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Sea-Watch: «L’Ue impiega aerei militari per guidare i libici verso i profughi»

La nave di soccorso della ong è tornata in mare dopo il blocco pretestuoso dell’Olanda. ««L'Europa sta lasciando annegare le persone come deterrente per coloro che rimangono intrappolati in Libia nei campi di detenzione in condizioni disumane, e che non possono far altro che scegliere tra tortura e morte, e il Mediterraneo», ha sottolineato il capo missione Philipp Hahn

di Redazione

Martedì scorso il tribunale competente olandese ha stabilito che lo Stato di bandiera ha illegalmente impedito alla Sea-Watch 3 di lasciare il porto dai primi giorni di aprile. Il Ministro olandese delle Infrastrutture e del Controllo delle Acque aveva infatti promulgato un nuovo regolamento per le navi delle organizzazioni non governative. La Sea-Watch 3 è stata l’unica nave per cui le nuove norme sono entrate immediatamente in vigore senza il periodo di transizione promesso dal Ministro e poi richiesto dal giudice. 


Questo blocco politico dell'attività di salvataggio in mare è stato revocato dal tribunale a seguito di un'azione legale mossa da Sea-Watch. La nave è ora di nuovo in missione e in rotta verso l’area SAR di ricerca e soccorso al largo della Libia.

Venerdì, secondo l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), una barca che trasportava persone in fuga dalla Libia è affondata al largo di Kerkennah, in Tunisia. Mentre 16 naufraghi sono stati salvati da alcuni pescatori del luogo, per circa 70 persone il soccorso è arrivato troppo tardi.

Nello stesso giorno, la Marina Militare, la nave Mare Jonio del progetto Mediterranea Saving Humans e una motovedetta della Guardia Costiera italiana hanno portato in salvo 136 persone in Italia mentre 85 sono sbarcate sabato a Malta da una nave cargo. Con la Mare Jonio sotto sequestro preventivo a Lampedusa, la Sea-Watch 3 è in queste ore l'unica nave civile di soccorso nel Mediterraneo Centrale.

«L'Europa sta lasciando annegare le persone come deterrente per coloro che rimangono intrappolati in Libia nei campi di detenzione in condizioni disumane, e che non possono far altro che scegliere tra tortura e morte, e il Mediterraneo. Finché l’UE negherà loro un passaggio sicuro e non ottempererà all’obbligo di soccorso in mare, faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità per salvare quante più persone possibile», dice Philipp Hahn, Capo Missione a bordo della Sea-Watch 3.


Da venerdì, Moonbird e Colibrì, gli aerei di ricognizione di Sea-Watch e Pilotes Volontaires, hanno monitorato e seguito 6 casi, alcuni di questi con esito drammatico. Sabato l’equipaggio del nostro Moonbird ha osservato un tentativo di fuga particolarmente disperato.

Durante l’ennesima intercettazione di circa 100 persone operata dalla cosiddetta Guardia Costiera Libica, diverse persone si sono buttate in mare dal gommone su cui erano ammassate e che era in acqua già dal giorno prima. Per sfuggire al ritorno forzato in Libia, un naufrago ha nuotato verso la vicina nave mercantile Vos Triton, che aveva monitorato il caso, senza però intervenire. La Vos Triton ha dapprima cercato di allontanarsi, ma è stata poi persuasa a fermarsi via radio dal nostro equipaggio. Altri 3 disperati che non riuscivano a raggiungere la Vos Triton a bracciate si sono arresi e appigliati a ciò che restava del loro gommone. Ma né i resti alla deriva né la nave battente bandiera europea hanno offerto loro protezione. I libici hanno arrestato la persona che aveva raggiunto la Vos Triton, insieme ad altre due persone che presumibilmente avevano già nuotato verso il mercantile la notte prima.


«Ogni barca carica di migranti che parte è un atto di disperazione; non riesco a togliermi dalla testa l’immagine di queste persone che cercano di nuotare per salvarsi», commenta Neeske Beckmann, coordinatrice delle operazioni di Moonbird. «L'UE sta in questi mesi coordinando una sistematica violazione del diritto internazionale alle sue frontiere esterne, impiegando i propri aerei militari per guidare i libici verso le imbarcazioni, mentre alle navi di soccorso europee viene impedito, con qualsiasi mezzo, di salvare», conclude Beckmann.


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