Famiglia & Minori

Fuori famiglia: servono riforme, non colpi di spugna

Per tutta l’estate sulla vicenda dei “bambini rubati” di Bibbiano si sono avventati politici e media. La bagarre ha alzato un impressionante polverone mediatico che ha silenziato le voci più competenti in grado di individuare quali siano gli interventi realmente necessari. Noi le siamo stati ad ascoltare

di Sara De Carli

La parola, di questi tempi, è pressoché indicibile. Per questo la scriviamo subito: l’affido, la comunità, l’allontanamento dalla propria famiglia, l’adozione… sono un’opportunità. Lo dicono gli operatori, pur schiacciati dalle difficoltà quotidiane. Lo affermano i ragazzi, come Carlo, 23 anni, che poche ore prima che scoppiasse lo scandalo sui servizi sociali della Val d’Enza, insieme ai ragazzi del Care Leavers Network (una rete nazionale che accompagna e sostiene quanti a “18 anni e un giorno” si ritrovano fuori dai percorsi di accoglienza, perlopiù in solitudine) parlando ai giudici, agli assistenti sociali, agli educatori ha detto: «Se oggi possiamo vivere una vita bella, è grazie a voi. Prima di incontrarvi una vita così non ce la immaginavamo». La loro voce, nella bagarre mediatica di questi mesi, è stata colpevolmente silenziata, ma «mai come in questo momento è importante che venga ascoltata», sottolinea Federico Zullo, presidente di Agevolando, fra i promotori del network. «C’è una distorsione strumentale della realtà e una rabbia incomprensibile contro i servizi. I ragazzi invece possono restituire la verità di un sistema che ha le sue falle ma che nel complesso funziona e che sarebbe folle smantellare».

Una fotografia in chiaroscuro
Rosario Lupo è giudice minorile al Tribunale per i Minorenni di Firenze. Sul suo tavolo in questo momento ha 350 pratiche relative al civile, più quelle di adottabilità, più quelle del penale: «Non ce la fai a seguire tutti allo stesso modo, per quanto chi sceglie questo lavoro lo fa perché ha una motivazione forte e metta in conto un “tributo emotivo”», ammette. Roberto Di Bella, presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, racconta che sui 98 Comuni del suo territorio, più della metà non ha un servizio sociale: «Può immaginare com’è difficile muoversi, reperire informazioni sui nuclei familiari, eseguire provvedimenti in questa situazione… stiamo coinvolgendo i servizi sociali del ministero della Giustizia anche su casi del civile. Allontanare deve essere l’estrema ratio e con l’educativa domiciliare si può fare moltissimo, ma spesso i Comuni ci rispondono che non hanno fondi». Il lavoro del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria è diventato di recente anche un film per la tv, “Liberi di scegliere”, dal nome del progetto avviato nel 2012 attraverso cui un’ottantina di minori sono stati allontanati dalle famiglie per toglierli dalla cultura ‘ndranghetista: «Uno solo è tornato indietro. Ci scrivono padri dal 41bis ringraziandoci per quanto stiamo facendo per i loro figli e abbiamo già una ventina di madri che hanno deciso di andare via dalla Calabria, raggiungendo i figli. Qui il Tribunale non è più un nemico». Da Genova Luca Villa, presidente del Tribunale per i Minorenni, racconta «di un minore che è appena rientrato in famiglia perché il Comune non aveva più soldi per pagare la retta della comunità, non perché la situazione si sia risolta. Sul tema c’è uno sguardo strabico, come se avessimo il gusto sadico di strappare i bambini ai loro genitori: non è così. L’allontanamento avviene dopo aver fatto vari tentativi, il centro diurno, una famiglia di appoggio, vai al Sert, fatti curare… quando tutti questi tentativi vanno a vuoto per troppo tempo — e il “troppo” va calcolato sul minore — si allontana. Poi è vero che se i servizi hanno un numero eccessivo di casi, succede che messo in protezione il bambino si passi a un’altra urgenza».

Il primo punto di debolezza del sistema è la mancanza di risorse umane: gli organici sono sguarniti nei servizi sociali (gli assistenti sociali che lavorano negli enti locali in Italia sono 11.500 per 8mila Comuni, che statisticamente è poco più di un assistente sociale per Comune, ma nella realtà ci sono centinaia di Comuni che ne sono sprovvisti), nei Tribunali per i Minorenni, nelle Procure. Meno risorse vuol dire professionisti con numero elevato di casi, meno interventi di prevenzione e sostegno, meno efficienza. La procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Milano — un distretto che copre due terzi della Lombardia, con 1,1 milioni di minori residenti e 600 comunità per minori — ha chiesto la collaborazione degli agenti della Polizia locale per riuscire a fare una ispezione all’anno in ogni comunità. E, ancora, l’integra zione non c’è: nelle équipe di tutela minori è sempre più raro avere psicologi, il collegamento con l’area sanitaria è inesistente tant’è che per una valutazione neuropsichiatrica i servizi devono aspettare mesi e gli assistenti sociali si ritrovano pressoché soli a compiere valutazioni per cui non sono sufficientemente formati. È l’esito di decenni di tagli al welfare. La legge stessa d’altronde prevede che il sostegno alle famiglie, per evitare l’allontanamento, debba avvenire «nei limiti delle risorse finanziarie disponibili».

«Fino a 5-6 anni fa non c’erano problemi a fare le consulenze tecniche, poi il ministero ha vietato di porre a carico dell’erario le Ctu (Consulenze Tecniche d’Ufficio, ndr) nemmeno come anticipazione», spiega il giudice Luca Villa, «la Ctu deve essere sempre a carico delle parti, ma in molti casi gli utenti sono economicamente deboli, quindi non si fanno. È un problema. Lo strumento per le indagini spesso sono solo i servizi». «Difendo minori da 25 anni e mentre io sono invecchiata, le figure dei servizi sociali si sono man mano ringiovanite. Conosco sempre meno le persone, perché c’è un turn over elevatissimo. Non è una valutazione politica, da avvocato avere un ser- vizio sociale professionale è indubitabilmente un grosso aiuto»: Grazia Cesaro, presidente dell’Unione Nazionale Camere Minorili, sceglie un’immagine plastica per descrivere il problema concreto della fortissima esternalizzazione dei servizi sociali…


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