Politica & Istituzioni

Stop alle armi italiane per la guerra in Yemen: la Camera approva la mozione

Le organizzazioni della società civile: «È un primo passo positivo, si prevede infatti un impegno a valutare l’avvio di iniziative per l’adozione di un embargo sulla vendita di armamenti ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi da parte dell’Unione Europea oltre che per la già citata sospensione dell’esportazione dall’Italia di bombe d’aereo e missili. Spiace l'eliminazione all'ultimo minuto dell'impegno diretto a sostenere i processi di riconversione produttiva dell’industria militare»

di Redazione

La Camera dei Deputati ha approvato questa mattina la mozione presentata dalla maggioranza di Governo (mozione Cabras, Formentini ed altri n. 1-00204 – Nuova formulazione) sul conflitto in Yemen. Tutti i gruppi parlamentari avevano presentato mozioni sul tema, con testi diversi, e le organizzazioni della società civile – Amnesty International Italia, Movimento dei Focolari Italia, Oxfam Italia, Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo e Save The Children Italia – avevano chiesto l’approvazione di tutte le mozioni. Nel testo approvato si impegna l’esecutivo ad «adottare gli atti necessari a sospendere le esportazioni di bombe d'aereo e missili che possono essere utilizzati per colpire la popolazione civile e loro componentistica verso l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sino a quando non vi saranno sviluppi concreti nel processo di pace con lo Yemen».

Ecco gli impegni a cui la mozione vincola il Governo:

  1. a proseguire, in tutte le sedi competenti, l'azione volta ad ottenere l'immediato cessate il fuoco e l'interruzione di ogni iniziativa militare in Yemen, continuando a sostenere, in particolare, l'iniziativa dell'inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen Martin Griffiths affinché si giunga quanto prima al ritiro delle truppe in campo;
  2. a proseguire, con i partner internazionali, nell'azione umanitaria coordinata sotto la guida delle Nazioni Unite per alleviare le sofferenze della popolazione yemenita, come stabilito nella terza conferenza dei donatori che si è svolta a Ginevra;
  3. a valutare l'avvio e la realizzazione di iniziative finalizzate alla futura adozione, da parte dell'Unione europea, di un embargo mirato sulla vendita di armamenti ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, prevedendo al contempo consultazioni con gli altri Stati membri dei consorzi internazionali in relazione ai programmi di coproduzione industriale intergovernativi attualmente in essere;
  4. a continuare ad assicurare un'applicazione rigorosa delle disposizioni della legge 9 luglio 1990, n. 185, e ad adottare gli atti necessari a sospendere le esportazioni di bombe d'aereo e missili che possono essere utilizzati per colpire la popolazione civile e loro componentistica verso l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sino a quando non vi saranno sviluppi concreti nel processo di pace con lo Yemen.

«È un primo passo positivo», affermano le organizzazioni: «nella parte dispositiva del testo si prevede infatti un impegno non solo a proseguire nel sostegno alle azioni diplomatiche internazionali e alle iniziative umanitarie coordinate dalle Nazioni Unite, ma anche a valutare l’avvio la realizzazione di iniziative per l’adozione di un embargo sulla vendita di armamenti ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi da parte dell’Unione Europea oltre che per la già citata sospensione dell’esportazione dall’Italia di bombe d’aereo e missili. Tutti questi impegni vanno nella direzione delle richieste da tempo avanzate dalla società civile italiana ed internazionale, anche con le mozioni approvate da diversi comuni italiani, e da oggi vigileremo affinché il Governo rispetti nel concreto gli impegni votati oggi dal Parlamento».

Le mozioni di minoranza, che nei loro testi prevedevano in maniera più esplicita e netta lo stop a tutte le forniture militari italiane indipendentemente dalla tipologia di armamento sono state tutte respinte, con parere sfavorevole del Governo. Tali mozioni prevedevano anche un impegno diretto per l’Italia a sostenere i processi di riconversione produttiva dell’industria militare. «Un elemento importante inizialmente previsto anche dalla Mozione di maggioranza, che è stato all’ultimo minuto eliminato dal testo originale. Decisione di cui ci rammarichiamo e che consideriamo negativa. Così come riteniamo non sufficiente il richiamo al sostegno di processi diplomatici e di intervento umanitario a fronte del fatto che le risorse e i fondi per porre sollievo alle condizioni della popolazione siano non solo da confermare ma semmai da aumentare, come richiesto da tempo dalle nostre organizzazioni», commentano ancora le organizzazioni della società civile.

Per Paolo Pezzati, policy advisor di Oxfam Italia sulle emergenze umanitarie è «un primo passo nella direzione giusta anche da parte dell'Italia» anche se «la mozione di maggioranza approvata è comunque frutto di un accordo al ribasso. Sarebbe sicuramente stato più efficace estendere la sospensione all’export a tutto il materiale militare senza circoscriverla a bombe d’aereo e missili. Non appare chiaro poi perché la sospensione sia rivolta solo ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti e non verso tutti Paesi membri della coalizione saudita, ossia anche Bahrein, Egitto, Kuwait e Sudan».

Molti dubbi persistono, secondo Oxfam, anche rispetto al fatto che non venga dato al Governo un chiaro mandato per esercitare un’azione incisiva per ottenere un embargo a livello europeo e che non ci si è impegnati ad aumentare i fondi per la risposta umanitaria: «al momento l’Italia, di fronte alla più grave emergenza al mondo, con oltre 22 milioni di persone allo stremo, contribuisce solo con 5 milioni di euro al Piano complessivo».


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