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Cultura e welfare faccia a faccia Bazoli e Guzzetti

Nel suo ultimo giorno da presidente di Fondazione Cariplo, all'inaugurazione presso le Gallerie d'Italia - piazza Scala a Milano della mostra "13 Storie dalla strada - Fotografi senza dimora", Giuseppe Guzzetti dialoga con il presidente emerito di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli

di Antonietta Nembri

La presentazione di una mostra che racconta l’universo sociale di Fondazione Cariplo in immagini è stata l’occasione dell’ultima uscita ufficiale di Giuseppe Guzzetti come presidente. Una scelta non casuale per raccontare una visione del mondo, della solidarietà, della sussidiarietà e del bene comune.
Questa mattina (27 maggio), infatti, alla preview di “13 storie dalla strada – Fotografi senza fissa dimora” – esposizione fotografica che nasce dalla collaborazione con Ri-scatti onlus in mostra fino al 1 settembre alle Gallerie d’Italia piazza Scala di Intesa Sanpaolo – Guzzetti è stato protagonista di un dialogo con Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa Sanpaolo, moderato dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio (nell'immagine in basso).

«Come Fondazione abbiamo fatto tanto per l’ambiente, la ricerca e abbiamo posto al centro dell’attenzione l’uomo nelle sue condizioni più difficili», ha detto Guzzetti facendo riferimento proprio alla mostra con le immagini realizzate da 13 fotografi senza dimora che hanno frequentato dei workshop di fotografia e che attraverso l’uso della macchina fotografica hanno riscoperto la propria dignità. «Alla gente si racconta che con lo sviluppo economico si risolvono i problemi della povertà. Noi invece partiamo da un approccio diverso: prima va affrontata la povertà. Perché se si guarda solo allo sviluppo economico si allarga al divario sociale», ha aggiunto. Citando poi la testimonianza di uno dei fotografi senza dimora che grazie all’esperienza fatta ha detto: «Mi sono sentito un essere umano», ha ricordato come il progetto alla base della mostra sia una delle occasioni sostenute con i progetti finanziati. «Ho sempre pensato che per risvegliare le coscienze dovremmo portare gli ultimi, i più deboli al centro delle nostre città. Questa mostra fotografica ha il grande merito di aver portato gli ultimi al centro in modo diverso, da protagonisti, riservando loro il palcoscenico che di solito si lascia ai grandi fotografi. Se varcheremo la soglia della Gallerie d’Italia, pensando di vedere capolavori di grandi fotografi, forse non li troveremo, ma saremo testimoni di una meraviglia più rara: vedremo foto bellissime perché chi le ha scattata ha usato quel pertugio di luce per risalire il baratro, e poi lo ha trasformato in uno scatto anzi in un riscatto».

Invitato a intervenire sul tema della bellezza a partire dall’interrogativo di Dostoevskij: “La bellezza salverà il mondo?” Giovanni Bazoli ha esordito sottolineando l’importanza delle Fondazioni «non vedo nessun’altra realtà paragonabile in questi ultimi decenni. Senza questa presenza l’Italia sarebbe in una situazione peggiore» e alla bellezza ha accostato la giustizia «forma di equilibrio connaturata all’uomo. Il senso morale è quello che porta a dire che non si possono accettare le disuguaglianze».
Riferendosi poi alla mostra Bazoli ha ricordato che: «In una prospettiva inclusiva e pertanto autenticamente sociale, le nostre Gallerie d’Italia vogliono essere aperte alla collettività in tutte le sue declinazioni: spazio che offre nuove opportunità anche a chi vive condizioni di disagio, marginalità e fragilità. È questa la ragione per cui abbiamo accolto con entusiasmo l’invito a ospitare la mostra “13 Storie dalla strada”, frutto di un progetto di Fondazione Cariplo in collaborazione con Associazione Ri-scatti. L’iniziativa, tra l’altro, consolida la strettissima relazione di Intesa Sanpaolo con la Fondazione Cariplo, da sempre punto di riferimento per la crescita sociale del territorio e presente alle Gallerie d’Italia di Milano con capolavori dell’arte dell’Ottocento che arricchiscono le nostre collezioni. Questa mostra, ricca di significati, testimonia l’incrollabile fiducia della nostra banca nel valore della cultura come strumento di progresso e di elevazione di tutti i componenti della comunità civile e quindi anche come forza di cambiamento della società».

Guzzetti e Bazoli hanno poi ripercorso la storia delle Fondazioni di origine bancaria che «arrivano quando va in crisi lo stato sociale» ha ricordato Guzzetti per il quale è negativa la delegittimazione in atto del Terzo settore definito invece «fattore di consolidamento della democrazia». Da parte sua, Bazoli dopo aver osservato che all’inizio le fondazioni «non avevano nessun compito», ha poi ricordato i diversi passaggi che hanno portato le fondazioni ad avere il ruolo sociale che hanno oggi e il ruolo che hanno avuto personalità quali Ciampi e Nino Andreatta.

Se da una parte Bazoli ha rimarcato l’occasione storica persa dall’Occidente con la caduta del muro di Berlino perché «è mancata una visione e si è così passati da una semi globalizzazione a una corsa agli utili che ha portato a una crisi dalla quale non siamo ancora usciti» mentre occorre un «ripensamento dello stesso agire economico», da parte sua Guzzetti ha invitato ripensare i fondamentali e, dicendosi ottimista verso il futuro, a guardare alla dimensione della comunità agendo sulla leva del welfare.

Bazoli e Guzzetti hanno visitato la mostra che rimarrà aperta fino al 1 settembre in cui sono esposte 52 immagini inedite scelte tra i 9.800 scatti che i 13 autori, alcuni dei quali presenti alla preview, hanno realizzato nel corso di un anno fotografando 13 progetti scelti tra i 1.500 che Fondazione Cariplo porta avanti ogni anno: la comunità allegra di un orto urbano, il volo di un acrobata, un appartamento dove vivono ragazzi disabili, il volto di una scienziata.

Qualcuno dei fotografi senza fissa dimora – ricorda una nota – è arrivato fino alla fine di questo anno, qualcuno si è perso per strada, lasciandoci solo le sue immagini. Oltre alle immagini saranno proiettate nella mostra le videointerviste ai fotografi. Una testimonianza che illumina le vite di persone che ogni giorno attraversano l’anima periferica, fragile e marginale di Milano.

«È stata un’esperienza molto formativa per i nostri fotografi», ha ricordato Federica Balestrieri, fondatrice di Ri-scatti onlus «Avere come committente Fondazione Cariplo li ha responsabilizzati e motivati. Alla fine di questo percorso, hanno vinto la propria ritrosia a raccontarsi accettando di parlare della loro vita e della loro esperienza nel film che sarà proiettato nella mostra. Un passaggio importante, il segno di una ritrovata autostima e consapevolezza delle proprie capacità, che è l’obiettivo principale di tutti i progetti di Ri-scatti onlus»


Nell'immagine in apertura Bazoli e Guzzetti insieme ai fotografi senza dimora e alla curatrice della mostra Dalia Gallico


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