Politica & Istituzioni

Giovani&futuro, 5 proposte concrete per il governo di novità

«La parola futuro ha dei volti precisi: i nostri bambini (sempre meno); i nostri ragazzi (meno istruiti della media dei ragazzi europei); i nostri giovani sempre più in cerca di un futuro in altri Paesi (circa 120mila ogni anno partono). E allora proviamo a compiere questa svolta e a giocarci la carta della novità su un programma di investimenti emotivi, relazionali, economici e politici», l'intervento dell'ex sottosegretario al Welfare nei governi Renzi e Gentiloni

di Luigi Bobba

“Non un governo “contro”, ma "di novità”, ha detto il presidente incaricato Giuseppe Conte. Il segretario del PD Nicola Zingaretti ha parlato invece di governo “svolta”. In cosa dovrebbero consistere questa “novità” e questa “svolta”? Provo a dare dei nomi precisi per evitare che il politichese scolorisca presto la novita’ e che sulla “svolta” abbia la meglio il tipico continuismo italiano. La cifra, il denominatore comune delle cinque proposte che voglio avanzare, è il futuro. Ovvero, le scelte programmatiche non possono essere imprigionate in un asfittico presente e le risorse disponibili (scarse) non debbono essere dislocate unicamente per accontentare le diverse corporazioni o orientate prevalentemente verso i bisogni delle classi degli adulti e degli anziani. Insomma la parola futuro ha dei volti precisi: i nostri bambini (sempre meno); i nostri ragazzi (meno istruiti deella media dei ragazzi europei); i nostri giovani sempre più in cerca di un futuro in altri Paesi (circa 120mila ogni anno partono). E allora proviamo a compiere questa svolta e a giocarci la carta della novita’ su un programma di investimenti emotivi, relazionali, economici e politici avendo come stella polare il futuro.

  • 1. Comincio dai bambini. Sull’inverno demografico del nostro Paese hanno già scritto in molti. L’ombra lunga di un Paese invecchiato porta con sè più paure, meno apertura al futuro, più costi e più chiusura. Serve uno slancio generativo. Non c’è molto da inventare. Basta copiare i nostri cugini d’Oltralpe. Spendono, da più di venti anni, circa il doppio di quanto investiamo noi in politiche familiari e per i bambini. Quoziente familiare o fattore famiglia sul piano fiscale, assegno familiare universale e robuste politiche di conciliazione tra responsabilita’ genitoriali e lavoro per non penalizzare le donne nella attivita’ professionale: il tutto per un investimento di circa 10/12 miliardi.
  • 2. Poi, lavoro e formazione professionale per i giovani. C’e’ un tridente da schierare in campo: contrastare e abbattere la dispersione scolastica oggi vicina al 15%; introdurre una misura shock per facilitare l’ingresso dei giovani nelle imprese azzerando il cuneo fiscale per tutte le assunzioni di giovani con contratti a tempo indeterminato e definire una regolazione adeguata dei lavori della gig economy attraverso lo strumento del lavoro interinale, come hanno di recente proposto le Acli; infine, triplicare le risorse per il sistema duale sia con l’apprendistato formativo sia per gli istituti tecnici superiori. Oggi in Italia, meno del 4% dei giovani consegue un titolo secondario attraverso un percorso duale scuola/lavoro. In Germania sono circa un terzo del totale. Un’operazione di vasta portata sia per evitare che circa il 25% delle posizioni offerte dalle imprese non trovi candidati preparati per ricoprirle, sia per poter continuare ad essere la seconda manifattura d’Europa. Costo del tridente: 6/8 miliardi.

In cosa dovrebbero consistere questa “novità” e questa “svolta”? Provo a dare dei nomi precisi per evitare che il politichese scolorisca presto la novita’ e che sulla “svolta” abbia la meglio il tipico continuismo italiano

Luigi Bobba
  • 3. Rendere veramente universale il Servizio civile. Negli anni passati il numero dei giovani in servizio aveva sfiorato i 54.000. Quest’anno si è fatto il passo del gambero: poco più di 39.000. Nei prossimi tre anni occorre invece arrivare a 100/120.000 giovani in servizio pari circa alle domande presentate ogni anno. E poi, anziché baloccarci in uno sterile dibattito sul servizio civile obbligatorio, introduciamo già dalla prossima estate un’alternanza scuola/servizio civile. Uno o due mesi per i ragazzi da 15 a 18 anni come palestra di impegno civico e volontario riconosciuti come crediti formativi del percorso scolastico. Un’educazione civica sul campo! E, sull’onda del Corpo europeo di volontariato e solidarietà, la UE doti il programma Erasmus di risorse adeguate per consentire a 500.000 giovani europei di fare un’esperienza di impegno civico e volontario in un altro Paese dalla UE. Così nascerà l’Europa di domani. Costo per queste operazioni: circa un miliardo.
  • 4. Sull’immigrazione. Tutte le risorse risparmiate per effetto della drastica diminuzione del numero dei migranti vengano interamente investite per creare “corridoi umanitari” in modo da consentire a chi fugge da guerre , conflitti, emergenze di giungere in modo regolare e sicuro in Europa. Accanto a ciò, l’Italia non può non considerare il Mediterraneo la sponda sud dell’Europa, mettendo in moto – insieme alla Ue – un piano decennale di aiuti allo sviluppo, di accordi commerciali , di politiche di cooperazione con i paesi che si affacciano sul Mediterraneo e con i paesi dell’Africa subsahariana. Non lasciamo solo al neocolonialismo cinese il privilegio di investire su un continente – unico tra tutti – dove crescono non solo il Pil ma anche gli abitanti. Costo: circa due miliardi, in buona parte fruibili dal fondo FAMI.
  • 5. Completamento della riforma del Terzo settore. L’80% delle potenzialita’ e delle risorse della riforma è congelato o non attuato. Ci sono opportunita’ straordinarie per sviluppare imprese di economia sociale e sostenibile, di rigenerare legami comunitari e di favorire processi di innovazione sociale come risposta ad una domanda di comunita’ che rimane largamente insoddisfatta o che si rinchiude in derive identitarie. La legge c’è , ma non basta. Serve un nuovo slancio oltrecheé la messa in opera di tutti gli strumenti operativi e fiscali previsti. Insieme a queste paziente lavoro di attuazione, forse si rende necessario concentrare le responsabilità e le risorse in unico Sottosegretariato della Presidenza del Consiglio in grado di coordinare la molteplicità degli interventi che spaziano dall’economia sociale, allo sviluppo associativo e alla crescita della filantropia. Un modesto incremento – 200 milioni – della dotazione della riforma, sarebbe sufficiente per far decollare il tutto.

    Sara’ una vera svolta? Con efficaci politiche per i bambini, per i giovani e il lavoro, per il servizio civile, per i migranti e per il terzo settore, si puo’ fare.

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