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Cooperazione & Relazioni internazionali

Perché la Francia consegna barche militari alla guardia costiera libica?

Con l'invio di sei barche alla marina libica, il governo francese scatena l'ira di otto Ong francesi, che hanno presentato un ricorso al tribunale di Parigi: «quelle sono barche militari, non da soccorso»

di Marco Dotti

Sono 8 le Ong che nelle scorse ore hanno presentato ricorso al Tribunale amministrativo di Parigi contro la consegna da parte della Francia di imbarcazioni alla marina libica.
Già a febbraio il Ministro delle Forze Armate, Florence Parly, aveva annunciato l'intenzione, inviando gratuitamente imbarcazioni per «aiutare Tripoli a contrastare l'immigrazione clandestina». È proprio così?

La questione si complica, perché Amnesty International France che, con Médecins sans Frontieres è tra le organizzazioni che hanno presentato ricorso, la consegna va sospesa.

Cécile Coudriou, presidente di Amnesty International France, alla Reuters attacca: «Molti esempi dimostrano che la guardia costiera libica tratta i migranti in maniera estremamente brutale, è totalmente irrispettosa dei diritti umani e li rimanda all'inferno».

Amnesty ricorda sul suo sito web che i migranti intercettati mentre cercavano di fuggire dalla Libia «sono collocati in centri di detenzione con condizioni di vita al di sotto degli standard» umanitari. Viene indicato il caso-Italia, come esempio da non seguire. E, poi, crescono i dubbi tecnici, non solo quelli di opportunità politica.

A inquietare le Ong è soprattutto la tipologia di imbarcazioni che verranno consegnate alla guardia costiera libica. Il governo, riporta il quotidiano Libération, le ha acquistate dall'impresa Sillinger, la stessa che rifornisce le forze speciali d'Oltralpe. Sono modelli militari 1200 Rafale di quasi 12 metri di lunghezza, molto veloci, in grado di trasportare fino a 25 persone.

Secondo le informazioni fornite da Sillinger sul suo sito web, hanno un optional che inquieta le Ong: la possibilità di installare, a poppa e a prua, porta mitragliatrici.

«Se la Francia avesse voluto forniere barche per il salvataggio in mare, si sarebbe rivolta ad altri tipi di barche. Nel sito di Sillinger è chiaro che ci sono barche speciali per il salvataggio in mare», ma non queste, dice Lola Schulmann che per Amnesty segue la questione dei rifugiati.

Le sei barche che verranno consegnate quanto prima, se non interverrà il tribunale dichiarando l'illegittimità dell'atto: le prime due arriveranno in Libia giugno, le restanti entro la fine dell'anno.

Le 1200 Rafale sono barche veloci con scafi semirigidi. Secondo le norme francesi ed europee sui trasferimenti di armi, si legge nel ricorso presentato in tribunale, si tratta di materiale militare, disciplinato in particolare dal trattato sul commercio di armi (ATT).

Nel 2011 l'Unione Europea – tanto evocata da Macron per la sua campagna elettorale – ha istituito un embargo che vieta la fornitura, la vendita e il trasferimento diretto o indiretto di armi e altre attrezzature militari alla Libia. Tale embargo si basa su quello adottato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Gli embarghi europei e internazionali e l'ATT impongono agli Stati di non trasferire attrezzature militari che violerebbero il diritto internazionale. Il trasferimento di navi dalla Francia verso la Libia sarebbe dunque contrario alle norme vigenti sul trasferimento di armi e renderebbe la Libia complice di tali violazioni.


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