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Contro la povertà educativa il metodo React

Il progetto nazionale di contrasto alla dispersione scolastica scolastica degli adolescenti che vivono nelle periferie di Milano, Palermo, Torino, Roma, Aversa, Palermo e Cagliari è stato presentato insieme a una ricerca sul benessere scolastico commissionata all’Università Cattolica di Milano da WeWorld. Dalle risposte di circa 1600 ragazzi segnali d’allarme di un pericoloso scollamento tra scuola e vita reale

di Antonietta Nembri

Contrastare la povertà educativa, favorendo l’inclusione e il benessere dei ragazzi che vivono in contesti difficili quali le periferie è quello che si prefigge il programma React – Reti per Educare gli Adolescenti attraverso la Comunità e il Territorio (selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile) presentato oggi a Milano da WeWorld onlus.
Nel corso dell’incontro – moderato da Francesca Senette, presenti l’assessore all’Educazione del Comune di Milano Laura Galimberti e Andrea Trisoglio di Fondazione Cariplo in rappresentanza del Fondo per il contrasto alla povertà educativa – è stata anche presentata la ricerca dell’Università Cattolica di Milano che fotografa lo stato di benessere scolastico degli adolescenti cui si rivolge il programma.

«Oggi è il momento del lancio pubblico di un programma che ha preso il via a settembre 2018 e che nasce nel percorso di un progetto che come WeWorld abbiamo lanciato oltre sei anni fa per contrastare la dispersione scolastica», ha ricordato Stefano Piziali, responsabile Advocacy e programma Italia WeWorld riferendosi a Frequenza200 e sottolineando l’importanza di un’iniziativa nazionale che si sviluppa in sei regioni e che punta alle aree periferiche di Milano, Torino, Roma, Aversa, Palermo e Cagliari.

Da parte sua l’assessore Galimberti ha voluto ricordare la presenza sul territorio milanese delle Scuole Aperte «un modello che vogliamo applicare sempre» grazie al quale i ragazzi interagiscono con il territorio favorendo forme di educazione alla cittadinanza grazie anche all’alleanza dei soggetti che lavorano per la città. Galimberti si è anche augurata di «ritrovarsi tra un paio di anni a conclusione del progetto con dei risultati positivi».
React, avviato a settembre scorso, coinvolge i ragazzi e le ragazze della seconda media che saranno seguiti fino al primo anno delle superiori.
Trisoglio ha tracciato la storia del fondo che, nato nel 2016 dalla collaborazione tra Acri e Governo, ha garantito un afflusso di fondi per il primo triennio di 120 milioni annui, mentre per questo secondo triennio ha visto una contrazione: sono infatti 80 i milioni di euro annui previsti. «In questi anni i numeri sono stati veramente notevoli», ha ricordato Trisoglio parlando dei 270 progetti finanziati che hanno coinvolto 400mila minori e 6.400 enti.
«Le risorse economiche sono importanti, ma occorre capire se vengono spese bene o male e vedere che cosa funziona», ha detto Giampaolo Barbetta, docente dell’Università Cattolica di Milano e autore dell’indagine sul benessere scolastico degli adolescenti realizzata con il metodo della sperimentazione randomizzata controllata. «Si tratta di una prima misurazione di partenza che ha coinvolto quasi 1600 ragazzi cui abbiamo sottoposto un questionario di autovalutazione. È una foto iniziale cui ne seguirà un’altra che ci permetterà di vedere se il progetto è stato efficace e se cambia qualcosa nella sensazione di benessere che provano gli adolescenti coinvolti», ha precisato Barbetta.

L’indagine si è articolata sul rapporto dei ragazzi con i genitori, con se stessi, con la scuola, gli insegnanti e il gruppo e la relazione con tre poli territoriali (scuole, centri educativi e luoghi della cultura urbani). Il questionario è stato somministrato precisamente a 1582 ragazzi e ragazze del secondo anno della scuola secondaria di 1° grado, di cui il 95% italiani.
Per quanto riguarda il rapporto con la scuola, emerge un grande scollamento tra l’istituzione scolastica e la vita reale, con segnali d’allarme preoccupanti di abbandono scolastico: 1 ragazzo su 4 si dice in ansia all’idea di andare a scuola, il 40% abbandonerebbe gli studi (soprattutto i maschi e con basso capitale culturale) e il 56% dichiara apertamente che i programmi sono noiosi e la scuola inutile.

Migliorano le risposte relative alla sfera personale e familiare: la maggioranza degli studenti ritiene che i genitori abbiano un’immagine positiva dei figli (sono orgogliosi, interessati, chiedono il rispetto delle regole, si informano sulla scuola) e ha una immagine di sé sostanzialmente positiva (capacità di impegnarsi a scuola, collaborare, risolvere problemi, affrontare ostacoli ed esprimere opinioni).
Dai dati tuttavia anche qui emergono alcune criticità: 1 genitore su 2 non controlla il diario, il 42% dei ragazzi non è aiutato nei compiti e 1 ragazzo su 3 si sente incompreso dalla famiglia. Solo il 14% dei ragazzi dichiara di poter esprimere pienamente le proprie opinioni con gli insegnanti. Più in difficoltà gli studenti stranieri e chi ha subito una bocciatura e addirittura il 46% dei ragazzi si vergogna a parlare in classe.

Per quanto riguarda il rapporto con gli insegnanti, seppur connotato positivamente a livello generale, c’è un campanello d’allarme: la stragrande maggioranza (76%) ritiene che i professori non conoscano le cose importanti della vita dello studente fuori dalla scuola e più di un terzo si sente discriminato.

A illustrare React, attivo dal settembre 2018 in Piemonte, Lombardia, Lazio, Campania, Sicilia, Sardegna, regioni nelle quali sono stati individuati 10 quartieri periferici caratterizzati da situazioni critiche di disagio socioeconomico Alessandro Volpi, vice responsabile Advocacy e programmi Italia WeWorld onlus con due partner di progetto: Riccardo D’Agostino di Asai su Torino e Paolo Cattaneo di Diapason su Milano. Volpi ha ricordato che quando la onlus iniziò a occuparsi di dispersione scolastica i dati parlavano del 21% di abbandono, oggi scesa a 15. «Ma l’obiettivo europeo è di contenere la dispersione al 10%», ha insistito.

Il progetto coinvolge 3200 ragazzi, 1700 famiglie vulnerabili e 690 insegnanti e si sviluppa attraverso un modello innovativo che mira da un lato a rafforzare gli adolescenti, specie i gruppi più vulnerabili, migliorandone le competenze nel passaggio critico tra I e II grado della scuola secondaria; dall’altro a potenziare i soggetti (formali: insegnanti, operatori sociali e informali: famiglie, volontari, cittadini, operatori territoriali) che rappresentano, a vario titolo, la comunità educante. «Lavoriamo sulle relazioni di territorio con l’obiettivo di invertire la rotta nei confronti della scuola» ha concluso.

I partner che fanno parte di React sono scuole ed enti del terzo settore: Associazione Arcoiris, Fondazione Domus de Luna, Fondazione Somaschi, Associazione Per Esempio, Associazione culturale Clac, Associazione Patatrac, Cemea del Mezzogiorno, Cooperativa Via Libera, Cooperativa Diapason, Associazione Bergamo Scienza, Cooperativa Terremondo e Associazione Asai.

A chiudere l’incontro l’intervento dello psicologo Matteo Lancini, autore di “Il ritiro sociale degli adolescenti. La solitudine di una generazione iperconnesa” che ha fatto notare come la dispersione è prevalentemente maschile ha anche fatto notare come gli hikikomori, gli adolescenti che si “ritirano” esprimono un disagio sociale che è tipicamente maschile e che è il corrispettivo dell’anoressia femminile. «sono entrambe forme della negazione di un riconoscimento sociale».