzione: monitorare l’evoluzione del fenomeno del fundraising culturale, elaborare e realizzare concreti programmi e progetti per farlo migliorare, fare ricerca sul fenomeno del mecenatismo e delle altre forme di sostegno privato. Solo così potrà crescere il fundraising culturale del nostro paese e attestarsi al livello che esso ha in molti altri paesi che pure devono gestire un patrimonio meno ingente di quello italiano. Ma auspico che da subito si diano dei segnali di forte concretezza e uno su tutti: realizzare una campagna nazionale di raccolta fondi per il nostro patrimonio culturale durante le giornate di apertura gratis dei musei. Potremmo così coinvolgere milioni di persone attorno ad una delle sfide più grandi che il nostro paese deve affrontare.

Le priorità che sono state segnalate durante gli interventi e attraverso il sondaggio sono: la formazione al fundraising di tutto il personale con particolare riferimento ai dirigenti delle istituzioni culturali, il maggiore coinvolgimento della comunità nella vita delle istituzioni culturali attraverso processi partecipativi, la semplificazione di aspetti burocratici e amministrativi che rendono alcune modalità di raccolta fondi di difficile attuazione (come la raccolta di microdonazioni e le sponsorizzazioni), la creazione di servizi per il fundraising a disposizione per le realtà culturali minori (che rappresentano il 90% del nostro patrimonio), un programma speciale per il patrimonio culturale presente nelle regioni meridionali dove l’assenza di player privati importanti (fondazioni e aziende) rende più difficile l’azione di fundraising delle istituzioni culturali.

Ma questo si può fare solo a due condizioni: la prima è che vi sia una reale collaborazione e interazione tra interlocutori pubblici e privati. Un’interazione che non avvenga solo nel momento in cui le istituzioni culturali chiedono fondi e il privato è chiamato a rispondere, ma già nell’individuazione dei progetti da realizzare integrando le istanze della cultura con quelle dei soggetti privati: individui, aziende e fondazioni. La seconda è che vi sia una reale volontà di fare cose concrete da subito e di non fermarsi al dibattito.

La Scuola di Fundraising di Roma, forte del consenso che è emerso da parte di tutti gli interlocutori intervenuti, si farà promotore nei prossimi giorni di questo osservatorio invitando a collaborare fattivamente le istituzioni centrali e locali, gli istituti culturali, le fondazioni e il mondo delle aziende.


Tutti i contenuti che sono emersi durante il convegno saranno accessibili a partire dal 29 aprile sul sito fundraisingperlacultura.it , che in tal senso rappresenta la prima piattaforma per costruire questo osservatorio. Sul sito verrà aperto a tutti gli interessati il sondaggio lanciato durante l’evento.


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