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Festival del Silenzio, arriva l’atteso bis

Dopo il successo della prima edizione, torna a Milano dal 2 al 5 maggio il festival internazionale di performing arts che quest’anno grazie alla forte connessione con Ietm, il network mondiale di operatori culturali che in questa forma d’arte vedono uno strumento di cambiamento e coesione sociale, punta decisamente sull’accessibilità. Per Rita Mazza, direttrice artistica: «Vogliamo farci promotori di un accesso equo e reale all’arte»

di Antonietta Nembri

Lo scorso anno Milano ha ospitato la prima edizione del Festival del Silenzio, tre giorni nel segno dell’accessibilità, e ora, dopo il successo ottenuto (oltre 2mila spettatori e la Medaglia del Presidente della Repubblica – qui la news), dal 2 al 5 maggio, sempre alla Fabbrica del Vapore arriva l’attesa seconda edizione di questo festival internazionale di performing arts con un focus sull’accesso di lingua e comunicazione che – con la direzione artistica di Rita Mazza, attrice e artista nativa segnante – è promosso sempre da Fattoria Vittadini. Anche l’edizione 2019 vede confermata la Medaglia del Presidente della Repubblica. Assegnazione che per Rita Mazza «è un rinnovato riconoscimento all'impegno di Fattoria Vittadini e del Festival verso una cultura accessibile a tutti i livelli. Un simbolo che che rende ancora più forte il messaggio che vogliamo lanciare all'industria culturale: fare arte accessibile deve essere un impegno da parte di tutti. E insieme è possibile!».

Quest’anno il Festival del Silenzio ha sviluppato una forte connessione con Ietm – International network for contemporary performing arts – network mondiale di operatori culturali che vedono nelle performing arts uno strumento di cambiamento e coesione sociale, facendosi promotore di un modo di fare cultura e arte “inclusive”. E l’inclusione sarà al centro del Satellite Meeting Ietm sul tema “Barriere di lingua e comunicazione nelle performing arts” per discutere, anche con incontri, spettacoli ed esercitazioni, del loro abbattimento, prendendo le mosse da una domanda: alla luce delle differenze di lingua, comunicazione, nazionalità per ciascuno di noi si può parlare di accesso equo (Equal Access) alla cultura?
Due eventi in uno (il Satellite Meeting Ietm e il festival del Silenzio) che fanno di Milano una città dell’Accesso, dei Diritti Civili, della Fraternità, della Cura della persona in quanto tale, della Solidarietà e della Socialità anche nell’Arte e nella Cultura.

«Quest’anno in modo ancora più forte vogliamo farci promotori di un accesso equo e reale e lanciare un segnale all’industria culturale: bisogna lavorare affinché ogni spettacolo, ogni forma d’arte siano accessibili a tutti» insiste Rita Mazza (nella foto). «Al festival incontrerete diverse proposte e ciascuna di esse, che si tratti di danza, teatro, arte visiva, cinema, è concepita, o se necessario modificata ad hoc, perché possa essere fruita e apprezzata da ogni tipo di pubblico, di qualsiasi cultura o provenienza, senza necessariamente dover conoscere l’una o l’altra lingua, verbale o segnata». Dalla direttrice artistica del Festival l’invito quindi « ad aprire la mente e lo sguardo a un'esperienza nuova e ad accogliere le meravigliose diversità e unicità che ognuno di noi può donare agli altri. E non dimenticate di divertirvi! Perché solo nella leggerezza possiamo cogliere quanto di bello ci circonda».

La seconda edizione del festival che viene inaugurata alla Sala Marco Biagi del Palazzo Regione Lombardia (2 maggio, ore 15) presenta un programma molto ricco. Ampio spazio dedicato alla performance dal vivo con artisti internazionali, elemento fondamentale per avvicinare nuove categorie di pubblico e per proporre prodotti artistici di qualità poco presenti nelle programmazioni dei teatri e dei festival italiani, ma anche workshop, lezioni, cinema, mostre, Kindergarden bilingue italiano/LIS e attività per bambini a cura di Lisabilità e altre esperienze. Vista la ricchezza di proposte il cartellone è idealmente diviso in aree tematiche in modo che – sottolinea la nota stampa – «ogni spettatore possa idealmente costruirsi il “suo” festival».

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Nella gallery immagini di alcune performarce – Foto di Jack Wingley; Bartek Cieniawa; Veronica Billi; Alice Brazzit; Carola Ducoli; J.A. Dupont

Gli amanti della danza potranno scegliere tra le proposte della categoria Bodies: quattro diverse poetiche e quattro diversi approcci al corpo, al movimento, alla coreografia. Ariella Vidach – AiEP (IT/CH) con VOXsolo (2 maggio) dà vita a uno spazio/paesaggio in cui la performer reinventa il rapporto con la voce, i suoni, le immagini; Mele Broomes | V/DA (GB) in Void (3,4 maggio) reimmagina il romanzo cult di JG Ballard Concrete Island attraverso la lente di una protagonista nera (rispetto all’originale maschio bianco), intrecciando la danza con ambientazioni visive in continua evoluzione manipolate dal vivo.
Attinge invece alle sue origine vietnamite il coreografo Dam Van Huynh (GB) che con Đep (3,4 maggio) mette in scena un inno alla bellezza e alla vita. Chiara Bersani (IT) con il suo Gentle unicorn (2 maggio) dà invece corpo, respiro, carne e sangue ad un essere mitico diventato nel tempo una (inflazionata) icona pop.
Idealmente collegata anche la performance firmata da Fattoria Vittadini (IT), iLove (3,4 maggio), storico duetto al maschile sull’amore di e con Cesare Benedetti e Riccardo Olivier che dopo aver girato in Italia e all’estero per oltre sei anni, ritrova ora nuova linfa grazie all’innesto della Lis che affianca la danza e rende la performance totalmente fruibile a un pubblico misto

Chi è interessato a uno sguardo sul contemporaneo si può orientare tra i progetti realizzati in collaborazione con Zona K, centro culturale milanese dedicato all’incontro tra discipline artistiche e culture che ha intrecciato un comune percorso sul contemporaneo con Fattoria Vittadini. Generazione Glocale (2 maggio) è una performance partecipativa che si domanda chi siano le tribù globali e locali delle città di oggi; Peregrinus (5 maggio) di KTO Theatre (PL) è invece lo spaccato di una giornata di un comune uomo del XXI secolo, diviso tra casa e lavoro, in un mondo in cui il consumismo è l’unica religione e My Place (2 maggio) di Qui e ora Residenza Teatrale (IT) e Silvia Gribaudi (IT) si confronta invece sul ruolo del corpo femminile nel mondo contemporaneo.

Uno sguardo sul contemporaneo arriva anche da Fragile Artists (IT), collettivo interdisciplinare di performer, fotografe e una drammaturga che indaga sulla relazione tra danza e fotografia, contaminando le due arti e realizzando performance sul rapporto tra corpo e identità nella società contemporanea. Il collettivo propone Fragile (2 maggio) di e con Noemi Bresciani e FeMale (4,5 maggio) sul rapporto/contrasto tra maschile e femminile.
La Comunicazione oggi è presente in altri due progetti internazionali. Hallo! di Aidyn Teker (TR) (3,4,5 maggio), sul non sentire e non essere sentiti, e Where are you now? di Kay Schuttel (NL) (2,3,4,5 maggio) performance site-specific che indaga la “meccanizzazione” dell’uomo al tempo dei dispositivi digitali e delle comunicazioni social.


Đep, della Van Huynh Company in un'immagine di Barry Lewis

Come lo scorso anno tornano le Esperienze, proposte cui il pubblico è chiamato a prendere parte in prima persona.

SI’LɛNTSJOSE TRACCE (3,4,5 maggio) di Laboratorio Silenzio (IT), gruppo teatrale composto da performer sordi e udenti, è una camminata silenziosa in fila indiana in cui i partecipanti possono riscoprire in modo extraquotidiano lo spazio che li circonda e lasciare tracce del loro passaggio attraverso piccole azioni performative.
In Minor Place (4,5 maggio) di Giorgia Ohanesian Nardin (IT/AM) il pubblico è invitato ad accedere allo spazio scenico, con la libertà di decidere in qualsiasi momento di interrompere, condividendo una pratica di empatia e osservazione comune.
Torna poi MIM – The Medium is the Massage (3,4,5 maggio) di Jacques-André Dupont (FR/CO), una coreografia tattile che nel 2018 ha appassionato un foltissimo pubblico. L’esperienza è aperta ad un piccolo gruppo di spettatori che riceve sul proprio corpo la coreografia tattile, mentre altri spettatori restano in osservazione prima di invertire i ruoli.
È invece un’esperienza Sul silenzio quella proposta da Tecnologia Filosofica (IT) in Boule de Neige (5 maggio) che accompagna lo spettatore in un viaggio tra percezione e suggestione, silenzio e gestualità, movimento e video.

Nel corso del Festival sarà ovviamente possibile entrare in contatto con la cultura segnante e conoscere le potenzialità espressive e artistiche delle lingue dei segni con la sezione Sign Art Culture: in Dante in Visual Art (3,4 maggio) il giovane e talentuoso attore segnante Filippo Calcagno (IT) della compagnia Emit Flesti (IT), narra alcuni canti dell’Inferno dantesco accompagnato dalla voce dell’attrice Maria Vittoria Barrella, mentre le Illustrazioni di Gustave Doré evocano gli stessi passi. Una performance che coniuga immagine, voce e segni risultando completamente fruibile da un pubblico misto.
La performance Nel segno del Minotauro (5 maggio) di Carlo Maria Vella (IT) nasce come sperimentazione di diversi linguaggi non verbali e vede in scena attrici sorde e udenti. La performance è stata realizzata grazie al sostegno del bando, promosso lo scorso anno dal Festival, “In principio era il Segno”.

La serata del 4 maggio, con Visual Sign Performances sarà invece un’occasione unica per conoscere la poesia in Lis, lo storytelling, il visual vernacular e altre forme espressive tipiche della cultura sorda segnante.
In scena Valentina Bani (IT) e Lucia Daniele (IT) con testi poetici composti da loro o tradotti da testi scritti, Nikita Lymar (RU) che propone poesie scritte in Rsl – Lingua dei Segni russa, sua lingua madre, poi tradotti in russo e italiano scritto, IS – Lingua dei Segni internazionale e visual vernacular dallo stesso artista; Fabio Zamparo (IT) è invece un artista di Visual Vernacular, tecnica narrativa utilizzata per raccontare storie in modo cinematografico utilizzando segni, gesti ed espressioni facciali che rappresentano personaggi e azioni, come fossero visti dalla macchina da presa.
Per avvicinare i neofiti, poi, non mancheranno le lezioni di introduzione alle Lingue dei Segni e alla loro cultura tenute da Rita Mazza.
A completare il programma anche una selezione video a cura di Cinedeaf, unico festival internazionale di cinema sordo ideato in Italia, che anche in questa seconda edizione propone alcune significative esperienze cinematografiche.

Tra le attività collaterali vi sono le visite guidate al Cimitero monumentale condotte in Lis da Martina Marchi a cura di Umane AlterAzioni, le lezioni di yoga in Lis, i workshop condotti dalla star internazionale del teatro visivo Ramesh Meyyappan, artista segnante originario di Singapore e residente a Glasgow, dal coreografo Dam Van Huynh, e dalla fotografa Sara Colzi, mentre i momenti di networking (Aperisign, aperitivo in cui usare la LIS per ordinare, i party, il late night meeting point) sono momenti pensati per permettere agli spettatori di conoscere la Lis e la sua cultura e "viverla” per una manciata di ore con leggerezza.
Da non dimenticare, in fatti che tra gli obiettivi principali del Festival c’è il sostegno al riconoscimento della Lis – Lingua dei Segni Italiana come lingua vera e propria. Al momento in Europa soltanto l’Italia non ha ancora riconosciuto la propria Lingua dei Segni attraverso una legge nazionale, nonostante la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità del 2006, ratificata dal Governo italiano con legge 18/2009, tuteli espressamente la specifica identità linguistico-culturale delle persone sorde, indicando agli Stati di riconoscere tali lingue e promuovendone l’acquisizione e l’uso.
Il riconoscimento giuridico della Lis come minoranza linguistica garantirebbe il diritto ad ogni persona sorda/segnante di scegliere come comunicare e integrarsi: un effettivo e illimitato accesso all’informazione, alla comunicazione, alla cultura, all’educazione, ai servizi, alla vita sociale, lavorativa e ricreativa, un’equa rappresentazione politica e giuridica.
Tutto il programma del festival e del Satellite Meeting Ietm è online


In apertura nella foto di MIrella De Bernardi VOXsolo di Ariella Vidach – Aiep


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