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La forma dell’esistenza, fra educazione e formazione

«Educazione e formazione sono parole usate spesso come sinonimi, ma non è così. Certamente l’educazione contribuisce a dar forma all’esistenza, ma non da sola. La portata formativa degli accadimenti esperienziali fortuiti può sovvertire gli interventi educativi e viceversa. Gli eventi formativi possono sovvertire gli atti educativi. L’imprevedibile trans-forma perché aiuta ad assumere con maggiore consapevolezza le scelte di responsabilità personale e sociale, laddove invece l’educazione spesso con-forma»

di Vanna Iori

Educazione e formazione sono due termini che vengono utilizzati spesso come sinonimi, anche in ambito pedagogico. C'è poi un numero crescente di diverse sfaccettature di significati che s’intrecciano con quelle due parole: training, didattica, preparazione, insegnamento, addestramento, coaching, istruzione… Credo perciò importante cercare di chiarire che la formazione esistenziale include anche l’educazione come sua modalità significativa, che riveste un ruolo importante, ma non rappresenta la totalità dell’esperienza formativa. Certamente l’educazione contribuisce a dar forma all’esistenza, ma non da sola. Poiché la costruzione esistenziale comprende anche tutto il resto che “dà forma” all’esistenza: la formazione.

Gli eventi destinali, il venire al mondo, il mettere al mondo, i distacchi, le perdite, gli incontri, l’esperienza del dolore, la malattia, la partecipazione a momenti storici o a eventi sociali carichi di investimento emotivo, le esperienze travolgenti ad alta densità emotiva lasciano tracce indelebili. La portata formativa degli accadimenti esperienziali fortuiti può sovvertire gli interventi educativi e viceversa. Tra le vaste esperienze e i molteplici rapporti umani, quali possono allora essere considerati “educativi” e quali “formativi”? Qual è il ruolo e il senso che l’“educazione” riveste nella formazione alla vita? La principale differenza riguarda la presenza o meno di un’intenzionalità educativa.

L’educazione è sempre frutto di un’intenzionalità. È un insieme di atti, voluti e agiti con volontà modificatrice, allo scopo di incidere sui comportamenti, sui pensieri e sui sentimenti delle persone a cui si rivolge. Il momento educativo non è mai casuale. È il risultato di progettualità e programmazione, è finalizzata alla trasmissione di nozioni, valori e comportamenti, ritenuti degni di essere tramandati da una generazione all’altra, entro un dato contesto. Le azioni educative prevedono sempre un sistema di riferimento valoriale (dimensione axiologica), per il raggiungimento di determinati fini (dimensione teleologica). Più o meno strutturati o formalizzati, gli atti educativi presuppongono sempre azioni prestabilite da chi trasferisce determinate competenze (misurabili e valutabili), abilità, comportamenti a chi ne è destinatario. Kant afferma che l’uomo «è ciò che l’educazione lo fa» e che «può essere educato solo da uomini che a loro volta furono educati». Una traccia educativa si riverbera sempre sulle singole esistenze, contribuendo a fare la storia di un popolo e, in definitiva, dell’intera umanità.

Invece gli eventi (da ē-vĕnĭo, succedere, avvenire, accadere, capitare, succedere, verificarsi) sono inintenzionali, involontari, soggetti al caso, all’aleatorietà, al destino. Non hanno un metodo. Si manifestano attraverso lo straordinario, il singolare, lo stupore, il disordine, le coincidenze, persino il “miracoloso”. Semplicemente avvengono, sopraggiungere, irrompono. L’evento imprevisto sovverte il progetto previsto. La possibilità formativa di un evento sfugge al controllo, alla verifica, all’istituzionalizzazione. Certamente porre il problema dell’essere umano e dell’imperscrutabilità del suo destino significa riferirsi sempre alla sostanziale imperscrutabilità di quella che sarà la sua storia di formazione, di ciò che egli diventerà grazie – ma talvolta anche “nonostante” – l’attività educativa che ad esso viene destinata. L’evento non ha un luogo né un tempo definiti e circoscritti. Forse è “sempre” e “ovunque”, poiché coincide con l’esistenza stessa. E ha la durata della vita.

La Bildung si costruisce incessantemente nel divenire, nel variare, nel procedere, mai lineare e continuo, dell’esistenza. La formazione è perciò continuamente aperta all’educazione che il contesto prefigura, ma anche all’inaspettato. Il rapporto tra eventi e atti non è mai fisso. Gli e-venti formativi possono sovvertire gli atti educativi. L’imprevedibile trans-forma perché aiuta ad assumere con maggiore consapevolezza le scelte di responsabilità personale e sociale, laddove invece l’educazione spesso con-forma. In questo continuo rimando tra l’educazione che costruisce le regole di riferimento e gli eventi imprevisti che li scompigliano secondo la casualità sta il “prender forma” dell’esistenza.

*Vanna Iori, senatrice Pd, è ordinaria di Pedagogia all’Università Cattolica di Milano

Foto Unsplash


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