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“Questa è vita!”, in prima serata il sorprendente spettacolo del bene

Tv 2000, la televisione dei vescovi italiani ha lanciato un vero e proprio varietà in prima serata. Una scelta sorprendente e riuscita e che prova a fare un passo oltre lo storytelling del bene. Lo spettacolo nasce da un'idea di Alessandro Sortino, lo abbiamo intervistato

di Riccardo Bonacina

Cercate esempi di superamento dello storytelling del bene oggi così di moda? Cominciate ad essere un po’ annoiati dalla retorica delle buone notizie? Siete stanchi di sentirvi stretti tra la retorica dei cattivisti e quella dei buonisti? Ecco il mio consiglio: sintonizzatevi il mercoledì sera (esattamente alle 21,05) su Tv 2000 per provare a sorprendervi come è capitato a me assistendo alle due ore di “Questa è Vita!”, show televisivo di prima serata.

Una sorpresa non solo perché la Tv dei vescovi italiani propone per la prima volta un varietà, e questa è già una notizia, ma anche perché lo show di Tv 2000 usa il linguaggio classico dell’intrattenimento televisivo che mette insieme musica, balletti, sketch, monologhi, balletti (mai scontati, come quello della Danza in Fascia, un gruppo di mamme che ballano con i bambini nella fascia), incursioni comiche, filmati, ospitate e interviste a personaggi noti e non, e lo fa con regia, luci, scenografia di qualità eccelsa (per capirci, un livello di professionalità come la Rai di qualche decina di anni fa), ecco la seconda notizia.

Infine, dentro i canoni e il linguaggio dell’intrattenimento tv fatto bene, “Questa è vita!” aggiunge una dose di straordinaria innovazione dando aria e senso a quel linguaggio grazie a una conduzione pulita, piena di ritmo e di simpatia grazie ad Arianna Ciampoli e Michele La Ginestra che vent’anni dopo “Solletico” in Rai, tornano a condurre insieme uno show televisivo, e grazie al mix di storie raccontate in scena e con i filmati della brava Claudia Benassi e la loro iterazione con gli ospiti.

Il programma, recita la locandina, è nato da un'idea di Alessandro Sortino, è scritto da Alessandra Ferrari, Chiara Guerra e la stessa Arianna Ciampoli, la regia è di Valentina De Renzis.

Per capire di più questa scommessa e la sua portata innovativa era giusto sentire Alessandro Sortino, l’ideatore del programma. Sortino, conduttore televisivo, autore di programmi (suo Nemo, nessuno escluso), ex Iena, un inizio di carriera proprio a Vita, sceneggiatore e giornalista oggi fa parte della squadra di Fremantle media Italia, leader mondiale nell’ideazione, produzione e distribuzione di programmi d’intrattenimento e serie televisive (suoi X FActor, Italia’s Got Talent, Guerrieri, storie di chi non si arrende, ect).

Allora, Alessandro, come è nato questo show sorprendente?

Sono stato coinvolto dal nuovo direttore Vincenzo Morgante partendo dal principio che il bene può essere anche allegro, leggero. La scommessa è stata questa. C’è questo pregiudizio per cui se tu parli di persone che fanno del bene si crea un clima sempre pesante, così serio da essere pesante. Una sorta di “Ora tutti zitti che vi faccio la lezione sul bene” e così la gente si rompe le scatole. Mentre il cattivo è tendenzialmente figo, il buono è pesante, roba melensa, sempre un po’ triste. Vedi, la gente non è che rifiuta il bene, è che il bene è spesso diffamato dal linguaggio, dal montaggio, dal racconto del bene, dalla costruzione del suo racconto. Invece qui l’idea è stata quella “perché non facciamo uno spettacolo vero e proprio anche col cazzeggio di uno spettacolo”, con tutti gli ingredienti dello spettacolo, comicità, luci, dialoghi leggeri. Ed eccoci qua.

Una scelta coraggiosa per la la Tv dei vescovi italiani, la televsione che fa 600mila persone in ascolto del rosario…

Ma no, pensiamo ai riferimenti biblici: Re Davide era un cantante, San Filippo Neri era un pagliaccio, San Francesco un giullare, non è la prima volta, ci sono precedenti autorevolissimi, no? Re Davide si arrabbiava se non si ballava e non cantava, San Filippo Neri era famoso per la sua comicità, non è che per questo sono meno santi. Che nel cattolicesimo il bene diventi una cosa pesante è proprio sbagliato.

“Questa è vita!” mi ha colpito perché fa un passo oltre lo storytelling del bene. Racconta le storie di persone che si donano agli altri e si impegnano in prima persona per il bene comune ma in una forma nuova.

Il format funziona così: ci sono delle persone che hanno fatto delle cose e che sono accompagnati da persone famose, padrini, che le accompagnano e che dicono “Grazie”. Come se facessimo lo show sul “Grazie”, noi vogliamo dire grazie a queste persone che cambiano la vita di altre persone e per farlo invitiamo dei “famosi”. Il rapporto tra queste persone comuni e i famosi è un rapporto che genera giochi, scherzi, ma anche un cambiamento nella persona famosa e nella persona comune. Nascono amicizie e rapporti che vanno ben al di là dello show, i vip si sono rotti di fare i vip e di fare quello che di solito fanno. Come Amadeus che ascoltando la storia del rapper Amir Issaa (quello di “Siamo guerrieri”) che si è messo a insegnare rap a Daniele ragazzino autistico che proprio grazie al rap ha cominciato a comunicare si è coinvolto al punto di raccontare le sue difficoltà, i tre anni in cui non lo chiamava più nessuno. Poi, insieme hanno giocato, e Amadeus ha fatto la gara di rap con La Ginestra.

I famosi fuori dal ruolo di testimonial in cui spesso sono costretti ed anche ingabbiati

Sì, perchè qui vengono implicati, partecipano, si mettono in gioco. La mia filosofia in tutto ciò che faccio è questa: la verità è una persona, il bene e il male nella persona vanno sempre cercati all’interno di un nodo, e lo stesso per l’allegria e la serietà. Nell’incontro tra persone, quindi, nasce l’informazione migliore. L’informazione è l’incontro, se voglio fare informazione, invece di giudicare la realtà attraverso un’idea, devo incontrare le persone, farle incontrare. Le posso incontrare con l’atteggiamento da giornalista ma anche con quello di giullare o comico. L’importante è che le persone intere vengano incontrate dal pubblico, e non incasellate dentro uno schema precostituito. Spesso nell’informazione vengono gettate nella contrapposizione che è artificiale, un teatrino artificiale, precostituito, e allora la persona è maschera. Invece la persona va restituita nell’incontro nella sua interezza. La televisione che funziona è la televisione dell’incontro e questo incontro oltre che informazione può produrre spettacolo. Con Nemo ho fatto in modo che l’incontro producesse informazione e con Questa è Vita! cerco di far si che l’incontro faccia spettacolo, show.

Se dovessi descrivere la cifra di Questa è Vita come lo faresti?

Chi fa il bene sta meglio e fa stare meglio le persone che ha attorno, è più felice. Non ha un approccio che colpevolizza ma si mette in moto e incontra gli altri e incontrando l’altro ci si può divertire. Dobbiamo ricostruire il valore dello stare insieme costruendo uno specchio sociale positivo dove possiamo vederci e riconoscerci anche nelle relazioni positive che in realtà sono quelle che occupano la maggior parte del nostro tempo invece che rappresentare soltanto quei cinque minuti in cui su internet mandiamo a “cagare il negro”, 5 minuti della nostra vita. Poi lo stesso odiatore in realtà si occupa del nonno malato di Alzheimer. Allora riconosciamoci nell’aiutare il nonno. È importante ricevere un grazie per le ore in cui ti prendi cura dell’altro. Far diventare un valore questa sua parte. Spezzare la logica binaria e stupida dello scontro di opinioni richiede coraggio e innovazione di linguaggio. Richiede passione per la realtà, voglia di incontrarsi, passione ideale e cura della comunità.

A questo link è possibile vedere le puntate andate in onda


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