Cooperazione & Relazioni internazionali

Il piano Africa di Salvini? «Dossier ancora aperto: lo gestirà un fondo sovrano»

Dopo il numero del magazine di giugno dedicato alle ong, parla il sondaggista Alessandro Amadori, consulente del vicepremier e ministro dell'Interno: «Sul piatto ci sono 500milioni, partiremo nel 2020»

di Redazione

Primo: il piano Marhall per l’Africa si farà, anche se non si chiamerà così. Secondo: si farà, ma non prima del 2020. Sono questi i convincimenti di Alessandro Amadori, noto sondaggista dell’istituto Piepoli, dallo scorso settembre consigliere per l’analisi politica e sociale del vicepresidente del consiglio Matteo Salvini. In questa veste negli ultimi mesi ha curato il dossier sul piano Africa, di cui, come denunciavamo sullo scorso numero del magazine sotto il titolo “Viva le ong”, dopo i roboanti annunci del leader leghista di un anno fa si sono perse le tracce.

Amadori, una domanda preliminare: perché affidare a lei una consulenza sull’Africa e non a un esperto del tema?
Tutto nasce da un’interlocuzione che avevo avuto con lo staff del senatore sulla base della mia riflessione sulla globalizzazione. Io penso che il futurologo John Naisbitt avesse ragione. Negli anni 90 Naisbitt ha scritto un libro, “Global Paradox”. La tesi è che più sarebbe avanzata una globalizzazione ostile alle specificità di ciascun territorio, più per contrasto avrebbero avuto peso i movimenti localisti. Prima che in Europa questi movimenti si sono manifestati nel cosiddetto terzo mondo. Penso che, per esempio, l’ascesa del movimento islamista di Bin Laden è figlio del paradosso globale, così come l’espansione in Africa dell’ideologia islamista. Io mio suggerimento ai leghisti era quello di passare da una dialettica territorio vs territorio a un confronto territori vs nuovi imperi di tipo globalizzante. Questa ipotesi piacque a Salvini, che una volta vinte le elezioni mi volle nella sua squadra. Mi chiese di occuparmi in particolare di Africa. Durante questi miei studi sulla globalizzazione avevo ripreso un’antica passione per l’Africa. Nel 75 durante le superiori avevo vinto un premio della comunità europea per un’analisi sulla conferenza di Lomé che aveva regolato gli acquisti di materie prime dai Paesi produttori nell’ottica di preservare le loro economie. Ne è seguita la conferenza di Cotonou, che va a scadenza nel 2020. Fra l’altro sul tema sarebbe importante che il Governo italiano presentasse una sua risoluzione. La mia nomina nasce da qui. Ma voglio sottolineare come in questi mesi Salvini non mi abbia mai influenzato il mio lavoro, ne abbia mai indicato priorità…

Un sostanziale disinteresse, come quello per il piano Marshall per l’ Africa…
Io non la penso così. Intanto è la prima volta che un governo ha un consigliere che si deve occupare specificatamente per mandato di Africa. È chiaro poi che nel primo anno di Governo l’eventuale risparmio sui fondi per l’accoglienza sarebbero dovuti essere prioritariamente destinati ad altre promesse elettorali. In particolare alla sicurezza.

Come ha impiegato il suo tempo sinora?
Mi faccia fare una premessa. Ad oggi, malcontate, le risorse per la cooperazione internazionale valgono poco meno di 4,5 miliardi di euro: 1,3/1,4 miliardi sono gestiti direttamente dal ministero dell’economia e vengono direttamente girati a Bruxelles per la cooperazione internazionale nell’ambito dei circa 20 miliardi che l’Italia destina alla Ue. 1,5miliardi vengono gestiti dal ministero degli Esteri e dall’Agenzia per la cooperazione internazionale. Infine ci sono altri 1,5 miliardi che sono amministrati dal ministero dell’Interno e servono prioritariamente per la gestione interna dei migranti. Quindi chi si occupa di Africa deve avere una doppia interlocuzione: Farnesina/Agenzia e Viminale

Come vanno queste “interlocuzioni”?
Come sa l’Agenzia per la cooperazione ha nominato solo a maggio il suo direttore, con cui ho già preso contatti e con cui mi dovrò confrontare nel merito. Ma mi permetta una precisazione.

Prego…
Non parlerei di piano Africa, quando piuttosto di un fondo sovrano italiano per l’Africa.

Almeno conferma il budget di 500 milioni di euro?
Assolutamente sì.

Non tantissimi per un continente da 1,2 miliardi di abitanti…
Lei consideri però che 500 milioni di euro in Africa pesano dieci volte tanto: 5 miliardi sono un budget che inizia ad essere significativo. E che Salvini stesso aveva confermato, tenendo però conto delle priorità politiche. Io ritengo che questo sia stato un comportamento legittimo. L’idea però verrà sicuramente ripresa l’anno prossimo. Questo primo anno di lavoro è invece servito per creare una filosofia di base che è servita per riconcettualizzare la cooperazione internazionale.

Riconcetualizzare…ovvero?
In occasione di una missione di Stato che abbiamo fatto insieme al senatore Salvini in Ghana nel novembre del 2018 abbiamo incontrato il presidente Nana Akufo-Addo (vedi foto di apertura). Il Ghana è un Paese stabile con tassi di crescita molto interessanti. Addo ci ha parlato della sua visione del Paese e di come avesse impostato la campagna elettorale puntando sul concetto di Ghana beyond aid.

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