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Perché il bene è mal visto e il male ben visto?

Si può assumere con una certa tranquillità che il bene è mal visto, il male è ben visto è affermazione che legge, con sintesi potente, i tempi che stiamo attraversando. Con buona approssimazione e in mancanza di segnali contrari, sarà anche epigrafe sulla tomba dell’umanità

di Doriano Zurlo

Non sarà il virus Ebola, e nemmeno il riscaldamento globale. Non sarà il conflitto con gli extraterrestri di Tralfamadore, e nemmeno l’impatto con un meteorite largo quanto l’Australia. Non saranno i pesticidi o l’atrofia cerebrale che colpisce chi legge Fusaro. Nulla di tutto questo causerà la fine della razza umana. Ciò che sterminerà tutti sarà un chiasmo. Spieghiamo. Ma prima, una premessa: si può leggere la realtà con le lenti della retorica? Cioè con le lenti di quella antica disciplina che cataloga in certe “figure” le ricorrenze del linguaggio, scritto o parlato che sia? Si può. Si fa.
Il chiasmo è, appunto, una figura retorica. Qualsiasi figura retorica — ad esempio la metafora, per dire la più conosciuta — è una scorciatoia del pensiero, e le scorciatoie a volte sono vantaggiose. Danno accesso a sintesi efficaci e profonde. (Altre volte non vanno bene. In mano a gente senza scrupoli diventano armi di propaganda. Ma questo è un altro discorso).

Ecco il nostro chiasmo assassino: il bene è mal visto, il male è ben visto.
Di tutte le scorciatoie del pensiero, il chiasmo è quella che denota le frasi strutturate a X, dove due termini o gruppi di termini si incrociano e capovolgono, proprio come nel caso appena esposto. Si può assumere con una certa tranquillità che il bene è mal visto, il male è ben visto è affermazione che legge, con sintesi potente, i tempi che stiamo attraversando. Con buona approssimazione e in mancanza di segnali contrari, sarà anche epigrafe sulla tomba dell’umanità.
Come si è giunti a questo? Tanti motivi. Molto andrebbe detto anche sulle colpe dei buoni per professione, di quelli sempre dalla parte giusta, e della loro arroganza di colti, modaioli, moderni, benestanti e menefreghisti; impegnatissimi a battagliare per i diritti Lgbt e intanto, di nascosto perché non è chic, cinici finanziatori di aguzzini libici o turchi, per tenere lontana quella parte del mondo che nessuno vuole vedere, la parte che muore di povertà e ingiustizia.
Tuttavia questo non spiega a sufficienza. Svelare l’ipocrisia di una parte politica — cosa fisiologica da Pericle in poi — non basta a giustificare un disorientamento così radicale, che dalla naturale e sana tautologia ‘il bene è bene e il male è male’ ci ha trascinati nell’odierno chiasmo.

Uno, per esempio, potrebbe non condividere le idee politiche radicali di Gino Strada. Ma concordare sul fatto che la sua opera è buona dovrebbe essere automatico. Uno potrebbe respingere il globalismo improntato all’ideologia no-border che muove certe imbarcazioni che soccorrono i migranti nel Mediterraneo, le tanto vituperate ong. Ma concordare tranquillamente che salvare una vita in mare è bene, sempre e comunque.
Invece no. Sembra non sia più così. Qualcosa si è capovolto. Si è stortato. È stato chiasmato, per così dire. Il buon Samaritano è diventato cattivo, il levita che passa vicino all’offeso, se ne fotte e va via, è diventato buono.
Vedi gli insulti a Papa Bergoglio quando parla di accoglienza ai migranti. Insulti feroci, cattivi, che provengono anche da cattolici praticanti, con tutti i sacramenti a posto. Possibile? Eppure quando Ratzinger stigmatizzò, sgomento, le parole di Irene Pivetti, leghista della prima ora che voleva ributtare a mare gli albanesi che approdavano in Puglia, nel lontano 1997, nessuno lo insultò, anzi. I cattolici trovarono del tutto naturale che il futuro Papa, allora cardinale, prendesse le parti dei più sfortunati. E il mondo della destra (non estremista), sempre in quell’anno, trovò del tutto naturale che Berlusconi si mettesse a piangere a favor di telecamera, davanti a una tragedia del mare (provocata involontariamente da una nave della Marina Militare italiana) nella quale affogarono 104 migranti albanesi.
Certo, anche allora non mancava chi tifava per i respingimenti a cannonate, ma era una posizione non naturalmente condivisa. O non socialmente espressa ai livelli odierni.

Il bene è mal visto, il male è ben visto. Chiasmo viene dal greco, chiasmòs, significa disposizione a forma di chi. Chi è la ventiduesima lettera dell’alfabeto greco e la sua forma è questa: una X. Forse non è un capovolgimento vero e proprio. Forse è solo una stortura, un difetto di visione, o del linguaggio; qualcosa che parte giusto dal cuore ma poi, nel suo cammino verso l’esterno, trova un filtro che lo distorce. Un chiasmo, una X, più che un capovolgimento a 180 gradi è l’inclinazione a 45 di una croce. Quella che l’adorabile ex ministro dell’Interno sbandiera tanto, e bacia in pubblico, alla ricerca di facili e nostalgici consensi. Guardiamola bene. Osserviamone con precisione l’obliquità. Forse non è una croce, forse è un chiasmo. Raddrizziamolo.

In foto: La nave Mare Jonio dell’ong Mediterranea che a fine agosto è tornata in mare per soccorrere i migranti – FACEBOOK/MediterrANEA SAVING HUMANS


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