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Riposa in pace, Lawrence

È un immigrato nigeriano morto solo a Torino. Con una cerimonia pubblica è stato sepolto nella solenne tomba del marchese che aveva fondato Opera Barolo, una delle realtà sociali più radicate in città. E dopo Lawrence verrà accolta anche Beauty

di Redazione

Lawrence Irimoren era un cittadino nigeriano, immigrato rimasto senza famiglia. È morto nell’autunno scorso, solo e dimenticato. Era un uomo che aveva conosciuto anche successo nella vita, autore di libri sulla cultura manageriale che ancora si intercettano sulle librerie digitali. Poi qualcosa si è rotto nella sua vita, che è scivolata implacabilmente verso una fine amara. In questi giorni Lawrence Irimoren ha però avuto un riscatto simbolico, che se vale poco per lui può valere tanto per altri. Anziché finire dimenticato da morto come lo era stato da vivo, gli è stata riservata una sepoltura del tutto speciale: ha trovato posto in una tomba particolare al cimitero Monumentale di Torino. È la tomba che era del marchese Carlo Tancredi di Barolo, grande pedagogo e innovatore sociale, dal cui lascito è nata una delle opere sociali storiche della città piemontese, l’Opera Barolo.

Carlo Tancredi nel 2013 era stato traslato nella Chiesa di Santa Giulia in Vanchiglia dove, dal 1899, riposa la moglie Giulia Colbert, con la quale aveva condiviso quelle scelte innovative e la visione solidale. Così Opera Barolo ha disposto nel 2018 di destinare quella tomba rimasta vuota a sepoltura di persone decedute più sfortunate, senza parenti e senza alcun residuo affetto. Il primo è stato Lawrence, dopo di lui ci sarà Beauty, la mamma di 31 anni nigeriana respinta al confine francese e morta al Sant’Anna di Torino dopo aver dato alla luce il piccolo Israel. «Fece del bene a molti. Avrebbe voluto farne a tutti», sta inciso sulla tomba, che ha ancora spazio per accogliere altri cinque “ultimi”.

Opera Barolo per statuto è presieduta dall’arcivescovo torinese. Ed è stato proprio Cesare Nosiglia a volere questo gesto simbolico. «Alla dignità di ogni persona appartiene anche la disponibilità di una sepoltura decorosa», ha detto l’arcivescovo. «Nella morte siamo ugualmente chiamati a riconoscere e rispettare il dono e la memoria della vita! È un “diritto” di ogni uomo o donna, al di là della sua nazionalità, religione e censo, che va dunque salvaguardato e promosso anche in questa circostanza». Del resto il dar giusta sepoltura è una delle Sette opere di Misericordia raccomandate dalla Chiesa.

L’Opera negli ultimi anni ha realizzato quello che è stato ribattezzato Distretto Sociale Barolo, dove si trova la Cittadella della Solidarietà attiva ininterrottamente dal 1823, una realtà che assicura oltre 20mila servizi annui alle persone in difficoltà.


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