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Progetto Nove+: così in tre anni attorno ai ragazzi è rinata una comunità

Tempo di bilanci per il progetto Nove+, coordinato da Mission Bambini per il contrasto dell’emarginazione sociale e della dispersione scolastica nella Zona 9 di Milano. L'eredità? Sei spazi di comunità attivi e frequentati, un laboratorio per le scuole della città che parla di intercultura attraverso le spezie, una vera "rete" territoriale. Mission Bambini proseguirà il lavoro di rimotivazione e riorientamento dei Neet

di Sara De Carli

«L’idea di fondo del progetto è quella di un welfare generativo, dove i beneficiari degli interventi – studenti, famiglie, insegnanti, giovani – non sono più “utenti” ma attori protagonisti»: nell’aprile 2016 Goffredo Modena, allora Presidente di Fondazione Mission Bambini, presentava così il progetto Nove+. Un progetto che «nasce dal territorio, mettendo in rete scuole, enti non profit, attori economici ed istituzioni. L’obiettivo è quello di produrre un reale cambiamento del sistema dei servizi educativi della Zona 9, per renderlo più efficace, inclusivo ed elemento centrale di un benessere sociale diffuso». Tre anni dopo, sabato 11 maggio, la rete di Nove+ sarà in festa. Giochi, musica, laboratori e una tavola rotonda per tracciare un bilancio del progetto promosso da Mission Bambini attraverso il bando “Welfare di comunità e Innovazione sociale” di Fondazione Cariplo.

Sono 16 gli enti coinvolti, pubblici e privati: associazioni, scuole e cooperative che hanno creato una rete per aiutare le giovani generazioni a costruire il proprio futuro, nella consapevolezza che per farlo è necessario il contributo dell’intera comunità. Oltre 17.000 i cittadini che hanno beneficiato del progetto che si è sviluppato nei quartieri Isola, Maciachini, Affori, Dergano, Comasina, Bruzzano, Bovisa, Bicocca, Niguarda e Bovisasca (la Zona 9 di Milano appunto, da cui il nome del progetto), fra cui 460 docenti ed educatori che hanno seguito percorsi formativi mirati sullo sviluppo della didattica per competenze e utilizzo delle nuove tecnologie. 880 i volontari formati e coinvolti nelle diverse iniziative. 3 gli ambiti principali degli interventi: famiglia, scuola e giovani.

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«Tre anni fa siamo entrati in Zona 9 come soggetto nuovo: questo è stato un punto di forza perché ci ha permesso da super partes di coordinare i vari soggetti e di introdurre una modalità di lavoro innovativa, che ha messo in dialogo soggetti diversi. Abbiamo visto una trasformazione del modo di lavorare insieme, fra le varie organizzazioni. Abbiamo visto rifiorire alcuni quartieri attraverso la partecipazione dei cittadini, penso in particolare a Comasina, Niguarda e Dergano», afferma Alberto Barenghi, responsabile dei progetti Italia di Fondazione Mission Bambini. «Sicuramente abbiamo lasciato un segno, attraverso progetti nuovi, nati in questi anni, che ora proseguiranno in autonomia». Sabato 11 maggio 2019 la rete di Nove+ sarà in festa. Giochi, musica, laboratori e una tavola rotonda per tracciare un bilancio e sancire il passaggio di consegna del progetto dalle mani del capofila, Mission Bambini, ai partner sul territorio.

Qual è l’eredità di Nove+? Cosa questo progetto lascia al territorio? Innanzitutto resta una modalità diversa di lavoro e una comunità più attiva. Una rete, per davvero. «C’è stato un grande cambiamento nel modo di collaborare con le scuole, che come sappiamo hanno dinamiche molto rigide. È stato un processo faticoso, ma davvero Nove + è stato un vero laboratorio per nuova modalità di coprogettazione, un laboratorio utile anche per il Comune di Milano di cui si vedrà traccia nei prossimi progetti per contrastare il processo di segregazione scolastica, quello per cui in un territorio si creano scuole di serie A e B attraverso le scelte delle famiglie», descrive Barenghi. «Si è visto un cambiamento di atteggiamento da parte di molti DS e docenti, parecchi si sono messi a disposizione per fare raccolta fondi sul territorio, collaborando in maniera attiva con i soggetti del territorio. Nove+ sulle scuole (24 plessi, 8 Istituti comprensivi e una scuola paritaria) ha lavorato tramite interventi formativi e di manutenzione degli edifici e degli spazi esterni, con 171 dipendenti di 20 diverse aziende del territorio che hanno riqualificato le scuole: «il tutto per rendere le scuole più “appetibili” alle famiglie che potrebbero pensare di andarsene». Ma la cosa più interessante è il laboratorio “La bottega dello speziale”, aperto nella sezione didattica di Villa Lonati tramite una coprogettazione fra Comune e gli educatori dei doposcuola NOVE+. «È un laboratorio nella serra, per riscoprire la Milano di un tempo, quando arrivavano le spezie dall’Oriente, un modo di fare intercultura sfruttando la botanica e la serra, molto interessante», racconta Barenghi, «l’abbiamo creato con Nove + e ora continuerà con personale del Comune, per scuole della Zona 9 e non solo».

Un’altra grossa eredità sono i sei spazi di comunità aperti nei vari quartieri durante il progetto. La sfida di questi spazi è quella di attrarre le persone che vivono il quartiere, proponendo attività legate ai bisogni educativi dei bambini e dei ragazzi. Da un lato permettono di intercettare con proposte non formali le persone che hanno bisogno di un aiuto ma che difficilmente andrebbero a uno sportello per la consulenza genitoriale, facendo emergere la richiesta d’aiuto dalla confidenza. Dall’altra perte favoriscono l’incontro con persone del quartiere che si mettono a disposizione per contribuire, con le loro competenze, a far nascere nuove proposte in ambito educativo, con soluzioni autoprodotte dai cittadini. Concretamente, qui le famiglie possono trovare risposte ai propri bisogni (lavoro, casa, educazione dei figli, servizi sanitari, ecc.) grazie a servizi di orientamento e di supporto alla genitorialità e ai percorsi di empowerment dedicati in particolare alle famiglie straniere. Ecco allora i corsi di lingua, laboratori creative, servizi di baby-sitting, pranzi e cene di comunità, angoli dedicati al book crossing… «Tre spazi su sei hanno raggiunto ottimi livelli di partecipazione e sono autogestiti da volontari, con grandi risultati di aggregazione e di messa in rete delle risorse del quartiere. In ogni caso il lavoro è impostato, tutti e sei restano aperti, gestiti dalle organizzazioni partner».

Terzo elemento, «da Nove+ sono sorte nuove reti che hanno cercato altro finanziamenti, in particolare una rete ha vinto un progetto del bando Nuove generazioni dell’impresa sociale Con i Bambini sulla povertà educativa, che darà la sostenibilità di molte delle azioni partite con NOVE +. Un’altra rete lavora con Qubì, ci sono 4 progetti che sfruttano 4 degli spazi di comunità di NOVE+. È questa eredità che lasciamo al territorio a farci dire che il progetto ha funzionato».

Fondazione Mission Bambini resterà con piccole azioni progettuali di accompagnamento e sull’azione che riguarda i Neet, già presente in NOVE+. «Abbiamo realizzato una teoria del cambiamento e qui, dal prossimo anno scolastico, proseguiremo con le stesse azioni in un nuovo progetto, “We NEET a future”, con una raccolta fondi dedicata che abbiamo già avviato». Le azioni sono una “Scuola bottega” per i ragazzini di terza media a rischio abbandono scolastico, una “scuola bottega lab” per i ragazzi del primo biennio delle superiori e percorsi di employability e di inserimento lavorativo per i 16-21enni. La “Scuola bottega” porta i ragazzi di terza media più fragili, pluriripetenti, a rischio abbandono a frequentare un po’ la classe e un po’ dei laboratori basati sulla pedagogia attiva e il fare: «a fine anno sostengono l’esame terza media nella scuola di provenienza e il tasso di successo è del 100%, tutti sono stati promossi». Per il biennio delle superiori, si pensa a un accompagnamento più leggero, mentre la vera innovazione è per i ragazzi fra i 16 e i 21 anni: «Sono Neet a tutti gli effetti, individuati anche tramite campagne social, anche rivolte al target delle mamme, che non studiano né lavorano da 3/6 anni. Per loro c’è bisogno di un forte percorso di rimotivazione e riattivazione, che dura 10 incontri, una volta alla settimana e punta sulle competenze trasversali, sulla rimotivazione personale, con un coach e un orientatore. L’abbiamo già sperimentato con NOVE+, l’obiettivo per il prossimo anno prossimo è di coinvolgere e riattivare circa 40 ragazzi», conclude Barenghi. Nel triennio del progetto sono stati 71 i minori coinvolti in percorsi educativi finalizzati al conseguimento della licenza media, 50 gli studenti della scuola secondaria di secondo grado supportati nel completamento dell’anno scolastico e 36 i giovani tra i 16 e i 21 anni che hanno sperimentato percorsi di formazione delle competenze trasversale e di supporto all’occupabilità.

Sabato 11 maggio 2019, a Milano, la rete di Nove+ sarà in festa. Giochi, musica, laboratori e una tavola rotonda per tracciare un bilancio del progetto promosso da Mission Bambini nella zona 9 di Milano (da qui il nome) attraverso il bando “Welfare di comunità e Innovazione sociale” di Fondazione Cariplo. L’obiettivo del progetto era il contrasto dell’emarginazione sociale e della dispersione scolastica, attraverso l’attivazione del territorio e il coinvolgimento di enti e associazioni della zona 9 di Milano.​

Il pomeriggio (dalle 14 alle 19, a ingresso libero, presso gli spazi della Stecca 3.0 in via G. De Castillia, 26) prevede giochi, letture animate, rappresentazioni teatrali, laboratori creativi e sportivi, lezioni di aerobica e capoeira e molte altre attività organizzate dai partner di Nove+. Spazio anche alla musica, con le esibizioni dei ragazzi che partecipano al laboratorio di autoproduzione RapInLab della Cooperativa Diapason, del coro dell’associazione Ipazia e dello Shapes & Colours Jazz Trio. Per tutti sarà anche possibile gustare una ricca merenda e fare “shopping solidale” di manufatti e gioielli artigianali. Alle 18, infine, l’estrazione dei biglietti vincitori della lotteria benefica a sostegno del progetto.

Foto di Diana Franceschin


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