Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Media, Arte, Cultura

Se l’integrazione passa dai corpi

Il 14 giugno all'interno del parco Trotter di Milano va in scena “Freedom in the public sphere”, con il patrocinio e contributo del Comune per Bando alle Periferie. L’evento conclusivo del progetto Alleanze dei Corpi curato da Ariella Vidach e Maria Paola Zedda

di Anna Spena

Le alleanze dei corpi. È questo il nome – bellissimo – del progetto vincitore del Bando alle Periferie che vede protagoniste le donne immigrate, il corpo e il dialogo culturale, curato da Maria Paola Zedda e Ariella Vidach. L’iniziativa, partita lo scorso 21 febbraio, ha visto alternarsi Incontri, laboratori, walking experience, performance, per una nuova cartografia di una Milano plurale. E il prossimo 14 giugno ci sarà l’evento conclusivo del progetto: alle 18.00 numerose donne milanesi di diverse origini e provenienze abiteranno Parco Trotter con la performance “Freedom in the public sphere” curata nello specifico da Ariella Vidach e Claudio Prati. Un vero e proprio rituale collettivo per la trasformazione dello spazio pubblico e per la proclamazione dei desideri, in cui protagoniste sono le donne e la danza.

Tappa conclusiva di un percorso di diversi mesi in cui i partecipanti hanno preso parte a workshop e incontri con artisti che hanno vissuto in prima persona l’esperienza della migrazione, come l’artista turco-tedesca Nezaket Ekici e la coreografa e studiosa di antropologia argentina Cecilia Bengolea, la performance si focalizza sul desiderio come motore della riappropriazione dello spazio urbano e del contesto civico, sulla creazione di una comunità temporanea come strumento per uscire dall’isolamento della condizione ‘straniera’, sul corpo come linguaggio interculturale che supera le barriere linguistiche per costruire nuovi codici espressivi che si ibridano con la danza.

«Il titolo Alleanze dei corpi», racconta la curatrice di tutto il progetto Maria Paola Zedda, «prende il nome da un lavoro della filosofa inglese Judith Butler. Autrice che ha riflettuto molto sul potere politico dell’assembramento temporaneo dei corpi, che in qualche modo ci riporta alla costruzione di un noi all’interno della sfera pubblica». Il titolo è sicuramente evocativo: «Dobbiamo ricominciare a focalizzarci sui corpi che possono attivare alleanze interculturali che vanno oltre la comunicazione orale».

Elemento simbolico e semantico è un rosario di carta, ideato con la collaborazione dell’artista turco-tedesca Nezaket Ekici, già collaboratrice di Marina Abramovic, cui le performer affidano i propri desideri di accoglienza e le memorie del paese d’origine, scrivendoli con la voce sulla pagina vuota. I fogli si trasformano nei grani di un grande e delicato rosario, elemento scultoreo e fragile allo stesso tempo, che racconta la vulnerabilità della condizione femminile ma è anche metafora del potere politico e immaginifico delle alleanze nella scrittura di una nuova città.

«Via Padova a Milano», continua la curatrice, «è una sorta di periferia interna. Io abito in questa zona di Milano e mi sono accorta che qui esistono più livelli: ci sono i giovani, gli artisti e una parte di territorio che sta vivendo un forte processo di gentrificazione. E poi c’è la forte presenza di comunità immigrate. E non sempre i due livelli dialogano. La sfida di tutto il progetto Alleanze dei Corpi è stata proprio questa: aprire quella maglia fitta, fitta soprattutto per la dimensione femminile che è ancora più impenetrabile».

INFORMAZIONI
anteprima giovedì 13 giugno ore 19 presso MUDEC – Museo delle Culture, via Tortona 56 Milano
performance venerdì 14 giugno ore 18.00 presso PARCO TROTTER, via Giacosa 46 Milano
Entrambi gli appuntamenti sono ad ingresso libero


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA