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Quale identità per gli educatori professionali? Un’indagine nazionale

«Di educatori si sente parlare sempre di più, ma molto spesso limitando il discorso ai soli aspetti politici o normativi. Il riconoscimento di una professione non si ottiene soltanto con la definizione di un profilo ma attraverso un processo che porta le persone ad acquisire una chiara identità professionale. In questi mesi si è formata la consapevolezza di quanto sia importante un’identità professionale condivisa che abbracci i diversi percorsi formativi e promuova il senso di unità: nasce così questo progetto di ricerca»

di Sara De Carli

Anep-Associazione Nazionale Educatori Professionali sta realizzando una indagine sull'identità professionale dell'educatore professionale, attraverso lo studio della letteratura e un questionario di indagine on line. L'indagine è rivolta a un campione nazionale di educatori professionali (a prescindere dall'attuale doppia denominazione o provenienza formativa) con un duplice obiettivo: rilevare se vi sia un'identità professionale diffusa tra gli EP e se le aree d’impiego, la formazione e gli anni di esperienza incidano sulla sua costruzione. La forza della ricerca sarà la diffusione del questionario: nei primi tre giorni dalla pubblicazione, sono arrivate oltre mille compilazioni. Francesco Crisafulli, Dafne Murella e Ilaria Pianon, curatori della ricerca, ne presentano le ragioni.

Perché questa indagine? Quali obiettivi e quali attese?
Il riconoscimento di una professione non si ottiene soltanto con la definizione di un profilo ma attraverso un processo che porta le persone ad acquisire una chiara identità professionale. Nella formazione dell’educatore ci sono diversi percorsi e forme di specializzazione di una certa validità; queste strade portano a differenti modi di agire l’educazione con indubbie ricadute sulla costruzione dell’identità professionale. Partendo da questa riflessione si è formata la consapevolezza di quanto sia importante un’identità professionale condivisa che abbracci i diversi percorsi formativi e promuova il senso di unità: nasce così questo progetto di ricerca. Abbiamo iniziato a domandarci quali fossero gli elementi che avrebbero potuto contribuire alla costruzione di un’identità professionale, studiando la letteratura fino ad arrivare alla creazione di un questionario d’indagine. Il passo successivo è stato quello di cercare chi ci potesse supportare nella diffusione dell’indagine e ANEP si è resa disponibile comprendendone l’importanza. La professione dell’educatore può prosperare solo con una chiara identità poiché l’educazione, nel suo significato più alto, è la comprensione di sé.

La professione dell’educatore può prosperare solo con una chiara identità poiché l’educazione, nel suo significato più alto, è la comprensione di sé

Perché proprio ora?
Perché di educatori si sente parlare sempre di più, ma molto spesso limitando il discorso ai soli aspetti politici o normativi. Con questa ricerca vogliamo far “parlare di sé” questi educatori professionali, indipendentemente dalla loro formazione, dall’ambito di lavoro, dal loro inquadramento contrattuale. In una società così mutevole come quella attuale, anche questa figura è in evoluzione per intendere al meglio i bisogni e le richieste delle persone in difficoltà e della comunità intera. Comprendere se vi siano (e quali) dei tratti comuni di un’identità professionale tra i professionisti EP sociali e sanitari che quotidianamente operano nelle diverse situazioni di lavoro, può contribuire a rafforzare la professione, dandole maggiore riconoscibilità e autenticità; ma in ultima analisi i tratti distintivi di questa identità, devono produrre effetti nell’azione rivolta ai cittadini e ai loro problemi socio-sanitari. Questa ricerca vuole raccogliere e dar voce a coloro che di questa professione hanno fatto la loro scelta professionale per la vita.

Di educatori si sente parlare sempre di più, ma molto spesso limitando il discorso ai soli aspetti politici o normativi. Con questa ricerca vogliamo far “parlare di sé” questi educatori professionali, indipendentemente dalla loro formazione, dall’ambito di lavoro, dal loro inquadramento contrattuale. In una società così mutevole come quella attuale, anche questa figura è in evoluzione per intendere al meglio i bisogni e le richieste delle persone in difficoltà e della comunità intera

Come farlo, quindi?
Attraverso un questionario d’indagine che fa parte di un progetto di ricerca, rivolto a un campione nazionale di Educatori Professionali (a prescindere dall'attuale doppia denominazione) con un duplice obiettivo: rilevare se vi sia un'identità professionale diffusa e quali caratteristiche rilevanti incidano sulla sua costruzione. Il questionario e i dati raccolti – che in poco meno di sei giorni ha superato le mille compilazioni – sarà validato con tecniche psicometriche moderne e in particolare con il metodo della Rasch analysis (per compilare il questionario: https://www.anep.it/news/2959/show).

Nei mesi scorsi si è molto parlato di questi professionisti a livello di novità legislative, ci fate brevemente il punto della situazione?
Partiamo da una riconferma. Anche quest’anno è possibile fruire della detrazione del 19% per le spese delle prestazioni fornite da personale con la qualifica di Educatore professionale. Si tratta del capitolo “spese sanitarie detraibili” dei modelli 730 e Unico 2019. Un buona notizia per i professionisti e per le persone che usufruiscono di questa professione.

Sul tema dell’equivalenza dei titoli (Ex Legge 42/99) – provvedimento atteso e già realizzato per le altre professioni sanitarie, che consentirà ai titoli di EP esclusi dai provvedimenti di equipollenza, di vedere riconosciuta l’abilitazione all’esercizio della professione – l’ANEP ha presentato e vinto un ricorso presso il TAR del Lazio contro il Ministero della Salute, il Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano. Il TAR ha ritenuto illegittimo il silenzio e l'inadempimento delle amministrazioni citate ad attivare i bandi di equivalenza per la figura di Educatore professionale di cui al D.M. 520/1998, in applicazione dell'art. 4 della L. 42/1999. Il Ministero della Salute ha preannunciato un contro ricorso di cui vedremo gli sviluppi.

Sempre sul fronte Ministero della Salute, è imminente l’uscita del Decreto ministeriale che regolerà il capitolo degli Elenchi speciali presso gli Ordini professionali. La Legge 145/2018, per quel che ci riguarda, ha previsto che chi ha esercitato la professione di Educatore Professionale per almeno 36 mesi negli ultimi dieci anni, possa continuare a svolgere la professione iscrivendosi entro il 31/12/2019 agli elenchi speciali ad esaurimento, istituiti presso gli Ordini TSRM e PSTRP. Aspettiamo il decreto per vedere chi sarà realmente ammesso al provvedimento.

Sono 4.800 gli Educatori Professionali iscritti, fino ad oggi, ai 61 Albi e Ordini provinciali dei TSRM e delle Professioni sanitarie, tecniche, della riabilitazione e della prevenzione; ci sono inoltre 11.500 domande in lavorazione. Ogni cittadino ha la possibilità, collegandosi al sito www.tsrm.org di verificare se l’EP con cui si trova ad interagire sia iscritto o meno all’albo della professione. L’iscrizione deve essere intesa principalmente a garanzia della tutela della salute dei cittadini e si porta dietro diritti e doveri per i professionisti.

Uno dei primi effetti tangibili della nascita dell’Ordine (multi albo) TSRM-PSTRP (che a regime conterà circa 220.00 iscritti tra i professionisti sanitari dei 19 profili inclusi) è un accordo stipulato nel marzo 2019 con il Consiglio Superiore della Magistratura, il Consiglio Nazionale Forense per l’armonizzazione dei criteri e delle procedure di formazione degli albi dei periti e dei consulenti tecnici per i Tribunali. In sostanza, previa formazione specifica che gli Ordini provinciali hanno già iniziato a realizzare, gli iscritti agli Albi potranno entrare nell’elenco dei CTU e svolgere attività di consulenza come periti per gli aspetti professionali.

Il rinnovo del contratto delle cooperative sociali non ha prodotto grandi miglioramenti per la professione di EP. Le nuove qualifiche di educatore professionale socio pedagogico e socio sanitario, previste dalla Legge 205/2018 non hanno trovato alcun riscontro nel nuovo contratto. Anzi, a guardarci bene, la professione ha fatto un passo indietro: si è ritornati alla forma generica di educatore con titolo e senza; sparisce la parola “professionale”. E’ una dimenticanza o un modo per mantenere basso il costo del lavoro degli EP?

Si è risvegliata invece la stagione dei concorsi nelle pubbliche amministrazioni: Aziende USL, Comuni, Aziende di Servizi alla persona, Aziende consorziate, Unioni di Comuni, Consorzi, ecc. Quelli di ambito sanitario, come prevede la Legge, richiedono l’iscrizione all’Albo professionale. Quelli di ambito sociale sono più aperti nell’ammissione dei titoli, ma mettono in luce la profonda ingiustizia del livello contrattuale inferiore rispetto a professioni analoghe come l’Assistente sociale. Livello C per gli Educatori, superiore in D per le AS. L’ANEP su questo punto ha prodotto un documento che chiede ad ARAN e Sindacati di collocare in fascia D gli Educatori professionali del comparto EE.LL, anche per favorire la mobilità tra compartimenti che è prassi in aumento ormai in tutto il Paese.

Photo by Carson Arias on Unsplash


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