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M49, l’ennesimo orso in fuga. Da Daniza ad oggi ogni anno è la stessa storia

L’esemplare era stato catturato a Porte di Rendena e portato nel recinto del Casteller. È riuscito a scavalcare le recinzioni elettrificate e il muro di 4 metri. Ora è senza radiocollare. Inviati cani sulle sue tracce, vige l'ordine di sparare a vista. Insorgono WWF, Lipu e Lac

di Lorenzo Maria Alvaro

Era il settembre del 2014 quando era stata abbattuta per errore Daniza, un esemplare di orso bruno con due cuccioli. L’anno successivo, il 2015, era stato punteggiato da episodi di cronaca che raccontavano di aggressioni da parte degli orsi a podisti e turisti. Ogni anno l’estate porta in dote la difficile convivenza tra orsi e uomini. In Trentino.

E in questi giorni la storia si ripete. Sta facendo scalpore la vicenda di M49, l’orso bruno più ricercato del Trentino. Catturato ieri sera in Val Rendena, poi trasferito nell’area faunistica del Casteller, l’orso questa mattina è riuscito a scappare. «Incredibile?», si chiedono WWF, Lipu e Lac. «No, solo una dimostrazione della pessima gestione delle operazioni. Un recinto elettrificato solido e con potenza adeguata è una barriera insormontabile anche per gli orsi più scaltri: evidentemente la struttura non era funzionante a dovere, dato che gli orsi non volano. Ed ancora più grave è il fatto che all’orso sia stato tolto il radiocollare, il che renderà ancora più difficoltoso tracciarne gli spostamenti durante la fuga».

Secondo le associazioni, si tratta di un mix esplosivo di imperizia e strumentalizzazioni, anche senza voler dare credito alle voci che parlano di una fuga orchestrata ad arte: «le parole del presidente della Provincia Fugatti sono inaccettabili: invece di fare ammenda, attacca strumentalmente “la scienza” e vuole sfruttare l’accaduto per emettere un ordine di abbattimento nonostante il parere contrario del Ministero. Come già sottolineato anche dal parere Ispra, sulla base dei criteri del PACOBACE (Piano d’Azione per la Conservazione dell’Orso Bruno sulle Alpi Centrali) M49 è tutt’al più da considerarsi un orso problematico solo perché ha causato danni economici ad attività produttive, favoriti dalla mancata adozione di strumenti di prevenzione adeguati, mentre la sua pericolosità per le persone è ancora da dimostrare (“potenziale” è il termine usato dai tecnici dell’Istituto per non escludere che possa diventarlo in futuro, ma al momento non è tale)».

Come ha spiegato Fabrizio Bulgarini, responsabile nazionale biodiversità di WWF Italia a Vita.it, quella dell’orso è una presenza problematica, a quanto pare, solo in Trentino. «Stiamo parlano di una specie che era praticamente scomparsa dalle Alpi, in Abruzzo invece gli orsi non erano mai spariti. Il fatto è che con la loro scomparsa si è persa anche l’abitudine a comportamenti che facilitavano la convivenza con questa specie», spiega «in Slovenia dove sono censiti circa 450 esemplari si registra un caso all’anno di aggressione, da noi gli orsi sono molti di meno, parliamo di 50, 60 esemplari sulle Alpi centro orientali. Servono informazione ed educazione, solo così si possono prevenire incidenti, non battute di caccia».

Per questo le associazioni alzano la voce: «Diffidiamo la Provincia dall’intraprendere alcuna azione che possa mettere a rischio l’incolumità di M49, mentre chiediamo che sia aperta un’indagine interna per chiarire se ci sono state responsabilità o negligenze, favorite da un clima politicamente pesante, mentre è sempre più chiaro che l’area del Casteller non è adatta ad ospitare orsi garantendone benessere e sicurezza’», scrivono.

Nel frattempo si rimboccano le maniche: nei giorni scorsi, il WWF ha donato tre elettrificatori ad allevatori ed apicoltori al confine con la Lombardia per proteggere al meglio apiari ed allevamenti.


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