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Cooperazione & Relazioni internazionali

Altro che Piano Africa, il Governo per finanziare i rimpatri toglie i fondi allo sviluppo

Il sottosegretario ai rapporti con il Parlamento Guido Guidesi interrogato da Vita sul Piano Africa, ribatte rilanciando l'aumento del Fondo per l'Africa. Una gran confusione dietro la quale si cela un'operazione contabile che toglie risorse all'Agenzia per lo sviluppo. Con buona pace del piano Marshall annunciato da Salvini ormai quasi un anno fa

di Redazione

Che fine ha fatto il piano Africa, nei mesi scorsi annunciato in pompa magna dal vicepremier Matteo Salvini, su cui poi è calato un silenziosissimo sipario? A questa domanda formulata al sottosegretario leghista al ministero per i rapporti col parlamento Guido Guidesi nel corso dell’ultima puntata di Quarta Repubblica andata in onda ieri sera, lo stesso Guidesi ha risposto in modo sbrigativo rimandando al decreto sicurezza bis nel quale, a suo dire, ci sarebbe una norma che accresce il Fondo per l’Africa.

Una precisazione preliminare: il fondo per l’Africa, istituito a suo tempo dal governo Renzi con una dotazione di 200 milioni di euro, nulla ha a che vedere con l’annunciato piano Marshall per l’Africa. Il Fondo infatti ha come obiettivo unico quello di contrastare il traffico di esseri umani in alcuni Paesi europei, in primis Libia, Niger e Tunisia. L’ultima legge di Bilancio del governo attualmente in carica fra l’altro aveva ridotto quello stanziamento a 50 milioni di euro. Tutt’altra faccenda è – o meglio avrebbe dovuto essere – il piano per l’Africa. «L’obiettivo finale non è quello di distribuire i migranti tra i vari Paesi europei, ma di evitare che arrivino in Europa. Dobbiamo intervenire in Africa con un piano Marshall, per migliorare le condizioni di vita nei loro Paesi d’origine», spiegava Salvini nel luglio del 2018.

Ma torniamo a Guidesi e al decreto sicurezza bis e mettiamo a fuoco l’articolo 12 che così recita:


Art. 12 (Fondo di premialità per le politiche di rimpatrio)

1. È istituito, nello stato di previsione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, un fondo destinato a finanziare interventi di cooperazione mediante sostegno al bilancio generale o settoriale ovvero intese bilaterali, comunque denominate, con finalità premiali per la particolare collaborazione nel settore della riammissione di soggetti irregolari presenti sul territorio nazionale e provenienti da Stati non appartenenti all’Unione Europea.

2. La dotazione iniziale del fondo di cui al comma 1 è pari a euro 2 milioni per l’anno 2019, cui si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del Fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2019 – 2021, nell’ambito del programma “Fondi di riserva e speciali” della missione “Fondi da ripartire” dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2019, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. La dotazione potrà essere incrementata da una quota annua non superiore a euro 50 milioni a valere sulle risorse di cui all’articolo 1, comma 767, secondo periodo, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, individuata annualmente con il decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze ivi previsto, sentito il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.


Come si evince sin dal titolo non si tratta di un piano di sviluppo (e del resto è impensabile che lo si potesse fare in un articolo), ma di un addendum proprio al Fondo destinato alle politiche di rimpatrio. Questa la prima, preoccupante, topica di Guidesi.

Ma visto che il diavolo si cela nei dettagli, leggiamo meglio un passaggio della norma. Questo: «… allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale». Ovvero questo nuovo stanziamento potrà pescare da un accantonamento dei fondi del Maeci. Accantonamento che vale 40 milioni di euro che il Governo aveva deciso a inizio anno (articolo 1, comma 1118 della legge di Bilancio) di sottrarre dalle competenze dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (che, fra l’altro in quel momento nemmeno aveva un direttore nel pieno delle funzioni). Tradotto: si aumentano i fondi per le politiche di rimpatrio, attingendo da quelli della cooperazione allo sviluppo. Esattamente il contrario dei principi che, a detta di Salvini, avrebbero dovuto ispirare il Piano Marshall per l’Africa.


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