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Rapporto Coop, italiani sempre più poveri, ma sempre più green

Economia, consumi e stili di vita al centro dell'attenzione del rapporto presentato oggi a Milano. Mentre un italiano su 2 continua ad autocollocarsi nella classe media, la metà di questo ceto medio dichiara di far fatica ad arrivare alla fine del mese. Le differenze all'interno della penisola permangono: circa 10mila euro annui separano i consumi mensili delle famiglie del nord ovest da quelle del sud e delle isole. E dove arriva il Reddito di Cittadinanza gli stessi consumi crescono

di Antonietta Nembri

Presentata oggi, mercoledì 11 settembre a Milano, l’anteprima digitale del “Rapporto Coop 2019 – Consumi e stili di vita degli italiani”, una fotografia approfondita non solo dei consumi, ma anche delle priorità, dei timori e degli stili di vita emergenti. Ad illustrare e commentare grafici e dati Albino Russo, Dg di Ancc-coop e responsabile dell’’ufficio studi, che ha ricordato come se la prima metà del 2019 per l’Italia e l’Europa è stato un tempo di attesa di un cambiamento «la Brexit, il nuovo parlamento europeo, il cambio della guardia alla Bce. Oggi che abbiamo una nuova commissione in Europa e un nuovo governo non è più tempo di attendere, ora è il tempo delle scelte».
A guidare le priorità degli italiani i temi legati alla condizione economica, ovvero il lavoro, quelli dell’immigrazione e della sicurezza sociale e l’ambiente che, chiosa Russo «riemerge nelle scelte dei consumatori». Con una costante: gli italiani continuano a essere il popolo più pessimista d’Europa. Del resto la variazione attesa del Pil a fine anno anche nella sua versione più ottimistica si attesta appena sopra lo 0 (+0,1%). E non è certo un caso se già nel 2018 dopo 5 anni di aumenti seppur moderati si è assistito a un dietrofront della spesa delle famiglie (in termini reali la contrazione è pari al -0,9%) con ampi divari territoriali: 10.000 euro annui separano i consumi mensili delle famiglie del Nord Ovest dalle famiglie delle isole e del sud.

E benché si sia ritornati a livello di disoccupazione pre-crisi gli italiani pur lavorando oltre 300 ore l’anno più dei tedeschi, guadagnano il 30% in meno «i nuovi posti di lavoro sono a basso valore aggiunto», ha ricordato Russo. Un lavoro povero che porta con sé insoddisfazione: da un lato il 66% dei part-time aspirano al tempo pieno (il 50% in più della Germania), dall’altro il 32% a fronte di una media europea del 20% non ritiene di aver raggiunto un equilibrio fra tempo di vita e tempo di lavoro.


Eppure nonostante queste difficoltà, 1 italiano su 2 se interrogato non esita a collocarsi nel ceto medio (è la quota più alta d’Europa con un differenziale di 5 punti percentuali nei confronti della Germania e di 13 rispetto alla Francia), anche se poi paradossalmente è questo un ceto medio in cui più della metà (52%) lamenta difficoltà a arrivare a fine mese, il 14% è più infelice dei suoi pari grado europei ed è poco convinto di poter migliorare la propria vita se non facendo leva su fattori indipendenti dalla propria volontà come nascere in una famiglia benestante, avere buone conoscenze acquisite e addirittura affidarsi alla fortuna.
Voglia di medietà che non trova riscontro oggettivamente, ma a cui si aspira, percependola come un rifugio. La sicurezza che non c’è e che si vorrebbe è il mantra degli italiani di oggi e da questa inquietudine derivano comportamenti conseguenti; in 18 anni sono cresciuti di oltre il 20% i sistemi di allarme installati nelle abitazioni, nel 2018 in un solo anno le licenze per porto d’armi sono cresciute di un +13,8%. Soffia su questo fuoco la manifesta incapacità di gestire il fenomeno immigrazione e l’integrazione completamente mancata nel nostro Paese.

Gli italiani di fronte all’emergenza ambientale hanno sviluppato quelli che vengono definiti anticorpi green. Tanti sognano sognano un’abitazione eco-sostenibile (55%), comprano sempre più spesso vestiti (13% oggi e 28% in futuro) e automobili verdi (seppur ancora nicchia ma cresce la vendita di auto ibride +30% e soprattutto elettriche +148%), si rivolgono alla cosmesi verde (1 donna su 4 sceglie cosmetica green e in appena un anno nel 2018 sono stati oltre 13mila i prodotti lanciati nel settore con claim legati alla sostenibilità pari a un +14,3% rispetto all’anno precedente).
A fare da apripista la generazione Greta, i giovani che stanno cambiando le proprie abitudini per salvaguardare il pianeta e i “Perennials”, ovvero, come ha spiegato Russo «italiani senza età, quarantenni e over 40 che sono più green dei millenials».

E tutto questo che conseguenze ha sul carrello della spesa? La crescita dei consumi alimentari si azzera ma si conferma la ripresa di carni e salumi, mentre la crescita maggiore la registra la verdura. «Registriamo un ritorno della carne nei consumi e un meno 5% generale nei prodotti vegan sostitutivi», conferma Russo. Mentre sempre più abbandoniamo i fornelli di casa a dispetto dell’italica passione per la cucina (in 20 anni si è dimezzato il tempo passato a cucinare ogni giorno e ridotto a 37 minuti) esplode il fenomeno delle instant pot (le pentole elettriche) in grado di garantire successi culinari istantanei.
L’italianità è infatti l’altro concetto chiave e arriva a contare di più persino rispetto al sapore e al prezzo. Il 78% dei consumatori è rassicurato dall’origine 100% italiana e questi prodotti crescono del +4,8% in un anno (2018 su 2017). Sicurezza è la parola vincente anche a tavola.

L’ultimo dato illustrato riguarda il Reddito di Cittadinanza: al Sud soprattutto nei territori del RdC sono cresciuti i consumi nella Gdo anche grazie alla presenza di discount.


Tutti i grafici sono estratti dal Rapporto Coop 2019

«In un quadro di raffreddamento dei consumi e di accelerazione dei trend di fondo nei comportamenti delle persone, Coop ha avviato nel 2019 una revisione profonda delle sue politiche», spiega Marco Pedroni, presidente Coop Italia. «Da un lato abbiamo potenziato le scelte consumeriste sull’ambiente, sul benessere alimentare e sulla convenienza dell’offerta, dall’altro si è realizzato un cambiamento negli assetti interni di Coop Italia e di Ancc che ci permetterà di affrontare con più forza i nodi strategici del futuro. A fine settembre lanceremo una nuova campagna di informazione e comunicazione che evidenzierà lo stretto rapporto tra i valori di Coop e la sua offerta di prodotti e servizi. Il Prodotto a Marchio Coop, che continua a crescere nelle quote, sarà il perno delle nostre azioni future e lavoriamo su questo in stretta correlazione con la propensione green degli italiani e le loro scelte d’acquisto come evidenziato nel Rapporto Coop. Le vendite Coop nel 2018 sono state di 13,4 milioni di euro, nel 2019 stimiamo una conferma di questo dato, in un quadro che vede da un lato razionalizzazioni della rete e dall’altro un numero limitato di nuove aperture. In questa fase gli investimenti di Coop sono di oltre 500 milioni rivolti in gran parte al miglioramento dell’offerta nell’attuale rete di punti vendita».

Maura Latini, Ad di Coop ha osservato che dal rapporto emergono dati e tendenze che parlano dei cambiamenti e della sensibilità ambientale non solo della generazione Greta che come operatori economici «dobbiamo raccogliere». «La sostenibilità», ha aggiunto, «ci costringerà a cambiare i nostri punti vendita, le nostre scelte di packaging, ma serve in questo campo il supporto da parte delle istituzioni. Abbiamo un nuovo governo che dovrà porre maggiore attenzione sulla raccolta dei rifiuti: il 70% degli italiani fa la differenziata ma c’è bisogno di meglio strutturare i consorzi che già esistono». Sulle tematiche della povertà e del suo contrasto ha ricordato che come Coop «abbiamo investito 7 milioni per offrire un ulteriore sconto del 5% ai possessori della carta per il RdC».

Da parte sua Luca Bernareggi, presidente Ancc-Coop Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori esprime la speranza che agli impegni e alle promesse espresse dal nuovo governo seguano coerenti provvedimenti. «Rinnoviamo l’appello a evitare il ricorso alle clausole di salvaguardia; l’Iva è una tassa ingiusta che, con l’attuale calo dei consumi alimentari a fronte di una dinamica di prezzi statica, provocherebbe ulteriori contraccolpi negativi. Riteniamo urgente inoltre attuare una nuova politica sul lavoro che affianchi al Reddito di Cittadinanza la riduzione del cuneo fiscale. A questo proposito c’è un dato nel Rapporto in cui si cita la misura del reddito di cittadinanza come una delle molle che spinge le vendite della Gdo soprattutto al Sud ed è un dato che leggiamo con particolare favore»


Nell'immagine in apertura da sinistra Marco Pedroni, Maura Latini, Luca Bernareggi e Albino Russo


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