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Cooperazione & Relazioni internazionali

Total sotto accusa. Ong denunciano: i pozzi costringerebbero 50mila persone a lasciare i loro villaggi

Guai in vista per il colosso Total, i cui progetti petroliferi in Uganda non sarebbero conformi a una nuova legge che impone un "dovere di vigilanza" alle imprese francesi anche all'estero. Sei Ong francesi e ugandesi stanno per portare in tribunale la società petrolifera, per violazioni dei diritti umani e rischi di gravi danni ambientali. Se vogliamo capire le cause delle migrazioni, dobbiamo capire anche gli interessi francesi in Africa

di Marco Dotti

Mentre in Italia le Ong sono diventate il bersaglio preferito del Governo, spostando lo sguardo altrove la situazione cambia. A finire sotto accusa, infatti, è il colosso energetico Total, una delle quattro società operanti nel settore gas & oil, che ha sede a Parigi e interessi.

Sei ONG francesi e ugandesi annunciano di aver citato in giudizio la corporation per il mancato rispetto di una nuova legge che impone l'obbligo di vigilanza alle multinazionali francesi, anche all'estero. L'azione legale riguarda la controllata ugandese di Total e due dei suoi subappaltatori.

Le francesi Survival, Friends of the Earth e quattro associazioni ugandesi denunciano inoltre la mancanza di trasparenza di Total in un progetto vicino al lago Albert.

Il progetto petrolifero denominato Tilenga riguarda 419 pozzi in 6 giacimenti petroliferi e secondo le ONG costringerebbe 50.000 persone a spostarsi e avrebbe gravi conseguenze ambientali. Se vogliamo comprendere le cause delle migrazioni, spiegano, dobbiamo guardare agli interessi commerciali dei francesi in Africa.

Il progetto, secondo le Ong, impatterebbe, inoltre, sull'area naturale protetta nel parco delle cascate di Murchison sul Nilo. Il progetto prevede la costruzione di un impianto di lavorazione del petrolio e di un oleodotto per il trasporto del greggio (200.000 barili al giorno) ad una raffineria di Kabaale, nella città di Hoima District City, e da lì in Tanzania.

È la prima volta che le ONG si servono della legge sul "devoir de vigilance" delle multinazionali. «Questo primo caso sarà un vero e proprio banco di prova per vedere se questa legge ci permetterà finalmente di prevenire nuovi disastri umani e ambientali» dice Juliette Renaud, responsabile della campagna "Friends of the Earth Multinational Regulation" (Fonte: Rfi Afrique).


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