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Famiglia & Minori

La famiglia come “bene comune” nella seconda edizione del festival siciliano

Oltre 60 testimonianze, 25 organizzazioni, 9 sessioni studio, più di 20 ore di spettacolo e animazione per il secondo festival siciliano della famiglia dal titolo "Per Servire, Servire" che si è concluso a Catania, coinvolgendo realtà istituzionali, associative e produttive per costruire un percorso che porti la Sicilia a identificarsi come territorio a misura di famiglia.

di Redazione

Un evento, un prodotto collettivo animato dalla vivacità delle organizzazioni aderenti al forum delle associazioni familiari della Sicilia, che rivendicano il loro ruolo di connettori sociali tra i bisogni dei cittadini e gli enti locali invitando tutta la politica siciliana a creare un’intesa trasversale per il benessere delle comunità. Significativa la proposta avanzata dal presidente del forum regionale Dario Micalizio: «Il forum delle associazioni familiari della Sicilia è costituito da oltre 120 organizzazioni che rappresentano i corpi intermedi della società civile. Per tali ragioni chiediamo di partecipare ai tavoli tecnici della Regione, la nostra presenza rafforzerebbe il modello di co-progettazione tra terzo Settore e pubblica amministrazione, solo così possiamo dare soluzioni reali alle esigenze dei cittadini» ha detto Micalizio.

La famiglia come bene comune. Accanto a un sistema ingessato caratterizzato da denatalità, crisi demografica, cervelli in fuga, crisi valoriale e difficoltà di conciliazione per le donne tra vita privata e lavoro, servono politiche per la famiglia che guardano al nucleo della società come fonte di benessere, diverse da quelle “sociali” che intervengono invece quando nel contesto familiare si evidenza una problematica. Insomma, un cambio di paradigma: considerare la famiglia come bene comune e risorsa vitale per lo sviluppo. Serve uno scatto di qualità, un comune denominatore da cui ripartire, andando oltre gli schieramenti e superando le logiche di partito, «un illuminismo della famiglia per stimolare processi culturali e partecipazione dal basso. Bisogna definire un metodo, come quello avviato a Trento, che consente di mettere a sistema tutti gli interventi a sostegno della famiglia», afferma Luciano Malfer Direttore dell’Agenzia per la Famiglia della Provincia Autonoma di Trento.

Un cambiamento culturale che guarda a Sud. Sulla scia dell’azione di promozione e sensibilizzazione avviata dal Forum già dallo scorso anno, diversi gli amministratori siciliani che hanno aderito al network dei comuni amici della famiglia, la rete dei comuni che a livello nazionale intendono promuovere politiche per il benessere familiare sulla base del know-how sviluppato dalla Provincia autonoma di Trento. Interessanti le testimonianze dei sindaci di Leonforte e San Gregorio di Catania, che dopo l’adesione al network, hanno avviato un processo di cambiamento culturale che guarda allo sviluppo da un Sud da cui non sempre si deve fuggire. Modelli positivi a sostegno della famiglia, caratterizzati da asili nido, laboratori culturali e musicali in piazza, centri aggregativi giovanili, progetti per supportare le donne lavoratrici.

A caratterizzare il festival siciliano della famiglia è stato l’incontro e lo scambio tra le esperienze delle organizzazioni, che hanno scardinato il tema della famiglia su diverse sfaccettature e visioni. Giovani, lavoro, salute, piani famiglia comunali, educazione, accoglienza, anziani e infanzia.Tra le sessioni quella forse più esemplificativa dedicata alla “Famiglia come risorsa educativa ed educante” dove docenti, pedagogisti e diverse espressioni religiose hanno discusso sul farraginoso rapporto tra scuola e famiglia e sulla crisi valoriale che ha investito le due agenzie educative.

Il cuore di questo momento nelle parole di Gigi De Palo, Presidente del forum nazionale delle associazioni familiari: «Possiamo raccontarci che la colpa di questa crisi valoriale sia di internet, della televisione, dei social network e dei giovani che non hanno interessi. Ma il vero problema è la sciatteria, la crisi educativa nasce da una nostra sfiducia nei confronti della vita. Abbiamo una mentalità perdente che si fonda su “tanto non cambia nulla”».

«Dobbiamo approcciarci ai giovani con gliocchi della tigre – ha aggiunto De Palo – trasmettere loro energia, raccontare di quanto sia bello fare un figlio, costruire una famiglia e aiutare il prossimo. I nostri ragazzi saranno invogliati a mettere su famiglia non per convincimento ma per attrazione, cioè se vedono modelli di bellezza che funzionano, se vedono quanto siamo disposti a dare la vita per le nostre mogli o mariti. Bisogna essere buoni testimoni, aprire la finestra e far sentire il profumo del pane. Ritornare ad avere quel desiderio educativo perché tutto educa basta solo volerlo».

Il Festival si è concluso con la prestigiosa presenza del professore Ignacio Socias, dell’Università di Navarra e Consulente Onu, che ha fotografato l’inverno demografico vissuto nei paesi più industrializzati. Commovente la testimonianza dei Giovani della Chiesa Evangelica e della Comunità Papa Giovanni XXIII, che hanno mostrato come famiglia significhi bellezza e accoglienza.

Cala il sipario sul Festival, ma adesso si attendono i risultati delle promesse avanzate dalla politica siciliana, come quella dell’assessore regionale alla famiglia Antonio Scavone, che durante la cerimonia d’apertura, ha sottolineato il suo impegno per riportare i diritti delle famiglie al centro delle politiche pubbliche e di sviluppo.


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