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Azzardo: sul divieto di pubblicità Di Maio e il Governo scherzano col Paese

Anziché rispondere alle associazioni e ai cittadini che chiedono spiegazioni precise e chiare al suo governo sul divieto di pubblicità dell'azzardo divenuto un colabrodo, il vicepremier Di Maio scrive un post su facebook in cui dichiara: «sostituiremo i vertici AGCOM». Le lInee guida di AGCOM sul divieto di pubblicità contro cui si scaglia Di Maio sono dell'aprile scorso, ma il mandato dei vertici AGCOM è scaduto tre giorni fa. Tempismo perfetto?

di Marco Dotti

Oltre al danno, la beffa. Il Governo del non-cambiamento non ci fa mancare nulla, soprattutto sul tema del divieto bucato, come oramai tutti chiamano il famoso articolo 8 del Decreto Dignità, che doveva vietare la pubblicità delle scommesse sportive e dei siti online su tutti i media del Paese. Era diventato una bandiera del M5S, oggi è – per quel movimento, ma non per i cittadini – un paravento fra i tanti.

Il danno: non aver mantenuto la promessa di vietare «ogni forma di pubblicità e sponsorizzazione» legata all'azzardo, promessa scritta nero su bianco nel Contratto di Governo e nell'articolo 9 del Decreto Dignità.

La beffa: fingere di non avere colpe nella mancata attuazione del divieto totale e assoluto di pubblicità e non sapere che, da mesi, AGCOM stava lavorando alle linee guida per applicare (parzialmente come qui scriviamo da settimane!) il divieto.

Il tutto, condito da evidenti tentativi di spostare l'attenzione con post e comunicati stampa su altri obiettivi, post e e cs in cui si attribuiscono ad altri responsabilità politiche che sono della maggioranza che governa – in questo caso attaccando l'Autorità Garante per le Comunicazione, ma nelle scorse ore gli stessi protagonisti si sono scagliati contro il Garante della Privacy, altra authority in scadenza di mandato, che a loro dire avrebbe rallentato il decreto per il rimborso sulle truffe bancarie (qui la vicenda spiegata in un comunicato ufficiale dallo stesso Garante della Privacy).

Torniamo all'azzardo a 5S: in ordine di gravità, le responsabilità politiche sono dello stesso Luigi Di Maio, del suo sottosegretario all'economia con delega alle banche e al gioco d'azzardo Alessio Villarosa, dei deputati e senatori 5S, sempre molto attivi quanto erano all'opposizione. Non pervenuti da quando al Governo ci sono i Di Maio Boys.

Alla tragedia si unisce ora la farsa. Tanto danno, beffa e farsa la pagano famiglie e cittadini.

Alle ore 12 (tempistica da algoritmo per intercettare l'audience), il vicepremier Di Maio sul suo profilo facebook dichiara che a settembre sostituirà i vertici di AGCOM che non hanno rispettato "un Ministro che vieta la pubblicità", cioè lui.

C'è da chiedersi dov'era quel Ministro, ossia Luigi Di Maio in persona, nei mesi scorsi quando AGCOM elaborava le linee guida per l'attuazione del divieto e una sua commissaria in data 8 giugno dichiarava che dal Governo (evidentemente consultato) non erano arrivati rilievi critici.

Se n'è accordo l'accortissimo vicepremier nonché Capo Politico del M5S? Certamente se n'è accorto, non è un ingenuo. Sa il fatto suo.

Ma poi, come si compone e chi nomina i membri dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni? AGCOM si compone di 5 membri: il Presidente e 4 Commissari. Il mandato è di 7 anni ed è scaduto il 26 luglio 2019. Il Presidente è nominato con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio, d’intesa con il Ministro dello sviluppo economico (cioè Di Maio), previo parere favorevole delle commissioni parlamentari competenti. Il Senato della Repubblica e la Camera dei deputati eleggono due Commissari ciascuno, i quali vengono nominati con decreto del Presidente della Repubblica. Possono essere riconfermati, con voto, solo coloro che sono stati votati negli ultimi tre anni quindi nel caso specifico solo il Commissario Mario Morcellini.

Inoltre, la scelta dei nuovi Commissari e del Presidente di Agcom non si farà attraverso la selezione di curricula.

Azzardo e pubblicità … o nomine, che cosa c'è in ballo? Giudichi il lettore. La questione sulle nomine è certa e te un gioco delle parti con l'alleato leghista. Ma è una vicenda che interessa poco associazioni (a cui il governo non risponde), cittadini e quelle famiglie oltre a quelle persone che nel suo post lo stesso Di Maio dichiara di avere tanto a cuore. Shock & awe, dicono negli Usa. Qui basta un post su Facebook

Ma in questo evidente tentativo di spostare non solo il peso della propria responsabilità politica, ma la questione stessa c'è qualcosa di patetico e triste al tempo stesso. «In che Paese viviamo», si chiede il Vicepremier Di Maio. Già, in che Paese.

PS breve cronologia

  • 9 agosto 2018, il Decreto dignità è convertito in legge, All'articolo 9prevede il divieto totale e assoluto di pubblicità dell'azzardo, che averebbe dovuto entrare in vigore un anno dopo, ossia il 14 luglio 2019;
  • 26 aprile pubblica le linee guida, classifica alcune tipologie come "informazione" e non come "pubblicità" (esempio su tutti: le quote scommesse date durante le partite e le trasmissioni sportive);
  • 26 giugno scade il termine per presentare ricordo da parte del Governo;
  • dopo il 14 luglio 2019, ossia a frittata fatta, alcuni esponenti 5S al senato e alla camera dichiarano che Agcom ha annacquato il divieto assoluto e totale di pubblicità e sponsorizzazione;
  • 26 luglio 2019, scade il mantato dei commissari AGCOM;
  • 30 luglio 2019, con AGCOM in scadenza, il M5S si accorge che il suo decreto è stato "bucato", in particolare sul tema della pubblicità sulle quote delle scommesse sportive durante partite e trasmissioni tv.
  • Luigi Di Maio annuncia ricorso al Tar contro le linee guida di Agcom, ma i termini sono scaduti.

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