Attivismo civico & Terzo settore

Curiosità, networking, consapevolezza: ecco le caratteristiche del nuovo fundraising

Per chi intraprende un'avventura come fundraiser è importante entrare a contatto con chi ha vissuto tutte le fasi dello sviluppo della professione. Patrice Simonnet (FAI-Fondo Ambiente Italiano): «Così si impara un'etica, perché l’etica si passa di mano in mano, non è cosa da manuali. Si impara nelle organizzazioni e a contatto con persone che hanno una certa seniority»

di Marco Dotti

Dove va il fundraising?

Condivisione è crescita è il tema del Festival del Fundraising che il 15 maggio prossimo apre la sua XII edizione. Un tema che ritrovate nello speciale di 10 pagine sul numero di maggio di Vita, dedicato a "L'altro welfare", in uscita il 7 maggio prossimo. Facciamo il punto con Patrice Simonnet, vice direttore generale per il marketing strategico e l’innovazione digitale del FAI-Fondo Ambiente Italiano.

Simonnet ha iniziato oltre quindici anni fa il suo impegno nel fundraising e racconta di aver imparato dalla generazione che ha inventato il direct marketing in Italia: «Eravamo i giovani che si inserivano in una tradizione di fundraising, legata soprattutto alle comunicazioni cartacee. Oggi lavoro soprattutto per integrare il canale digitale in tutti reparti di raccolta fondi. Ma per me, la base rimane ancora un approccio imparato anni fa con il direct marketing».

Sono cambiati gli scenari, anche quelli normativi. Pensiamo alla privacy. «Cercavamo nomi di persone che ritenevamo sensibili alle cause sociali e ambientali sugli elenchi telefonici o in varie liste, oggi le strategie per presidiare i social network e i motori di ricerca online sono decisive».

I tempi del digitale, i tempi di oggi, spiega Simonnet, sono diversi. Che consigliodare, allora, ai giovani? «Il mio consiglio per i giovani professionisti di oggi e di porre attenzione alle scadenze, definirle, comunicarle e farle rispettarle. Il cambiamento introdotto dal digitale spinge verso una pianificazione quotidiana pero non va persa la visione a medio e lungo termine. È fondamentale».

Formarsi… conviene

Inoltre, «il modo di formarsi deve più che mai essere continuo» racconta Patrice Simonnet. «il fundraiser di oggi qualunque sia la sua età si deve formare a contatto di tutte le realtà che fanno digitale – agenzie, software house, nuove piattaforme –, ma se fa solo questo è un professionista del digitale. Gli sfuggiranno sempre le logiche profonde del fundraising».

È cruciale coltivare anche la sua conoscenza dei targets e delle motivazione della donazione: «studiare il “perché” e tutti dati che vent’anni fa si faceva, ma con altri mezzi. Insomma, il Festival del Fundraising è sicuramente l’occasione più importante per fare il legame tra le diverse generazioni di fundraiser. È il luogo migliore per arricchirsi a vicenda»

Fa ben sperare il fatto che ogni anno, «al Festival del Fundraising un grande numero di persone sono nuove. Arrivano giovani che vogliono confrontarsi con chi ha più esperienza di loro». Un nuovo fundraiser, infatti, prosegue Simonnet, ascoltando chi ha vissuto altre fasi della professione «può imparare una visione e, soprattutto, un’etica. Perché l’etica si passa di mano in mano, non è cosa da manuali. Si impara nelle organizzazioni e a contatto con persone che hanno una certa seniority».

«Solo grazie a confronti diretti tra generazioni di fundraiser ci può essere il fermento necessario alla crescità della nostra professionalità. Il Festival del Fundraising giocca anche questo ruolo da incubatore».

Ascoltando chi ha vissuto altre fasi della professione un nuovo fundraiser può imparare una visione e, soprattutto, un’etica. Perché l’etica si passa di mano in mano, non è cosa da manuali. Si impara nelle organizzazioni e a contatto con persone che hanno una certa seniority.

Patrice Simonnet

Le tre anime del Festival

Un ottimo fundraiser non è semplicemente smart perché usa il buon senso. Ma è smart quando si confronta con i piani storici, con l’evoluzione delle normative e con chi ha vissuto tali passaggi. Non è sufficiente apprendere le tecniche di ingaggio dei grandi donatori e da un’altra parte le tecniche della raccolta fondi digitale ma serve cominciare a immaginare strategie digitali anche per ingaggiare al meglio i grandi donatori di oggi e domani.

Allora, quali caratteristiche dovrebbe avere un nuovo fundraiser? Patrice Simonnet condivide con noi le 3 anime che, secondo lui, uno può sviluppare durante il Festival del fundraising.

La prima è la curiosità. La curiosità di capire e vedere tutte le leve del fundraising attraverso lo scambio di casi concreti illustrati direttamente dai colleghi delle altre organizzazioni. «Durante il festival la curiosità e l’ascolto sono le prime doti da esercitare: vai a vedere tante sessioni, ti confronti, impari che tra di noi non c’è gelosia sui dati o sulle tecniche, ma tanta voglia di condivisione di esperienze».

La seconda caratteristica del fundraiser smart è il networking. Conoscere e farsi conoscere, mostrare la propria professionalità. Presentare e rendere quello che abbiamo imparato dagli altri, conoscere gente, fare scambi informali di esperienze: è più di un’occasione, è crescita».

La terza anima che uno sviluppa durante il Festival è la consapevolezza che fa parte di un’importante comunità di professionisti. Non ci si improvvisa un giorno al fare il fundraiser! Fundraiser si diventa! E quando sei circondato di altri 800 fundraiser durante 3 giorni, è come una rivelazione. Per questo porto ogni anno con me, nuovi colleghi per fare vivere questa esperienza unica. Per me fa parte integrante della loro crescita professionale.

Un giovane fundraiser, conclude Simonnet, «si informa, studia e impara a diventare strategico. Il mio consiglio è pero di sempre partire dai numeri: se parliamo di un trend, dobbiamo conoscerlo a fondo. Che sia un trend di settore o della nostra organizzazione va analizzato in dettaglio. Curiosità, confronto, analisi e comprensione dei numeri, dunque. Solo cosi, un fundraiser potrà trasformare la sua strategia di fundraising in tattiche vincente e in un budget operativo di successo. Perché il successo nel fundraising, è per me sempre legato alla padronanza del budget ossia il rapporto tra investimenti e proventi. Èquesto che permetterà alla nostra organizzazione di crescere e di poter avere il massimo impatto sociale».


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