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La rete Investing in Children: «Il Nuovo Governo? Deve investire sull’infanzia»

La rete Investing in Children pone le priorità per rilanciare il futuro del Paese a partire dai bambini e dai ragazzi, veri protagonisti della società di oggi e di domani e propone quattro specifiche forme di investimento

di Redazione

“Serve oggi un nuovo paradigma politico, che rimetta al centro l’infanzia, in particolare le fasce più vulnerabili che vivono in povertà ed esclusione sociale, ripensando le misure e allocando risorse significative a supporto di obiettivi concreti di inclusione” dichiara Ivano Abbruzzi presidente di Fondazione L’Albero della Vita e portavoce di Investing in Children. “È compito della politica e delle istituzioni nazionali, regionali e locali dare un nuovo segnale, dimostrare di comprendere la crucialità dell’infanzia per il nostro Paese, stanziare risorse rilevanti e far convergere le migliori metodologie e soluzioni a per tutelare e promuovere diritti, inclusione e sviluppo per tutte le bambine e i bambini”.

L’infanzia infatti vive a partire dal 2008 una condizione di enorme sofferenza, legata alla crescita della povertà che ha colpito i bambini molto più degli adulti e degli anziani: negli ultimi 3 anni il fenomeno riguarda oltre 1 milione e 200 mila minorenni che vivono in povertà assoluta nel nostro Paese. Vista attraverso la lente dei diritti delle persone in età minore, la povertà infantile è riconosciuta come un fenomeno multidimensionale che ricomprende diverse forme di deprivazione e si traduce nel mancato accesso dei bambini a opportunità importanti per la loro crescita

Nonostante alcuni interventi specifici nati nelle più recenti legislature che hanno avuto impatto sui diritti e sulle opportunità di bambini ed adolescenti, le ultime misure a favore dei diritti dell’infanzia che hanno dato un reale impulso ad un quadro più generale sono ormai della fine degli anni novanta: con riferimento chiaramente alla legge n. 285/1997 (Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza), alla successiva legge n. 41/1997 (Istituzione della Commissione parlamentare per l'infanzia e dell'Osservatorio nazionale per l'infanzia).

“Le ultime due misure decise di contrasto alla povertà, e cioè il reddito di inclusione e il Reddito di cittadinanza, hanno dato scarso rilevo alla componente fondamentale della povertà infantile” con queste parole si esprime Gianluca Budano dell’ufficio di presidenza di Acli Nazionale, anche lui portavoce di Investing in Children “ a ciò si sono aggiunte alcune complessità attuative che hanno reso queste misure ancora inefficaci per cambiare la sorte di centinaia di migliaia di bambini che vivono un presente di grande difficoltà e diritti mancati e che tracciano un quadro problematico inquietante per gli anni a venire. Un quadro di capacità mai coltivate, di carenze culturali fondamentali, di disagi sociali ed enormi costi di assistenza che graveranno sui bilanci dei futuri governi”.

In un quadro frastagliato di attività e competenze divise tra vari organismi e livelli istituzionali la mancanza di una regia e una direzione sulle politiche dell’infanzia risulta molto forte ed espressamente segnalato nelle raccomandazioni del Comitato ONU sui Diritti dell’Infanzia che vigila l’applicazione della Convenzione Internazionale sui diritti del fanciullo di cui quest’anno ricorre il trentennale.

Nel assicurare un nuovo impegno governativo a favore dell’infanzia è importante partire da quanto definito nel 2013 dalla Raccomandazione della Commissione Europea su povertà infantile e benessere, intitolata “Investire nell’infanzia: interrompere il circolo vizioso dello svantaggio sociale” che inquadra la povertà infantile come una delle maggiori cause di spreco di risorse economiche e di capitale umano: interrompere il disagio già dall’infanzia permetterebbe all’Europa di ridurre l’incidenza della povertà nella sua società impedendo a un’intera generazione di crescere in povertà.

Per il network Investing in Children l’impegno governativo a favore dell’infanzia dovrà partire da quatto specifiche forme di investimento.

L’investimento istituzionale

  • Incaricare un Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle politiche dell’infanzia e l’adolescenza che abbia il compito di coordinare gli interventi sociali, della scuola, della sanità, della giustizia, dell’abitare, della cultura e dello sport; che definisca una cabina di regia permanente tra gli interventi implementati dai diversi Ministeri e presieda all’attuazione del Piano Nazionale Infanzia;
  • assicurare le migliori condizioni organizzative e di finanziamento per garantire il buon funzionamento, la migliore efficacia e tempistiche appropriate alle istituzioni esistenti che a diverso titolo si occupano di soggetti minorenni: la Commissione Parlamentare, l’Osservatorio Nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, Garante Infanzia, il Centro di Documentazione e Analisi per l’infanzia e l’adolescenza;
  • disporre un intervento legislativo volto ad aggiornare e mettere a sistema le norme che riguardano il settore e ricomporre l’attuale frammentazione degli interventi;
  • assicurare la costituzione di servizi socio-sanitari rivolti a minori in difficoltà distribuiti equamente su tutto il territorio nazionale.

Gli investimenti mirati

  • Assicurare fondi consistenti per dare finanziamenti dedicati alla realizzazione degli obiettivi previsti dal Piano Nazionale Infanzia (“Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva”);
  • dotare il Fondo Nazionale Infanzia (legge n. 285/97) di un livello di finanziamento equiparabile a quello costitutivo, non limitandolo solo alle “città riservatarie” e rendendo coerenti gli interventi con quelli previsti dai Piani di zona locali;
  • definizione dei livelli essenziali concernenti i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in campo sociale, sanitario, scolastico, culturale;
  • innalzamento del finanziamento al Fondo per il Contrasto della Povertà Educativa minorile, quasi dimezzato a fine 2018;
  • sostegno alle azioni di contrasto alla Dispersione Scolastica e maggiore indirizzamento delle risorse verso le Regioni del Sud (si veda il rapporto della Corte dei Conti “La lotta alla dispersione scolastica: risorse e azioni intraprese per contrastare il fenomeno” – agosto 2019);
  • stanziamenti a promozione degli Asili Nido dove attualmente in Italia 3 bambini su 4 non hanno accesso con una carenza spostata soprattutto nel Sud del Paese;
  • riattivazione e finanziamento di vari interventi di promozione e prevenzione a sostegno dei bambini (con particolare attenzione alla fascia 0-6) e delle loro famiglie;
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La focalizzazione sull’infanzia delle misure di contrasto alla povertà
  • Inserimento di una modalità di calcolo dell’attuale Reddito di Cittadinanza che privilegino le famiglie con figli, soprattutto le famiglie numerose enormemente più povere del resto della popolazione;
  • rafforzamento dei servizi sociali per favorire la formulazione e la realizzazione di progetti di inclusione sociale; focalizzazione sulle capacità dei servizi nel campo della tutela dei minori, della prevenzione e della promozione del benessere integrale della famiglia in relazione ai nuovi bisogni;
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La valutazione di impatto delle politiche rivolte all’infanzia e all’adolescenza
  • Definizione delle misure in un’ottica di investimento e di ritorno dell’investimento;
  • valutazione dell’impatto delle politiche, delle singole misure e degli stanziamenti in rapporto agli esiti, con uno sguardo particolare sulle nozioni di benessere, di inclusione e di diritti dell’infanzia e dell’adolescenza;
  • creazione ed adozione di un set di indicatori di benessere dell’infanzia, in continuità con il sistema di indicatori di misurazione del Benessere Equo e Sostenibile (BES) definito dalla legge n. 163/2016 e inseriti nel Documento annuale di economia e finanza (DEF). Gli indicati dovranno tenere conto anche del sistema di 240 indicatori approvati dalla Commissione Statistica dell’ONU in concomitanza con la definizione dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) fissati dall’agenda 2030, l’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile approvata il 25 settembre 2015 dalle Nazioni Unite.