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Crollo demografico? La risposta è una legge sulla regolarizzazione degli immigrati

Proposta da Ero Straniero e presentata alla Camera è di iniziativa popolare e dal titolo “Nuove norme per la promozione del regolare permesso di soggiorno e dell’inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari”

di Paolo Biondi

Crollo demografico in Italia significa non sostenibilità del nostro alto debito e impossibilità a tenere la finanza pubblica in equilibrio. Non fosse per tante altre buone ragioni, basterebbe questo dato a fare riflettere su quanto sia miope la non regolarizzazione degli immigrati che vivono e lavorano in Italia. È uno degli elementi emersi nel corso del dibattito alla Camera intorno alla proposta di legge di iniziativa popolare dal titolo Nuove norme per la promozione del regolare permesso di soggiorno e dell’inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari, proposta della quale la commissione Affari costituzionali di Montecitorio ha avviato nell’aprile scorso l’esame.

Il dibattito è stato promosso da Ero Straniero, il comitato lanciato il 12 aprile 2017 promotore della raccolta di firme che ha portato negli anni scorsi alla presentazione della proposta di legge. I dati presentati parlano da soli. Dal 1998 al 2007 il Pil totale italiano è salito del 14,4% in termini reali, ma senza gli stranieri sarebbe salito solo del 10,5%. E questo è dovuto al crollo demografico che ha portato a registrare al 31 dicembre 2018 60 milioni 360 mila italiani con una flessione dello 0,2% sull’anno precedente proseguendo un flusso negativo che sarebbe nel solo ultimo anno sceso dello 0,4% se non fosse per il contributo dato dagli stranieri.

«Se bloccassimo i flussi migratori la flessione demografica raddoppierebbe. Il crollo della popolazione ci preoccupa perché è legato alla sostenibilità dei dati di finanza pubblica, con il rapporto debito/Pil che tende ad aumentare» ha detto Luigi Cannari, vicecapo del Dipartimento di economia statistica della Banca d’Italia. E non vale nemmeno la tesi, che spesso si sente, che gli stranieri sottrarrebbero lavoro agli italiani perché, dati alla mano, «i cittadini stranieri partecipano ad un mercato del lavoro che offre loro opportunità differenti, con lavori meno stabili e meno protetti. Coprono una fetta di mercato non coperta dai lavoratori italiani», ha aggiunto Claudio Ceccarelli, Direttore del sistema integrato lavoro, istruzione e formazione dell’Istat.

Dal punto di vista politico poi «fare una politica degli ingressi solo per l’Italia è miope perché bisogna saper imporre una politica degli ingressi omogenea a tutta l’Europa onde evitare di creare degli squilibri», come ha aggiunto Massimo Marchetti, dell’Area lavoro, welfare e capitale umano di Confindustria.

Date queste premesse, il dibattito politico che è seguito ha toccato livelli apparsi spesso fuori luogo. Per Emanuele Prisco, di Fratelli d’Italia, «bisogna mettere più risorse per i rimpatri». Sulla stessa linea il leghista Igor Giancarlo Ghezzi secondo il quale «bisogna trovare le risorse per fare gli accordi» bilaterali al servizio dei rimpatri, sebbene ha dovuto ammettere che da quando questo governo è in carica «l’ottimismo non ha dato risultati». Seppure con sfumature differenti anche Laura Ravetto, di Forza Italia, ha detto che «il centrodestra vuole incentivare e agire sui rimpatri, poi aprire canali per i lavoratori stranieri in Italia. Ma quella mole enorme di oltre mezzo milione di immigrati clandestini in Italia per tutti loro rappresenta solo una montagna da rimuovere. Qualche piccola apertura alla proposta di legge popolare dalla maggioranza di governo è venuta da Simona Suriano dei 5 stelle: «Questa legge è una base di confronto e discussione», ha detto aggiungendo che il suo Movimento è per «una posizione pragmatica e concreta, andando a vedere le cause, investendo in cooperazione, lavorando su diversi piani di lungo periodo».

Le ragioni della proposta di iniziativa popolare sono state difese da Gennaro Migliore, del Pd («è una legge che noi sosterremo, rappresenta la piattaforma del Pd sull’immigrazione») e da Laura Boldrini (Leu): «La Bossi-Fini ha creato irregolarità su cui una parte della nostra economia fa conto e preferisce ora le cose come stanno».

A Riccardo Magi, di Più Europa, relatore del Pdl in Commissione Affari costituzionali, il compito di entrare nei dettagli della proposta: «Il primo aspetto è l’introduzione di canali di ingresso per lavoro che facilitino l’incontro dei datori di lavoro italiani con i lavoratori dei Paesi terzi; il secondo è prevedere la possibilità di regolarizzare gli stranieri radicati nel territorio che si trovino in situazione di soggiorno irregolare a fronte della disponibilità di un lavoro».


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