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La beffa sull’azzardo: il M5S cade dal pero anche se un suo uomo ha la delega sui giochi

Tira brutta aria dalle parti del M5S. Non solo sulla vicenda Tav o sul “Mandato zero”, ma anche sul tradimento delle promesse riguardo il contrasto all'azzardo. Che il Governo fosse d'accordo con l'interpretazione a maglie larghe dell'Agcom era chiaro a tutti da mesi, tranne (forse) a deputati e senatori pentastallati che ieri insorgevano a colpi di comunicati stampa. E ci si mette anche il Ministro Tria, che sulla "riforma del settore giochi" dichiara: «Non ho io il controllo della situazione»

di Redazione

Mentre il Paese è stretto in una morsa di caldo, tira brutta aria dalle parti del M5S. Non solo sulla vicenda Tav ma anche sul tradimento delle promesse riguardo il contrasto all'azzardo.

Due le questioni che agitano la base, ma lasciano indifferente un vertice sempre più lontano persino da sé stesso. Tanto da contraddirsi da sé.

Prima questione: le linee guida di Agcom sul "divieto" della pubblicità dell'azzardo hanno, di fatto, bucato il divieto rendendolo un colabrodo, soprattutto per le scommesse sportive. Che il Governo fosse d'accordo con l'interpretazione a maglie larghe dell'Autorità era chiaro a tutti da mesi, tranne (forse) a deputati e senatori pentastallati che ieri insorgevano a colpi di comunicati stampa (vedi nostro articolo).

Del resto, bastava leggere le dichiarazioni del commissario Agcom Benedetta Liberatore: “Non sono arrivate particolari critiche dal Governo in merito alle linee guida del Decreto Dignità sul tema della pubblicità sul gioco”.Da quando è cominciata la stesura delle linee guida, dichiarava il 5 giugno scorso la commissaria, "ci sono state interlocuzioni con i Monopoli di Stato e con i Ministeri competenti".

Quindi anche con il Ministero dell'Economia (da cui dipendono i Monopoli), dove la delega ai giochi è nelle mani…. di un esponente 5S, Alessio Villarosa.

Seconda questione che agita le notti degli uomini di Di Maio: come fare ingoiare al Paese una "riforma del sistema dei giochi" che, si mormora, darebbe un colpo secco alle leggi regionali anti azzardo. Dovesse pure cadere il governo, il problema è che qualcuno ha avviato questo discorso, senza la trasparenza che da sempre il M5S predica.

Chi ha capito che sta arrivando la tempesta sembra essere il ministro dell'Economia Giovanni Tria, che tre giorni fa, rispondendo in Commissione Finanze al senatore De Bertoldi (FdI) ha dichiarato: “Non ho sotto controllo questo settore in particolare sulla fase di riforma del settore. Non posso rispondere sul gioco”.

Se il titolare del Ministero preposto al controllo dell'azzardo di Stato (anche attraverso i Monopoli, che sono un ente di scopo del Mef) dichiara di non avere "sotto controllo questo settore" sorge da sé la domanda: chi lo controlla?


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