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“A casa di chi resta”: i salesiani e una mostra fotografica per capire l’Africa e le migrazioni

Un reportage fotografico d’autore che verrà presentato ad agosto e settembre a Bardonecchia, in provincia di Torino, in anteprima il 13 luglio. L’iniziativa fa parte della campagna STOP TRATTA che l’ente salesiano gestisce insieme con il Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (VIS), l’organizzazione non governativa connessa alla congregazione

di Redazione

Un ragazzino ti guarda da dietro la porta della sua casa. Che è una baracca. È l’immagine che Missioni Don Bosco ha scelto per la locandina della mostra “A casa di chi resta”, un reportage fotografico d’autore che verrà presentato ad agosto e settembre a Bardonecchia, Torino, con anteprima il 13 luglio.

L’iniziativa fa parte della campagna STOP TRATTA che l’ente salesiano gestisce insieme con il Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (VIS), l’organizzazione non governativa connessa alla congregazione.

La questione della migrazione è molto complessa e per risolverla davvero occorre considerare molti aspetti, in primis quello della condizione di vita e delle mentalità di chi vive nei Paesi africani da cui proviene una parte consistente del flusso verso l’Italia.

Sono davvero tutti pronti a lasciare la loro terra pur di tentare di giungere a un successo personale? Ovvero, sono disponibili a spendersi per la crescita dei loro villaggi e delle loro città pur in mezzo a pesanti disagi?

La mostra, con le fotografie di Mario Noto, porta il visitatore in Senegal, uno dai Paesi oggi più colpiti dall’emigrazione giovanile di massa. L’intenzione è quella di presentare uno spaccato della vita di chi sceglie di non recidere il legame con la propria storia e con la propria comunità, di restare nella terra d’origine con un atteggiamento costruttivo e di fiducia nel futuro.

Missioni Don Bosco, che agisce per costruire opportunità di sviluppo nei Paesi dove operano i salesiani, facendo leva soprattutto sull’istruzione di base e sulla formazione professionale, si trova in particolare sintonia con lo sguardo adottato dall’autore degli scatti fotografici di “A casa di chi resta”. La campagna Stop Tratta impegna missionari e volontari in Africa sul fronte della formazione di giovani per offrire loro alternative alla fuga dalla povertà e dalle guerre, e contestualmente li informa sui rischi di sfruttamento, di violenza e di morte che li attendono sulle rotte verso l’Europa nella migrazione senza regole.

La mostra sarà visitabile a Bardonecchia dal 19 agosto al 30 settembre, agosto dalle ore 16.30 alle 19.00 tutti i giorni, settembre: in occasione degli orari di apertura del Palazzo delle Feste, nel pieno del tempo di vacanza estiva più intensa in montagna. I villeggianti avranno così modo di incontrare un tema, purtroppo vissuto sul crinale della polemica, in un contesto più rilassato e per questo più favorevole alla ricezione di messaggi e alla riflessione serena. Missioni Don Bosco ha incontrato la piena e convinta disponibilità verso “A casa di chi resta” da parte del Comune, che darà accoglienza alla mostra nella prestigiosa Sala Giolitti del Palazzo delle Feste.

La città di Bardonecchia non è un luogo estraneo alle cronache della migrazione: al confine con la Francia, è uno dei punti di passaggio (insieme con Ventimiglia, in Liguria) di chi transita dall’Italia con destinazione oltralpe. I fatti dello scorso inverno hanno consegnato notizia di passaggi azzardati in mezzo alla neve, di interventi di respingimento da parte delle autorità francesi, di volontari impegnati ad assistere le persone e a difendere i diritti umani.

L’anteprima di sabato 13 luglio presenta un programma che cerca approcci diversi per raccontare i sentimenti profondi della migrazione.

Al Palazzo delle Feste – questa denominazione suona paradossale nel nostro caso – avverrà alle 18 la lettura teatrale di “Nel mare ci sono i coccodrilli”, dall’omonimo libro di Fabio Geda, da parte della Compagnia Teatro Minimo. È la storia di Enaiatollah Akbari, che ha compiuto un incredibile viaggio dall’Afghanistan all’Italia passando per Iran, Turchia e Grecia, nel quale ha conosciuto molti aspetti tragici e stupefacenti dell’umanità e ha saputo affrontarli con il giusto distacco.

Alle 19 i sommelier Jyothi Aimino e Fabrizio Abis , già partecipi di altre iniziative di Missioni Don Bosco, insieme con il cuoco Federico De Crescienzo porteranno il loro messaggio all'evento Message in a bottle. Storie di vini, di viaggi e di eroi… . Proporranno infatti la degustazione di vini scelti per la loro natura e per la loro storia, che li rendono in qualche modo rappresentativi della determinazione e della speranza che guida ogni migrazione. Si tratta dei cosiddetti “vini eroici”, ottenuti da uve coltivate là dove i vigneti fanno più fatica a mettere radici ma dove il coltivatore è più determinato a salvaguardare il territorio e la tradizione rurale. Ogni prodotto sarà presentato in relazione a una storia di chi ha attraversato il deserto e il mare per provare a mettere radici lontano dalla sua terra.