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Istat: ecco l’aggiornamento sui numeri del non profit

Si completa con l'aggiornamento di oggi il quadro del rilevamento 2015 (un ulteriore censimento è in preparazione). Il non profit cresce. Tra i dati rilevanti il fatto che nell’85,5% delle istituzioni non profit italiane la fonte di finanziamento principale è di provenienza privata, mentre nel 14,5% dei casi è prevalentemente pubblica (quota che cresce leggermente rispetto al valore rilevato nel 2011, pari al 13.9%)

di Redazione

L’Istat completa la diffusione dei risultati della prima edizione del Censimento permanente delle istituzioni non profit riferito al 31 dicembre 2015.

A integrazione delle informazioni finora diffuse, sono disponibili sul datawarehouse I.Stat, nell’area dedicata al Censimento dell’industria e dei servizi/Istituzioni non profit, i dati relativi al tipo di attività economica svolta dalle istituzioni e alla tipologia di finanziamento prevalente, confrontati con i risultati del Censimento generale del 2011.

Con questa diffusione si completa il quadro informativo offerto dalla rilevazione campionaria triennale. La nuova edizione della rilevazione è in corso di progettazione.

Il quadro informativo di base del settore non profit continuerà ad essere aggiornato annualmente a partire dal registro delle istituzioni non profit che utilizza in modo intensivo tutte le informazioni statistiche ed amministrative già disponibili all’Istat.

Principali risultati

Le informazioni rese oggi disponibili confermano la positiva evoluzione del settore non profit nel periodo 2011-2015 in tutte le dimensioni economiche rilevanti: numero di istituzioni, numero di risorse umane impiegate e valore delle risorse economiche disponibili a prezzi correnti.

Le 336.275 istituzioni non profit attive in Italia al 31 dicembre 2015 contano sul contributo lavorativo di 5,5 milioni di volontari, 788 mila dipendenti e 294 mila lavoratori esterni, con un incremento rispetto al 2011 pari rispettivamente al 16,2%, al 15,8% ed all’8,5%.

Il totale delle entrate delle istituzioni non profit è pari a 70 miliardi di euro; il totale delle uscite ammonta a 61 miliardi di euro (in crescita rispetto al 2011 rispettivamente del 10,1% e del 6,9%.

Il 77,6% delle entrate si concentra in cinque settori di attività: Sanità (17,1%), Cultura, sport e ricreazione (16,9%), Assistenza sociale e protezione civile (16,7%), Altre attività (15,8%), Istruzione e ricerca (11,1%).

Il 61% delle istituzioni non profit italiane ha dimensioni economiche contenute, con entrate in bilancio inferiori a 30 mila euro: in particolare nel 38,1% le entrate sono inferiori a 10 mila euro e nel 22,6% dei casi sono comprese fra i 10 mila e i 30 mila euro. Sono invece di dimensioni medio-grandi (con entrate comprese fra 30 mila e 100 mila euro) il 20,9% delle istituzioni non profit rilevate e di dimensioni rilevanti (con entrate superiori a 100 mila euro) il 18,4%.

Nell’85,5% delle istituzioni non profit italiane la fonte di finanziamento principale è di provenienza privata, mentre nel 14,5% dei casi è prevalentemente pubblica (quota che cresce leggermente rispetto al valore rilevato nel 2011, pari al 13.9%). Le istituzioni che utilizzano maggiormente fonti di finanziamento pubblico sono attive in via prevalente nei settori della Sanità (48,2%, con un incremento di 12 punti percentuali rispetto al 2011); dell’Assistenza sociale e protezione civile (33,4%); dello Sviluppo economico e coesione sociale (27%). Il ricorso a introiti di fonte privata è più diffuso invece tra le istituzioni che operano nei settori della Religione (97,8%), delle Relazioni sindacali e rappresentanza di interessi (94,6%), della Cooperazione e solidarietà internazionale (89,6%).

In particolare, la maggiore incidenza sul totale delle entrate è data dai contributi annui degli aderenti (27,3%), dai proventi derivanti da contratti e/o convenzioni con istituzioni pubbliche (25,1%) e dai proventi derivanti della vendita di beni e servizi (22,9%). I proventi di origine finanziaria e patrimoniale incidono in bilancio per l’8% del totale, i contributi, offerte, donazioni e lasciti testamentari incidono per il 6,9% e le altre entrate per il 6,3%. La quota più contenuta è costituita dalle entrate derivanti da sussidi e contributi a titolo gratuito da parte di istituzioni pubbliche (3,5%).

La maggior parte delle spese delle istituzioni non profit è destinata nel 2015 all’acquisto di beni e servizi (35,2%) e alla retribuzione del personale dipendente (32,3%).

Le istituzioni non profit sono state distinte in relazione al tipo di attività economica svolta, tra unità market, che operano prevalentemente sul mercato e sono orientate alla produzione di beni e servizi vendibili, e unità non market. I risultati della rilevazione mostrano che le istituzioni non market costituiscono il 66,8% del settore non profit italiano e le istituzioni market il 33,2% (con un incremento di 2,6 punti percentuali rispetto al 2011).

Si riconferma nel 2015, accanto alle istituzioni orientate alla collettività (263 mila, pari all’78,3%), la presenza di istituzioni non profit che erogano servizi a persone con specifici disagi: si tratta di 73 mila istituzioni. pari al 21,7% del totale (in crescita rispetto al valore riscontrato nel 2011, pari al 16,7%). La metà delle istituzioni non profit che erogano servizi a persone disagiate si occupano di disabilità fisica e/o intellettiva (52%) e il 25,7% si occupa di persone in difficoltà economica. Le altre principali categorie a cui si rivolgono le istituzioni non profit dedite al disagio sono: persone con disagio psico/sociale (19,5%), minori in difficoltà (17,4%), immigrati e minoranze etniche (14,4%).


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