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Cittadinanza attiva e voto con il portafogli, cosa fare per concretizzare il Greta pensiero

«Se i cittadini scendono in piazza e gestiscono beni comuni diventano opinione pubblica che spinge i politici a muovere con più decisione nella direzione giusta e le imprese ad accelerare la transizione ecologica», spiega l'economista Leonardo Becchetti che con la sua Next, insieme a Enrico Giovannini portavoce di Asvis, propongono Saturdays for Future, un evento che aiuti questo processo

di Leonardo Becchetti

Da sempre come economia civile insistiamo sul punto che due mani (quella “invisibile” del mercato e quella visibile di istituzioni che si spera siano lungimiranti) non bastano a risolvere i problemi economici e sociali. L’emergenza climatica è una chiara dimostrazione in tal senso. C’è bisogno di mettere in moto un vero cambiamento di quattro mani. Ed è in particolare strategico il ruolo della terza mano (quella della cittadinanza attiva) perché se i cittadini scendono in piazza, votano col portafoglio, gestiscono beni comuni diventano opinione pubblica che spinge la seconda mano dei politici a muovere con più decisione nella direzione giusta e la quarta mano delle imprese ad accelerare la rivoluzione dei loro processi e prodotti in direzione della transizione ecologica e della sostenibilità sociale ed ambientale.

La gravità del problema ambientale che rischia di rendere la vita delle generazioni future (ma anche la nostra d’ora in poi) molto peggiore di quella del passato ha spinto milioni di giovani a scendere in piazza in tutto il mondo per chiedere ai decisori di oggi di “non rubargli il futuro”. L’urgenza del problema ha reso la protesta popolare virale e contagiosa.

Con Enrico Giovannini ci siamo domandati come renderla più efficace trasformando la forza della protesta in proposta e in “voto”.

Insistiamo da anni sul fatto che il potere più forte del mercato globale siamo noi quando consumiamo e risparmiamo. Perché le imprese devono rispondere ai “gusti” dei consumatori (che ovviamente cercheranno di attrarre e condizionare con le loro strategie di marketing). Si tratta però di un potere estremamente frammentato e disperso. I consumatori non sono consapevoli del potere che hanno, sono poco informati sulle caratteristiche dei prodotti e non hanno meccanismi di coordinamento delle scelte efficaci.

I cash mob sono una versione dei mob (manifestazioni di massa riprese sui social media) dove un gran numero di cittadini si dà appuntamento per premiare con le proprie scelte di consumo il prodotto leader nella creazione di valore economico socialmente ed ambientalmente sostenibile. Servono dunque ad abbattere quegli ostacoli di consapevolezza, informazione e mancanza di coordinamento che riducono il potere del voto col portafoglio e la sua capacità di essere leva di cambiamento delle scelte della politica e dei comportamenti delle imprese.

Con Saturdays for Future abbiamo un’occasione fondamentale. Enrico Giovannini ha immaginato in un’intervista un dialogo tra figli e genitori. I secondi chiedono ai primi come è andato il Fridays for Future e la loro manifestazione di piazza. I figli rispondono che dipenderà da come loro il giorno dopo sceglieranno di consumare.

Concretamente l’idea di Saturdays for Future prevede un’ampia serie di iniziative con possibilità di impegno e di azione di tutti gli attori della nostra società da realizzare il giorno dopo ogni Venerdì in cui ci sarà lo “sciopero del clima” (il primo è venerdì 27 settembre, il successivo sarà a Dicembre). Dai percorsi in classe e la sensibilizzazione degli insegnanti, all’impegno richiesto alle imprese di un cambiamento più deciso in direzione della transizione ecologica, fino all’organizzazione di eventi appunto dedicati ai cash mob di cui si occuperà più direttamente l’alleanza Next (Nuova Economia per Tutti). Nello specifico in numerose città d’Italia gruppi di cittadini e organizzazioni daranno un segnale premiando con le loro scelte di acquisto prodotti o aziende leader nella sostenibilità.

È del tutto evidente che il voto col portafoglio non ha la presunzione di risolvere da solo i problemi del pianeta ma, come già sottolineato, di spingere perché la leva del cambiamento sia azionata anche da attori fondamentali come imprese e istituzioni. Il segnale alle imprese è del tutto evidente: accelerate la transizione ecologica, eliminate dal vostro portafoglio prodotti quelli più obsoleti ed inquinati, mettete la centro quelli di frontiera in termini di sostenibilità ed investite ed innovate per crearne di nuovi ancora più performanti da questo punto di vista. È una spinta che oggi le aziende già ricevono dai fondi d’investimento che chiedono protezione dal rischio di insostenibilità sociale ed ambientale ma che deve diventare più forte.

Per le richieste alla politica basta far riferimento alla manovra economica proposta da Asvis e dalle proposte di policy che Next fa proprie. Se il voto col portafoglio può cambiare gli incentivi delle imprese sulla scelta dei prodotti, effetti ancora più importanti possono realizzarli la modulazione delle imposte sui consumi con l’obiettivo di premiare fiscalmente le filiere più sostenibili. In Italia bisogna in concreto partire dai sussidi che ancora esistono sulle fonti fossili che vanno trasformati in incentivi per le rinnovabili, per la mobilità sostenibile, per l’efficentamento energetico delle abitazioni. Così vogliamo che cambino le regole degli appalti, sempre più muovendo dall’asta al massimo ribasso verso regole severe ed efficaci di criteri minimi ambientali, sociali e fiscali. E i parametri che decidono l’assegnazione dei bonus ai manager delle grandi imprese che devono includere criteri sociali (es. incidenti sul lavoro) e ambientali come l’impronta di carbonio.

Il Saturdays for Future (così come il Fridays) è tutto questo e ancor prima e ancor più il nostro modo di scendere in piazza. Non per essere sempre e solo sulla difensiva, prigionieri delle nostre paure dell’ossessione della sicurezza, ma per costruire assieme un mondo migliore.


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