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Cooperazione & Relazioni internazionali

Emanuela del Re: entro il 2020 lo 0,30% del Pil per la cooperazione internazionale

L'impegno della viceministro della Farnesina ha chiuso la tre giorni di ExCo, che hanno sancito il ruolo sempre più centrale dei soggetti profit nel campo della cooperazione allo sviluppo. Il bilancio dell'ultima giornata

di Paolo Biondi

Una accelerazione dei meccanismi di consultazione dei vari soggetti della cooperazione internazionale. Poi il coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti (Cdp) in una serie di incontri per incrementare i finanziamenti pubblici ed avere una leva di quelli privati. Infine l’organizzazione della prima ExCo, l’Expo della cooperazione internazionale che si è tenuta negli ultimi tre giorni alla Fiera di Roma. I punti più significativi del lavoro a metà strada fra la prima Conferenza nazionale della cooperazione (Co-opera), svoltasi a Milano nel gennaio 2018, e la seconda che si terrà agli inizi del 2021 sono stati così sintetizzati da Giorgio Marrapodi, direttore generale per la cooperazione allo sviluppo del ministero degli Esteri, al Co-opera Forum che ha di fatto chiuso i tre giorni dell’ExCo, «uno strumento con il quale abbiamo applicato il manifesto di Co-opera, perché anche ExCo è figlia di quella conferenza».

Ma in questi tre giorni a Roma si è parlato soprattutto del coinvolgimento dei privati nel mondo della cooperazione internazionale, una presenza nata dalla riforma di 5 anni fa, la legge 125 del 2014. E la 125 è divenuta così il convitato di pietra del convegno romano. «Nel sistema il settore privato va acquisendo un valore sempre maggiore ed anche il nostro sistema di piccole e medie imprese, la ragnatela di aziende tipica del sistema industriale italiano, è un modello per l’Africa», un di più prezioso della nostra cooperazione, come ha ricordato la viceministro della Cooperazione internazionale Emanuela Del Re. La viceministro ha anche confermato quanto aveva detto il vicepremier Luigi Di Maio all’inaugurazione dell’ExCo romana: «Obiettivo del governo è raggiungere lo 0,30% del Pil per la cooperazione internazionale entro il 2020, nella direzione dell’impegno dello 0,7% previsto dall’Agenda 2030. Emanuela Del Re ha indicato anche le questioni che restano aperte e problematiche e che costituiscono perciò una sorta di agenda dei lavori in questo anno e mezzo che ci divide dalla prossima Co-opera: «La sicurezza degli operatori; come rafforzare la finanza etica; le adozioni a distanza».

Antonella Baldino, direttore per la Cooperazione internazionale allo sviluppo della Cdp, ha raccontato il ruolo della Cassa in questi 18 mesi: «È stato un periodo per fare un primo passo dalla teoria alla pratica. La tendenza a livello generale è quella di avere un soggetto che attiva la leva dei finanziamenti privati. Ma già potere avere venti volte le risorse degli investimenti pubblici è un bel obbiettivo. Nei buoni propositi c’è la necessità di rafforzare questo approccio della partnership e il metodo è l’impatto, perché sull’impatto abbiamo la concordanza degli obbiettivi fra pubblico e privato». Non a caso, anche da un punto di vista visivo, la Cdp ha avuto uno degli spazi maggiori alla ExCo e i suoi tavoli erano sempre occupati da operatori con necessità di prenotarsi per colloqui B2B.

Al Co-opera Forum sono stati portati anche i risultati dei vari gruppi di lavoro partiti dalla Conferenza di Milano. Giampaolo Silvestri, dell’Avsi, haillustrato l’esperienza del gruppo Settore privato: «ExCo è stata una buona occasione per fare il punto sulla legge 125. La cooperazione sia profit sia non profit oggi è una realtà con decine di esperienze nelle quali le organizzazioni della società civile collaborano con le aziende. Bisogna cercare di legare tutto in una dimensione europea dove l’Italia può giocare una grande parte sul ruolo delle piccole e medie imprese. Problemi? Oggi abbiamo strumenti rigidi: sarebbe meglio avere strumenti più aperti per cogliere l’apporto di soggetti diversi. Le sinergie oggi si possono fare a valle, non a monte: i soggetti devono potersi mettere assieme lì dove sono». Giovanni Rocco, del gruppo Comunicazione, ha detto che «bisogna contribuire a una rinnovata narrazione della cooperazione in un dibattito sociale e politico finora dominato dall’immigrazione». Per Primo Di Blasio (gruppo Giovani) «i giovani sono i nuovi protagonisti del contesto generale. Sottolineiamo tre aspetti: la formazione alla cittadinanza globale e allo sviluppo sostenibile; i giovani hanno voglia di fare esperienze serie nella cooperazione internazionale; devono poter essere protagonisti». «Vanno esplorati il nesso fra sviluppo sostenibile e cooperazione, la coerenza della politica e nuovi attori anche nel settore privato», ha sottolineato Luca De Fraia (gruppo Sviluppo sostenibile). Ultimo gruppo a raccontarsi quello della Diaspora, con il suo coordinatore Cleophas Adrien Dioma: «Cerchiamo di mettere insieme come diaspora una riflessione sullo sviluppo dell’Africa. La diaspora e il suo apporto erano il pezzo che mancava al puzzle della cooperazione internazionale».


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